30 novembre 2006

jazz!

Ieri sera ero in questo posto strepitoso ad ascoltare un concerto di Stefano Bollani.

29 novembre 2006

Le "Leggi" di Platone

E' il titolo dell'ultima opera di Leo Strauss pubblicata in italiano, uscita postuma nel 1975 per la Chicago University Press. La prefazione all'edizione italiana è di Carlo Altini che giustamente la definisce una sorta di testamento spirituale, uscito dallo studio intensissimo di Strauss sui classici greci a partire dagli sessanta. Nella prefazione di Altini - da leggere, per sintesi e intensità - si coglie come quest'opera sia importante per comprendere il nucleo della riflessione di Leo Strauss: il rapporto tra filosofia e politica.

A me sembra importante qui riportare l'introduzione di Strauss al testo, prefazione preceduta da una citazione da Avicenna, per la precisione da Sulla divisione delle scienze razionali. Scrive Avicenna (e cita Strauss):

"L'analisi della profezia e della legge divina è contenuta [...] nelle Leggi"

L'introduzione di Strauss non è molto lunga. Buona lettura.
"Nell'ordine tradizionale dei dialoghi platonici, le Leggi sono precedute dal Minosse, l'unico dialogo in cui Socrate pone la questione "che cos'è la legge?". Risulta evidente che non tutte le leggi sono buone, o, per lo meno, ugualmente buone. Le leggi cretesi furono stabilite da Minosse, che non era soltanto un figlio di Zeus, ma il solo eroe educato da Zeus; da Omero e da Esiodo, nessuno fu mai celebrato con così tanto onore come Minosse. Per questo motivo, siamo portati a credere che le leggi cretesi, e successivamente le leggi spartane, siano le leggi migliori. Certo, dagli Ateniesi, Minosse era considerato un barbaro e un uomo ingiusto, ma per la sola ragione che aveva condotto una guerra vittoriosa contro Atene. Il miglior legislatore fu un nemico di Atene. Il più antico e saggio legislatore fu il più antico nemico di Atene. La ricerca delle leggi migliori sembra costringere gli Ateniesi a guardare oltre le leggi di Atene e a diventare i seguaci di un nemico di Atene - ad agire in un modo che può sembrare non patriottico.
Le Leggi sono l'opera più politica di Platone. Si potrebbe perfino dire che siano la sua opera politica, perché in essa il personaggio principale, lo straniero ateniese, elabora un codice per una città che deve essere fondata, cioè si impegna in un'attività eminentemente politica. Nella Repubblica Socrate fonda una città solo "nel discorso", cioè non "nei fatti"; di conseguenza la Repubblica non presenta effettivamente il miglior ordine politico, ma piuttosto porta alla luce le limitazioni, i limiti e, quindi, la natura della politica. (Cicerone, Repubblica, II, 52). Il carattere politica enfaticamente rimarcato delle Leggi potrebbe spiegare perché quest'opera è l'unico dialogo platonico in cui non compare Socrate, proprio perché a Socrate era stato proibito dal suo daimon di impegnarsi nell'attività politica (Apologia di Socrate, 31c3-32a3). L'assenza di Socrate dalle Leggi non si spiega, così, semplicemente per il fatto che il dialogo ha luogo da qualche parte sull'isola di Creta.
Quando Aristotele nella Politica discute le Leggi, dà per scontato che colui che parla nell'opera sia lo stesso che nella Repubblica: Socrate. Aristotele, dunque, non vedeva differenze tra lo straniero ateniese e Socrate. Il Critone di Platone può aiutarci a comprendere questo problema. Critone ha cercato di persuadere Socrate a fuggire furtivamente dalla prigione e a salvarsi così la vita. Per rifiutare il proposito di Critone, Socrate usa come argomentazione ausiliaria la considerazione secondo la quale, se lasciasse Atene, egli dovrebbe andare o in una delle città ben governate vicino ad Atene, dove sarebbe ricoperto di disonore per la sua fuga illegale, o in Tessalonia, che è del tutto priva di leggi. Socrate non prende in considerazione cosa potrebbe accadergli se andasse in una città ben governata e lontana come Sparta, o come l'ancor più remota Creta; tutto ciò, malgrado egli avesse accennato brevemente ad entrambe poco prima (Critone, 53b4-6 e d2-4, 52e5-6). Questo fatto ci induce a credere che se Socrate fosse fuggito dalla prigione, egli sarebbe potuto andare a Creta, dove era del tutto sconosciuto e dove sarebbe stato considerato semplicemente come uno straniero ateniese. Ma a causa di varie circostanze, fra le quali la sua veneranda età aveva un ruolo non insignificante, gli era in realtà impossibile dare seguito al consiglio di Critone. Platone, tuttavia, non era vincolato a ciò che è puramente possibile, o a ciò che lo è in maniera condizionata. Basta far riferimento al Menesseno, nel quale Socrate recita un'orazione funebre in onore dei soldati caduti - un discorso che fu presumibilmente elaborato da Aspasia e che celebra le grandi gesta compiute dagli Ateniesi fino a circa vent'anni dopo la morte di Socrate. Platone ha inventato con molta disinvoltura le vicende riguardanti non solo Socrate, ma anche altri.
L'unico dialogo platonico, oltre alle Leggi che è ambientato fuori di Atene è il Fedro. il tema specifico del Fedro. Il tema specifico del Fedro si può dire che sia la scrittura. E scritte sono le leggi proposte nelle Leggi.
Le Leggi si aprono con la parola "dio"; non esiste alcun altro dialogo platonico che inizi in questo modo. Le Leggi sono l'opera più pia di Platone. Esiste solo un altro dialogo platonico in cui l'ultima parola è "dio": l'Apologia di Socrate. Nell'Apologia di Socrate, Socrate si difende dall'accusa di empietà, di non credere negli dei nei quali crede la città. Nelle Leggi lo straniero ateniese delinea una legge contro l'empietà che sarebbe stata molto più favorevole a Socrate rispetto alla corrispondente legge ateniese."

A parer mio, a giudicare anche solo da questa introduzione, il libro merita più di una riflessione.

Acquisti

Andare da Feltrinelli negli anni passati era abitudine quasi quotidiana, andata scemando sia per la politica suicida (almeno secondo me) di rinnovare l'offerta di continuo, il che significa che diventa difficile trovare un libro pubblicato diciamo più di un anno fa, un po' perchè gli acquisti via internet diventano la prassi usuale e più comoda (e spesso meno onerosa).
Tutto questo per dire che invece oggi pomeriggio sono passata dal negozio di piazza Ravegnana, anche perchè è stato completamente rinnovato e la sezione di filosofia è nella sala d'entrata. Decisione splendida, senonché non è che l'offerta sia strepitosa. Voglio dire che ovviamente ci sono tutti - o quasi - i classici, ma filosofia contemporanea pochissima. Insomma in Italia di filosofia contemporanea o non si scrive o non si vende. O tutte e due le cose.
Così dopo un girello di mezzora sono uscita con due libri.
Un testo di Leo Strauss a cui dedicherò il prossimo post e un libretto di Hannah Arendt, Alcune questioni di filosofia morale.
E' la raccolta di una serie di lezioni tenute a metà degli anni sessanta con la prefazione a cura di Simona Forti; sono già uscite per Einaudi in un testo dal titolo Responsabilità e giudizio, ma questa edizione mi pare perfetta per essere adottata nel corso di Etica.

28 novembre 2006

Università

Sul corriere della sera Piero Ichino interviene sul tema università e selezione:

Responsabilità

In minoranza ci racconta di cosa si discute in Inghilterra alla vigilia dell'anniversario dell'abolizione della schiavitù.

27 novembre 2006

Diliberto

Su it.politica.sinistra la discussione intorno alla partecipazione alla manifestazione di Roma continua. L'articolo con il quale è cominciata è di Matteo e si intitola:

Due opinioni a confronto

Nello stesso giorno due blogger che seguo con frequenza quotidiana, massimo manca e mmax, scrivono sullo stesso tema. Non c'è storia: mmax ha torto e io mi ritrovo nelle riflessioni di manca.

26 novembre 2006

Comprensione

Qualche giorno fa ho richiamato l'attenzione su un post di Mmax che parlava della terrorista suicida Fatma A-Najar. Sulle sue considerazioni sono intervenute poi altre due blogger: rosalux e candide; a questo punto allora vorrei chiarire cosa intendo per "comprensione".

Il primo a distinguere con chiarezza tra "comprendere" e "spiegare" è stato Dilthey, che ha inteso il primo come procedura delle scienze dello spirito mentre il secondo è considerato come il procedere delle scienze naturali e come tale fondato sul concetto di causalità. Per citare le sue parole:
"Il comprendere è un ritrovamento dell'io nel tu [...] Il soggetto del sapere è qui identico con il suo oggetto e questo è il medesimo in tutti i gradi della sua oggettivazione."
Lo strumento proprio del comprendere è per Dilthey l'Erlebnis, l'esperienza vissuta.

Intervengono poi Max Scheler e Martin Heidegger; per Scheler il comprendere implica l'alterità dei sentimenti e la comprensione è fondata sul rapporto simbolico tra le esperienze interne e la loro espressione. Heidegger considera la comprensione come essenziale all'esperienza umana, e ha al suo interno la componente progettuale dell'esistenza.

A conclusione di questo breve intervento stano bene Ricoeur e Levinas che discutono in un testo dal titolo Il pensiero dell'altro.

A un certo punto Levinas dice:
"il volto è nudo, non è vestito, non si può vestirlo, quando viene vestito rimane nascosto, e, contemporaneamente, è il "tu non ucciderai". E' molto difficile uccidere qualcuno che mi guarda in faccia. Di conseguenza, quanto al mio proprio individuo, "io" è l'unico responsabile"

Ricoeur ribatte:
"In parte io penso il rapporto con la morte in questa maniera. Non si tratta semplicemente della scomparsa di un volto, è anche la continuazione della conversazione e del linguaggio. Sono entrato in una conversazione che mi ha preceduto, ho cercato di prendervi parte facendo del mio meglio ed essa continuerà dopo di me."

Ecco, nel post di mmax, nei richiami di rosalux e di candide sulla vicenda di questa donna io ho trovato la "comprensione", ho ritrovato l'umanità di Fatma A-Najar, quell'umanità, quel volto, quell'esistenza che lei ha voluto negarsi, che spietatamente hanno voluto negarle coloro che le hanno legato una bomba al ventre (quel ventre che tante volte aveva sconfitto la morte donando la vita), e che ancora dopo la sua morte vogliono negarle tanti avvoltoi nazisti che vorrebbero far diventare il suo esserci un simbolo di morte.

24 novembre 2006

rosalucsemburg

Ci sono giornate fortunate e piene di frutti a volte, quando si "perde tempo" a leggere blog.
Ma oggi con la lettura mi fermo al blog di rosalux, perchè il suo post Di ottimo umore è senza dubbio la lettura migliore che oggi propone la blogosfera.

L'affettuosa carezza della comprensione

Non saprei come altro intitolare questa riflessione di mmax.

Partito dei Comunisti Italiani

Quello che penso di Diliberto è abbastanza noto ai (pochi) lettori di questo blog.
Ma a volte un'immagine vale più di mille parole. E Tonibaruch l'ha capito molto bene.

Ci sono

Non so per quanto ancora però. Sommersa dal lavoro trascuro il blog (e non solo).

21 novembre 2006

Sinistra

Le manifestazioni di Roma e Milano di qualche giorno fa hanno suscitato una serie di riflessioni e di articoli. Oggi mi piace sottoporvi quella di freddynietzsche.



Lettura lenta

La lettura è buona parte del mio lavoro e questo me ne rovina il piacere. Leggere per lavoro fa si che io legga molto in fretta, non tutto, e spesso con un fine ben preciso in testa.
Purtroppo porto questa pessima abitudine nella lettura per diletto.

A tirarmi le orecchie e richiamarmi all'ordine è lettura lenta, in un'intervista pubblicata per intero sul suo blog ma, udite udite!, nata per un articolo de La Stampa.

Treni

Ormai il Bologna - Piacenza - Bologna almeno una volta alla settimana sta diventando un trasferimento fisso.
A parte un paio di intercity plus (comunque pessimi) si parla di regionali senza una presa elettrica, sporchi, sempre in ritardo almeno di dieci minuti.

20 novembre 2006

coda di lupo

Vi rimando, per altre riflessioni sulla manifestazione di Roma e sul ruolo della sinistra al blog di codadilupo, in un post dal titolo Quando i rossi prediligono il verde e fanno l'occhiolino al giallo.

19 novembre 2006

Senza parole





Keyword

Le keyword sono ormai un must per ogni blog che si rispetti (o anche no).
Le ultime che hanno condotto ignari lettori su queste pagine sono:
"mille milligrammi" (sob!)
"ipazia" (e vabbe')
"manifestazione Roma" (e andiamo!)
"percezione alterata della realtà" (ci può stare)
"hit parade inglese 19 novembre 2006" (?)
"che tempo fa in Tunisia il 24 novembre" (e io che ne so?)
"avvoltoi" (rosalux....meglio che ornitofobioa eh?)
"scooteristi" (che onta!)

Diliberto

Dichiarazione rilasciata ai microfoni dei TG2:
"il problema è che oggi invece di parlare della palestina si parla di quei quattro delinquenti QUINDI quei quattro delinquenti sono nemici della palestina"

il maiuscolo è mio, l'affermazione di diliberto è solo ignobile.

mmax

Alcune considerazioni sulla manifestazione di Roma mi riprometto di scriverle con calma. Ma il post di mmax Memo per i brucia fantocci tocca un punto dolente che è bene considerare.

17 novembre 2006

Risposta a Eugenio

Nei commenti a questo post Eugenio Mastroviti mi invita una riflessione. E' un buon troll, perchè un suo commento di poche righe mi costringe a una risposta lunga e articolata. :-)

Eugenio, sono un po' perplessa. Mi pare che il punto sia davvero un altro.
Quello che mi interessa davvero (e ci ho fatto più di un post) è un tentativo di analisi di un fenomeno che ha visto nascere in italia piccoli esempi di personalismo politico (berlusconi è ovviamente un esempio non tanto piccolo, e per questo meno facilmente analizzabile).

A un certo punto, dopo tangentopoli, è sembrato che il fulcro dell'azione politica fossero le singole persone e non le strutture (partiti,associazioni, ecc..) di riferimento.

Questo ha avuto – secondo e con tutti i distinguo per i singoli casi – due esiti diversi.

Alcuni esponenti – deputati, senatori – di quello che possiamo definire “parco buoi” del parlamento, con un’analogia con la borsa molto efficace, hanno avuto percorsi diversi.

Persone che erano state “arruolate” con il compito di catalizzare voti, cooptati in politica a ragione della popolarità personale in altri campi (sportivi, o vedove di uccisi dalla mafia, o donne che denunciavano violenze sessuale sui luoghi di lavoro o discriminazione razziali e/o religiose ecc..) finivano poi fare i peones in parlamento, utili solo a qualche intervento strumentale o quando si trattava di votare una legge importante. Vuoi dei nomi? La pivetti per esempio, che è riuscita a emergere fino alla presidenza della camera e che ora fa programmi di quart’ordine in televisione.

Quindi qualcuno è approdato con grande successo alla “grande” politica (quella che nel frattempo si è deteriorata) e qualcuno non è riuscito a stare a galla nel marasma ed è affogato.

Altri esempi del primo esito potrebbero essere quelli di alemanno, o di gasparri, o di calderoli: persone mediocri, ignoranti, incapaci a tutto tranne che a nuotare all’interno dei risentimenti e delle rivalse dei loro elettori, inacidite dai pregiudizi, ma capaci dei compromessi, anche ignobili, che sono necessari per la scalata al potere.

Poi c’è stato chi non ci è riuscito. Vuoi per mancanza di reali competenza, - non è detto che se vinci il campionato mondiale di squash o se ti hanno stuprato in quindici sei capace di far politica - vuoi per caratteristiche personali, vuoi per eventi del tutto casuali.

A questo discorso, nei miei interessi, se ne intreccia un altro: quello della mutazione della comunicazione e delle forme comunicative legate (nello specifico) alla mondo scientifico e a quello politico sociale. Dell’aspetto scientifico mi occupo modo più professionale, e qui sopra ne parlo poco; l’aspetto sociopolitico (e antropologico) invece è una specie di gioco,di divertissement, e lo pratico qui, sui gruppi di discussione, sui forum che frequento. A volte mi capita di portare fuori dal web alcune riflessioni più serie anche su questo aspetto, ma è più raro.

Ora, esistono sul web alcuni fenomeni che uniscono la prima parte di questo post e la seconda.

Uniscono quindi a un’esperienza politica fatta in un momento che mi interessa particolarmente perché è considerato un momento di mutazione della classe politica alla partecipazione intensa e strumentale alla vita “mediatica”, magari anche in funzione di recupero della prima, ormai perduta.

Fenomeni mi sono parsi, come dire, una buona cartina di tornasole per una riflessione anche frammentaria, certamente non conclusa, a volte affrettata su rapporti mediatici intrecciati tra politica/comunicazione/identità/.

Nessun caso personale quindi, semplicemente un interesse (mio) di sperimentare qui (sul blog, sui gruppi, sui forum) alcune riflessioni, sperimentare nel senso di mettere alla prova, di giocarci, di mutarle anche arbitrariamente – cosa che ovviamente non posso fare in altri ambiti.

Per essere un buon entomologo non è necessario avere avversione verso gli insetti, anzi spesso è il contrario. E una puntura di tafano potrebbe avere l’indubbio merito di portare all’attenzione di un ricercatore curioso un fenomeno interessante per le sue ricerche che altrimenti avrebbe potuto non scoprire mai.

16 novembre 2006

Facili profezie

Intorno a settembre ho scritto questo post, che voleva essere un'analisi - anche se un po'affrettata - di un fenomeno socialmente e antropologicamente interessante.
Oggi leggo questa notizia. Non ne sono per nulla felice, ma l'analisi era giusta.

Risvegli

Dopo meno di tre ore di sonno sono rotolata giù dal letto all'ultimo minuto utile per prendere alle 07.44 un intercity per Piacenza. Niente colazione, niente giornali, niente caffè. Sul treno la carrozza bar non funziona. Accendo il portatile, sull'hp di repubblica campeggia un errore di battitura grande come un cocomero che, LOL!, sta nel titolo di lancio di microsoft vista. Travolta da una tempesta lavorativa stanotte ho messo in borsa un libro su Lukacs, che dovrei recensire. Non aggiungo altro, se non che nessuno dei blog che seguo è stato ancora aggiornato.
Potete ben immaginare che il libro è ancora al sicuro nella borsa.
L'ultima volta che mi sono svegliata alle 06.30 deve essere stato prima dell'11 settembre.
E' proprio vero che niente è come prima.

Cochin o dei titoli

Domani mattina devo alzarmi alle sei per andare a Piacenza. E' l'una e sono ancora qui a gironzolare sul web. Non ho nemmeno la scusa di qualche lavoro da finire (che pure non manca), no no. E' puro cazzeggio. Leggo i gruppi, i blog, cerco libri, chatto su icq. Accidenti a me!

15 novembre 2006

Abu Ghraib

Sulla vicenda di Abu Ghraid sembrava fosse stato detto tutto. Così non è, in realtà, ed Eugenio Mastroviti di inminoranza ci propone alcune notizie e alcune riflessioni molto interessanti.

D'Alema

A dispetto del titolo scrivere un post sulle ultime dichiarazioni di D'Alema ecco, proprio non riesco a farlo. Leggo quello che dice, lo vedo - qualche volta - in televisione e immediatamente mi viene voglia di essere altrove. Qualcuno, che lo sopporta anche meno di me, mi dice che comunque è da stimare per l'intelligenza. A me pare solo un buon esempio di social engineering, in sedicesimo però, se paragonato ad Andreotti. Rispettate voi l'intelligenza di Andreotti? Io no. Ho ancora atteggiamenti e pensieri che legano l'intelligenza all'etica. Quindi, per un commento alle ultime dichiarazioni di D'Alema vi rimando al blog di rosalux, e per la precisione ad un post intitolato La solitudine di Israele non senza ricordarvi che è proprio quel D'Alema che oggi ha rilasciato dichiarazioni di grande elogio alla Cina, paese ben classificato nell'hit parade delle condanne a morte e nello spregio dei diritti umani (così solo per ricordarne due aspetti).

Boh

Io di bambini capisco poco. E non è che frequentandone uno abbastanza spesso riesco a capirci di più.
Però ho come l'impressione che un bambino di ventisette mesi alle 00.30 dovrebbe stare a letto a dormire e non a tavola, davanti a un piatto di gnocchi al pesto, urlando: "Buoni! Buoni!".
Non so cosa ne pensate voi...

14 novembre 2006

Tutta colpa della profe

Si, esatto come da titolo. Dunque stavo conducendo una seriosissima quanto affascinante lezione sui rapporti arte-scienza; nel caso specifico una cosa tra la teoria della visione di Helmholtz e il movimento impressionista e neoimpressionista.
Io ormai faccio lezione con il portatile, un file di word aperto con la traccia e una serie di link a immagini, video, ecc...che non scarico perchè tutto il dipartimento ha il wireless quindi è molto più semplice spiegare una cosa e collegarsi per far vedere il relativo filmato o l'immagine corrispondente.
Faccio lezione insieme a un collega. Finisco provvisoriamente la mia parte e lui fa partire un filmato che mostra un corto degli anni '90 con alcune interessanti sperimentazioni visive.
Complice il wireless, il portatile acceso, la momentanea pausa decido di vedere se la profe ha postato e leggo l'ultima fatica, quella sui cachi. E già mi scappa da ridere, e qualcuno mi sbircia perplesso. Riprendo al volo la compostezza accademica e mi accingo a riprendere la parola. E non chiudo la pagina del blog della profe.
Il mio collega finisce, stacca il lettore del dvd e ricomincio io, con un azzardato volo pindarico sulla meccanica quantistica. Parlo per qualche minuto e comincio a vedere qualche sorriso; mi rinfranco: mi stanno seguendo.
I sorrisi si trasformano in risate. Hanno finito di leggere il post sui cachi che campeggia sulla parete alle mie spalle.
E già. Staccato il dvd, la connessione con il grande schermo è ripartita in automatico con il mio portatile. Aperto sulla pagina del blog della profe.
Lei ha venticinque lettori in più, io ho dovuto spergiurare di avere un blog, si. Ma solo di recensioni filosofiche noiosissime e su splinder.

13 novembre 2006

Francesco Caruso

Un cretino.

ps. per l'etimo

Immigrazione

Come al solito: benedetta la pigrizia. Di mio, ci metto solo il link e un'approvazione incondizionata. L'immigrazione non si ferma, non si può fermare. Nel senso che non è nemmeno giusto cercare di fermarla. E allora mi limito a linkare il blog di Pangloss e l'articolo Traghetti che ha postato qualche giorno fa.

Scuola

A proposito dell'episodio di Nova Milanese (qui un articolo di repubblica che Leonardo giudica indecente, e ha perfettamente ragione) ho trovato in rete solo due scritti condivisibili. Uno è appunto il post di Leonardo, l'altro un delizioso, ironico e sarcastico post dal titolo Famo a capisse di quel genio che va sotto il nome di pls (paolo levi sandri, per gli amici).

Novità da Brescia

Qualcosa si muove. Ricordate la vicenda delle due ragazze di Brescia?
Bene, si sta preparando a Brescia per il 25 novembre una manifestazione nazionale.
Ne parla Un fine occhio sul mondo. La manifestazione viene organizzata dall'Arcigay di Brescia ed è in coincidenza con la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. A questo link trovate il volantino della manifestazione mentre se volete potete leggere anche l'appello all'amministrazione comunale di Mazzano.

Da una chat irc

[18:40] conte oli: 13 nov 16:27 Cannabis: aumentano quantitativi uso personale
[18:40] ROMA - Sale da 500 a mille milligrammi il quantitativo massimo di cannabis (espresso in principio attivo), che puo' essere detenuto per uso esclusivamente personale. Lo stabilisce un decreto ministeriale emanato oggi dal ministro della Salute Livia Turco, di concerto col ministro della Giustizia e sentito il ministro della Solidarieta' sociale. (Agr)

[18:40] ipazia: meno male. quanti sono mille milligrammi?

[18:41]conte oli: ipa datte co a cap sus u mur
[18:42] conte oli: un grammo

[18:44] ipazia: un grammo????
[18:44] ipazia: non ho parole...

[18:44] conte oli: di principio attivo

[18:44] ipazia: ah

[18:45]conte oli: perche' se e di principio attivo uno per stare in regola prima si deve fumare tutto poi fare le analisi e se va bene ne puo' prendere l'esatto quantitativo e se no fare un calcolo di quanto se ne puo tenere sulla base delle analisi

[18:45] ipazia: e normalmente un grammo di principio attivo in quante schifezze sta?

[18:45] conte oli: leggi
[18:45] conte oli: volta per volta te le devi fumare tutte e poi fare le analisi
[18:45] conte oli: dai valori ti regoli per dopo

[18:46]ipazia: stralol!
[18:46]ipazia: senti

[18:46] conte oli: hai assunto 1550 milligrammi ? devi comprarne e detenere 2/3 del precedente quantitativo

[18:46] ipazia: ti spiace se posto questa conversazione sul mio blog? è meravigliosa :-)

[18:46]conte oli: vai pure gioia
[18:47] conte oli: se son cazzate non mi assumo responsabilita'
[18:47]conte oli: :o)

[18:47]ipazia: tanto lascio i nick :-)

[18:47]conte oli: comunque e' una normativa "fumosa"
[18:47] conte oli: ah beh :o)

[18:48] ipazia: hahaahahahahah

Candide

Non scrive molto Candide. Ma quando lo fa coglie nel segno con lucidità intellettuale, merce sempre più rara. E a margine del neonato webmovimento perlaliberazionedellesedotte&abbandonate scrive un post che si conclude così:

"Ma ricordiamoci anche di ribadire pliz che non esistono zone franche, e che hic et nunc l’unico valore legale di qualsiasi interazione è quello riconosciuto mediante i parametri stabiliti democraticamente. A questa piattaforma comune devono convergere tutte le nostre diversità, il resto son baruffe chiozzotte all’interno del club di topolino di turno."

Vale la pena di leggerlo tutto, questo post dal titolo Politically uncorrect.

Indovinelli

Adesso vi propongo due frasi, e dovete indovinare chi le ha pronunciate/scritte.
La prima è questa:

"Io non sono contraria alla poligamia in linea teorica"
a) Adriana Zarri
b) una donna in crisi
c) lo sceicco omar

La seconda frase, molto amara, rappresenta la raggiunta consapevolezza che anche gli eroi (rotfl) sono presi dalle proprie vicende quotidiane più che dalle reali tragedie altrui (se non servono beninteso a dare notorietà)
La seconda frase è questa:
"Con XXX impegnata in altre faccende, non rimane che il buon XXX XXXXXXX per potersi indignare per quello che sta succedendo nella striscia di Gaza o in Libano.
Chi è l'autore di questa seconda frase?
a) uno che ha raggiunto la fase adulta
b) pecoraro scanio
c) Diliberto


Provateci senza consultare Google almeno per un paio d'ore.

12 novembre 2006

Piano straordinario per l'università

Erano arrivate prima le proteste dei rettori delle università, poi sono insorti gli scienziati in una riunione con il Nobel Rubbia e, alla testa, l'altro Nobel Rita Levi Montalcini con la sua "minaccia" di non votare la Finanziaria senza la correzione del capitolo sulla ricerca scientifica. Hanno risposto il presidente del Consiglio, il ministro dell'economia con l'impegno a rivedere quel capitolo della manovra.
E, oggi, la prima risposta pratica: un piano straodinario per l'assunzione di ricercatori nelle università e negli enti di ricerca con uno stanziamento contro la "fuga dei cervelli". continua su repubblica

10 novembre 2006

Finanziaria: i tagli alla ricerca

Qualche tempo fa mi chiedevo quali fossero i tagli previsti dalla finanziaria. Adesso comincio a trovare qualche risposta, e non posso dire che mi piaccia.
Dal sito di repubblica le proteste dei vertici universitari e la dichiarazione di Rita Levi Montalcini che avverte: "Se rimarranno i tagli alla ricerca, non voterò la Finanziaria"

Velleità al mascara

Sul blog di rosalux si può leggere la splendida sintesi di una discussione surreale tra blogger, che hanno espresso l'intenzione di portare il loro femminile contributo alla pacificazione delle correnti all'interno del mondo islamico.
Non ci sono abbastanza tombe per le nostre risate.

video israeliani

Dal blog hottest un video intrigante sul gay pride a Gerusalemme.

09 novembre 2006

Artisti del Novecento

Sono a Piacenza stamattina. A vedere una mostra sul Novecento. Sull'anima del Novecento.
Da vedere anche perché i ragazzi che sono a Palazzo Farnese sono guide competenti e entusiaste.

Negazionismi

A Varallo Sesia è stata presa di mira una mostra fotografica sul genocidio armeno.
Un uomo, di origine turca, ha infatti devastato con violenza feroce i pannelli espositivi di una mostra dedicata al genocidio armeno ed ideata, tra altre cose, per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro. Nuri Bastug, questo il nome dell’uomo reo della devastazione, ha trentacinque anni e gestisce proprio a Varallo una rosticceria." Continua su liberaliperisraele.

Hat tip: tonibaruch.

Gay Pride /4

Algeria
L'art. 338 prevede fino a 3 anni di reclusione e un'ammenda.
- Arabia Saudita
L'omosessualità è punita con la pena di morte.
Esecuzioni capitali in Arabia Saudita (GB)
- Bahrain
- Recentemente è stata attivata la legge islamica, ma l'art. 337 prevede la deportazione e fino a 10 anni di reclusione.
- Bangladesh
L'art. 377 del codice penale prevede la prigione a vita.
- Cecenia
L'omosessualità è punita con la morte.
- Djibouti
- L'omosessualità è illegale e punita prigione.
- Egitto
Non vi è un vero e proprio articolo contro l'omosessualità, ma i gay sono condannati giuridicamente perché lesivi della pubblica morale con pene da 1 a 5 anni e con invii ai lavori forzati.
- Emirati Arabi Uniti
L'art. 354 del codice penale federale prevede la pena di morte. L'art. 80 del codice di Abu Zhabi prevede la prigione fino a 14 anni, mentre il codice penale di Dubai prevede la reclusione fino a 10 anni (art. 177 del codice penale).
- Giordania
Gli atti omosessuali sono severamente proibiti e la pena consiste nella reclusione.
- Iran
Per i maschi, la morte. Per i minorenni, 74 fustigate, per le femmine, 100 fustigate. Articoli 108 - 113 cod. penale.
- Kenia
Gli articoli 162 e 165 del codice penale condannano l'omosessualità come crimine contro-natura con la prigione da 5 a 14 anni..
- Kuwait
L'art. 193 del codice penale prevede la reclusione fino a 7 anni.
- Libia
In base all'art. 407 del codice penale è previsto l'imprigionamento da 3 a 5 anni.
- Malesia
Art. 377 del codice penale: la condanna prevede fino a 20 anni di carcere e una multa in denaro.
- Marocco
L'omosessualità è illegale anche in Marocco, dove la pena prevista dall'articolo 489 del codice penale prevede una condanna alla reclusione da 6 mesi a tre anni, più il pagamento di una multa.
- Mauritania
Dall'introduzione della Sharia, la pena prevista è la morte.
- Nigeria
Condanna a morte (il condannato viene schiacciato da una parete spintagli addosso dal boia).
- Oman
In base all'art. 33 del codice penale, l'atto omosessuale è punito con la prigione da 6 mesi a un anno.
- Pakistan
100 fustigate o morte per lapidazione.
- Qatar
L'art. 201 del codice penale prevede fino a 5 anni di prigione.
- Senegal
L'art. 319 del codice penale prevede la reclusione da 1 a 5 anni e una multa.
- Somalia
Art. 409 del codice penale: carcere da 3 mesi a 3 anni.
- Siria
E' prevista la prigione, in base all'art. 520 del codice penale, fino a 3 anni.
- Sudan
In base all'art. 316 del codice penale, la pena prevista varia da 100 fustigate alla pena capitale.
- Tagikistan
L'omosessualità è illegale, art. 125.1 (ex 121 dell'URSS).
- Tunisia
L'omosessualità è illegale, ma tollerata. L'art. 330 del codice penale prevede fino a 3 anni di carcere.
- Uzbekistan
L'art. 120 del codice penale del codice penale del 1995 prevede la reclusione fino a 3 anni.
- Yemen
Pena di morte, viene applicata la Sharia.
tratto da molecularlab

Gay Pride /3

Dal sito lettera22 un articolo del gennaio scorso.
LA DURA VITA DEI GAY MEDIORIENTALI 22/01/06
L’omosessualità è legale solo in Israele e in Giordania. Negli altri paesi della regione le pene per i gay vanno da un anno di reclusione alla condanna a morte
Irene Panozzo Domenica 22 Gennaio 2006

Barra, “fuori” in arabo. Ovvero il corrispettivo dell’outing inglese. È questo il nome della prima (e per ora unica) rivista gay del Medio Oriente. E non è un caso che sia nata e sia distribuita nel paese più liberale della regione, il Libano. Un manipolo di coraggiosi giornalisti, membri dell’associazione Helem, l’acronimo arabo che sta per “Protezione libanese per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali”, ha deciso l’anno scorso di dar vita a un trimestrale nuovo e senza precedenti. Da qualche mese la rivista è realtà, nonostante le difficoltà di budget e i possibili problemi con le autorità (in Yemen, nel 2004, un tribunale ha condannato tre giornalisti ad alcuni mesi di reclusione per aver pubblicato sul settimanale per cui lavoravano delle interviste fatte a uomini in carcere perché omosessuali). In Libano queste cose non accadono. Ma nonostante la relativa liberalità del paese, l’omosessualità – o, per seguire la definizione dell’articolo 534 del codice penale libanese, “le relazioni sessuali contrarie alle leggi della natura” – è ancora illegale e punibile per legge con un anno di reclusione. Una punizione blanda se paragonata a quelle previste nei paesi vicini e che non viene applicata quasi mai. Ma che permette alla polizia di vessare in ogni modo la locale comunità omosessuale.
Proprio l’annullamento dell’articolo 534 è l’obiettivo primario di Helem e dei suoi membri, perché – recita il loro sito – l’abrogazione della legge potrebbe “aiutare a ridurre la persecuzione dello Stato e della società e aprire la strada al raggiungimento dell’uguaglianza per la comunità lesbica, gay, bisessuale e transessuale in Libano”. Barra, con articoli in arabo, francese e inglese, diventa quindi uno strumento di lotta, per fare advocacy, aprirsi al resto della società e cercare un dialogo. Anche attraverso delle provocazioni, più o meno pesanti. Nel numero zero della rivista, consultabile online all’indirizzo www.helem.net/barra.htm, il primo articolo in inglese apre con un titolo che attira l’attenzione: “Il Libano come destinazione del turismo gay?” Il paese ha molto da offrire dal punto di vista turistico e naturalistico, alcune delle spiagge del paese sono considerate gay-friendly e Beirut offre una gay life che, per quanto nascosta, è piuttosto viva. Ciononostante, no, ci dice il redattore, purtroppo il paese non è percepito come una meta consigliabile, essenzialmente per i problemi di insicurezza legati all’instabilità politica della regione.
Non è quindi il timore per un’eventuale applicazione della legge a impedire lo svilupparsi di un turismo gay in Libano. Altrettanto non si può dire per gli altri paesi del Medio Oriente, le cui leggi in materia sono spesso molto più restrittive e dove la pressione sociale sulle comunità omosessuali è molto più schiacciante. L’omosessualità è legale solo in Israele e in Giordania. Per il resto, si va da pene di un anno di reclusione previste in Libano e in Siria ai dieci anni di prigione previsti in Palestina e Bahrein, per finire con la pena di morte con cui possono essere puniti gli omosessuali di Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Yemen. In realtà però difficilmente le pene vengono portate a termine, anche se ciò non significa certo che la condizione degli omosessuali in questi paesi sia migliore di quanto appaia considerando solo la legislazione in vigore. L’eccezione a questa regola è l’Iran, dove nel luglio scorso due ragazzi sono stati impiccati. Ufficialmente, con l’accusa di aver violentato un ragazzo più giovane di loro. Ufficiosamente, secondo quanto hanno sostenuto i gruppi di tutela dei diritti umani, in primis Amnesty International e Human Rights Watch, solo perché omosessuali. I fatti di quest’estate confermano un dato di fatto noto già da tempo. Cioè che a detenere il record negativo per quel che riguarda la persecuzione nei confronti degli omosessuali sia proprio il paese degli ayatollah, dove dalla rivoluzione islamica del 1979 a oggi pare che siano state eseguite le condanne a morte di migliaia di uomini gay (o presunti tali).
Negli Emirati Arabi Uniti, invece, dove la pena di morte per omosessualità, seppur in vigore, non viene comminata, non si sa bene quale sia stato il destino dei ventisei uomini arrestati a novembre perché, secondo le autorità, avevano preso parte a un matrimonio gay in un hotel di Abu Dhabi. Secondo le dichiarazioni rilasciate dalla polizia e da funzionari del ministero degli interni, poi in parte smentite, pare che i detenuti subiranno una cura ormonale e psicologia forzata per “guarire” la loro identità sessuale. Tutte le richieste di chiarimenti e i richiami alla lettera dei trattati internazionali e all’etica medica fatti da Amnesty International e da altri gruppi per la tutela dei diritti umani, oltre che da alcuni governi occidentali, non hanno per ora sortito alcun effetto.
Una vicenda simile, che ha avuto una grande risonanza internazionale, è accaduta al Cairo nel maggio 2001, quando la polizia fece irruzione su uno dei barconi ancorati lungo le sponde del Nilo. Il Queen Boat era conosciuto come un locale abitualmente frequentato da omosessuali. Cinquantadue uomini furono arrestati per offese alla moralità e alla religione, oltre che per depravazione. In Egitto, infatti, l’omosessualità non è esplicitamente fuori legge, ma è considerata un tabù sociale ed è punita con pene fino a un massimo di cinque anni facendo ricorso a varie norme, in particolare a quelle solitamente usate per i reati legati alla prostituzione. L’eco internazionale che il caso del Queen Boat ha avuto ha in parte oscurato il fatto che la retata nel locale sul Nilo sia stato di fatto l’inizio di un progressivo giro di vite nei confronti della comunità omosessuale egiziana, che è continuato negli ultimi anni. Tutti i ritrovi per gay sono stati chiusi, uno dopo l’altro, costringendo gli omosessuali a ritrovarsi in internet per evitare di essere arrestati e torturati.
Anche per questo clima di crescente persecuzione, la presenza tra i personaggi di Imarat Ya’qoubian (“Palazzo Yacubian”), il romanzo del dentista cairota Alaa al-Aswany apparso nel 2002 e diventato subito un bestseller in tutti i paesi di lingua araba, di un giornalista omosessuale, Hatim, che vive una tragica storia d’amore con Abduh, ha fatto scalpore. È proprio Hatim la vera novità sociale, ancor più che culturale, del romanzo. “Da noi”, spiega Aswany, “gli atteggiamenti sono solo due. O non vediamo gli omosessuali, cioè non li identifichiamo come tali, oppure non ci piacciono. Io ho tentato di fare quello di cui la letteratura è capace: di renderci solo essere umani, più tolleranti e anche più comprensibili agli altri”.

L'articolo è apparso sul numero di gennaio di New Politics, l'inserto mensile de Il Riformista

Gay pride /2

Dal blog di Rolli recupero un articolo apparso sul Corriere della Sera il 29 febbraio 2004. Mi piace pensare che gli uomini di cui si parla siano al Gay Pride, liberi di essere.

Essere gay palestinesi e dover fuggire in Israele
Costretti a rifugiarsi in Israele per sfuggire alla tortura, alle accuse di collaborazionismo e alla morte. Per mano dei loro stessi familiari.
La troppa vodka e la luce gialla dei lampioni, la pioggia che certe notti colpisce come sputi gelidi e i risvegli sulle panchine della stazione non hanno guastato lo sguardo da ragazzino di Ahmed. Lo sa lui, lo vedono i clienti, quando abbassano il finestrino, scambiano qualche parola, contrattano un’ora di sesso. Ahmed è palestinese, è gay, è scappato in Israele dopo che un giorno gli estremisti di Hamas erano andati a cercarlo a casa. A Tel Aviv dorme dove può - da un amico, da uno sconosciuto incontrato in una sauna - e deve nascondersi dalla polizia perché qui è un clandestino. Ma almeno non deve più nascondersi dai fratelli, che lo ammazzerebbero per cancellare il disonore dalla famiglia.
«Vivo in Israele dal 1998, quattro anni fa sono tornato in Cisgiordania: c’erano i funerali di mio padre». Quella volta ha rischiato troppo, è stata l’ultima. «I poliziotti palestinesi - ricorda Ahmed, che ha 23 anni e ha chiesto di non usare il vero nome - sono riusciti a fermarmi. Mi hanno portato in una caserma, picchiato. Ho passato la notte immerso in una fossa piena d’acqua di fogna. Volevano farmi confessare di essere un collaborazionista, di fare la spia per gli israeliani. Mi hanno rilasciato solo dopo che mio zio ha pagato. Mia madre mi ha dato dei soldi e mi ha detto di sparire per sempre. Da allora non ho più visto il mio villaggio».
Ahmed è sempre inquieto, sulla difensiva, come se ogni mattina si svegliasse dallo stesso incubo. Lo stesso che vivono altri trecento omosessuali palestinesi rifugiati in Israele. Come lui raccontano di essere stati perseguitati e torturati, come lui hanno imparato l’ebraico in fretta - cancellando l’accento arabo - e in fretta hanno imparato a riconoscere i poliziotti in borghese. Non sono un gruppo, non sono amici, è difficile fidarsi degli altri quando ci si sente braccati: quando un’espulsione verso Gaza o la Cisgiordania diventa una condanna a morte.
Frequentano le stesse strade, le vie buie della prostituzione attorno al quartiere della vecchia stazione degli autobus. Tutti chiamano quest’area Electricity Garden, ma di erba non c’è traccia e le luci sono poche. Qui Shaul Gonen passa le notti, offrendo aiuto, vestiti, qualcosa da mangiare. íˆ un omosessuale israeliano, mezzo greco e mezzo italiano, gigante mite. Con l’associazione Aguda assiste, anche legalmente, i ragazzi del «Garden». Che ormai riconoscono la sua mole e quando si avvicina, parlano con lui. «I più terrorizzati hanno aspettato un anno prima di rivolgermi la parola» spiega mentre elenca - mamma orgogliosa dei suoi figli - i nomi degli adolescenti che scorge appoggiati ai muri di ammuffiti palazzi anni Trenta.
«La maggior parte di quelli che scappano - continua - ha tra i 14 e i 18 anni. Questo è l’unico Paese del Medio Oriente dove possono venire, la nostra società è molto aperta verso i diritti degli omosessuali. L’Autorità palestinese li accusa di collaborazionismo per poterli arrestare: in passato i servizi segreti israeliani avrebbero fatto pressioni sui gay per usarli come informatori. Raccontano di essere stati torturati dai padri e dai fratelli maggiori. Qualcuno mi ha detto che gli estremisti hanno provato a farne dei kamikaze per riscattare l’onta con la morte».
I maltrattamenti sono stati denunciati anche dal Dipartimento di Stato americano, nel rapporto sui diritti umani del 2003: «Nei territori gli omosessuali sono stati vittime di molestie, di abusi, alcuni di loro sono finiti in carcere». Wael Abu Lafi, del General Prosecution Committee palestinese, nega: sostiene che non c’è stato un solo caso di gay arrestato e processato. Ma ammette: «L’omosessualità è contro i nostri codici sociali, la nostra tradizione. íˆ contro l’Islam. Non potete fare paragoni con l’Europa. Da noi gli omosessuali mantengono il segreto, non si sa niente di loro. In ogni caso l’omosessualità è punita come un reato minore».
Il Parlamento sta preparando una nuova legge, prevede condanne dai tre ai cinque anni: richiede ancora una seconda e una terza lettura prima che venga presentata a Yasser Arafat per l’approvazione finale. «Se l’omosessualità venisse decriminalizzata - commenta Isam Abdeen, professore all’Università Al Quds e consulente dell’Assemblea legislativa - ci sarebbe il caos sociale, una guerra civile. Non può essere considerata una forma di libertà, è un’offesa. Nessun politico palestinese la difenderebbe mai come pratica di libertà personale».
Solo trentatré ragazzi hanno accettato di iscriversi ad Aguda, anche se la tessera con i colori dell’arcobaleno potrebbe salvare loro la vita: Shaul ha arrangiato un accordo informale con la polizia, perché non espella i giovani nella sua lista. «Entrare a far parte di un’associazione omosessuale è molto difficile - spiega Shaul - quasi non ammettono con se stessi di essere gay». Shaul è un israeliano di sinistra, di quelli che manifestano contro l’ «occupazione». «Alcuni amici mi hanno accusato di fare il gioco della destra - dice - perché denuncio le violenze contro gli omosessuali nei territori. Io so che l’occupazione è sbagliata, che devono nascere due Stati, conosco le sofferenze dei palestinesi. Ma se vogliono il rispetto dei diritti umani, devono imparare a rispettare quelli di chi è diverso, fuori dalla loro mentalità, cultura o religione».
Sulla schiena Mohammed porta ancora i segni delle ultime quattro ore trascorse nel soggiorno della casa in cui è nato. Quando il padre, la madre e uno dei fratelli l’hanno legato a una colonna e hanno cominciato a colpire. Con un tubo di plastica, con i cavi, con i ferri arroventati. Alza la maglietta per mostrare le cicatrici, un gesto che fa con timidezza come se non fosse diventato il rito delle sere in cui cerca un letto per dormire. «íˆ stato mio fratello a scoprirmi - ricorda -. Ero rimasto da solo e avevo invitato un ragazzo conosciuto al mercato. Ci ha sorpresi nudi sul letto. Per mesi non ha detto nulla ai miei genitori, ma ogni mattina mi minacciava "oggi parlo", un giorno lo ha fatto».
Mohammed - 21 anni, non è il suo vero nome - è scappato dalla Cisgiordania alla prima occasione, le ciabatte ai piedi, indosso una maglietta e i pantaloni. All’inizio non voleva andare con i clienti, ancora adesso non ammette di prostituirsi.
Non sa spiegare come trova i soldi, abbassa gli occhi scuri, ripete che lui sta lontano dalla droga e dall’alcol. íˆ stato in carcere undici mesi con l’accusa di aver rubato un telefonino, è uscito in agosto. «Non parlo con la mia famiglia da quando sono qui - dice -. Credo che solo mia sorella più grande sarebbe disposta ad aiutarmi, se la situazione fosse diversa. Così per lei è impossibile».
Shaul sta tentando di far accogliere Mohammed in un Paese europeo. «In cinque anni - spiega - la nostra associazione è riuscita a mandare all’estero otto uomini e tre donne. La convenzione Onu del 1951, firmata anche da Israele, garantisce il diritto d’asilo a chi è perseguitato a causa dell’orientamento sessuale. Ma per questi giovani palestinesi è molto difficile ottenere lo status di rifugiati o anche solo il permesso di soggiorno. Per loro è comunque meglio andare a vivere lontano dai familiari.
I parenti arabi israeliani la sera pattugliano le strade di Tel Aviv dove si prostituiscono». «Venire qui - commenta Donatella Rovera di Amnesty International - è un biglietto di sola andata. Il governo israeliano dovrebbe almeno metterli nelle condizioni di lasciare il Paese».
Mohammed vorrebbe svegliarsi con il cuscino bianco, non coperto dai capelli che ha perso nella notte. «Sono gli incubi. Non riesco a sognare, a pensare: "Se avessi un milione di dollari comprerei questo o quello". Voglio solo aprire gli occhi e dire: "Io non ho paura"»
Davide Frattini Corriere della Seradel 29 febbraio

Gay Pride /1

Mentre Gerusalemme si prepara a ospitare la manifestazione di domani, faccio un giro per il web e decido che vale la pena di rinfrescare la memoria intorno ad alcuni piccoli particolari. Le righe che seguono sono tratte tutte dal sito squilibrio.net

In Iran le donne omosessuali sono costrette a vite intollerabili. Devono sposarsi spesso giovanissime sotto una costante pressione familiare e sono poi accusate di venire meno agli obblighi coniugali. Secondo la legge islamica, questo costituisce un valido motivo per il marito per chiedere (e ottenere) il divorzio. Una donna divorziata è ulteriormente oppressa ed isolata all’interno della società. Non essendo più vergine, è tenuta sotto stretto controllo della famiglia, che le impedisce spesso la frequentazione di altre persone. Spesso viene picchiata o maltrattata per sottolineare il suo fallimento come donna nella costitutizione di una nuova famiglia.

I media iraniani presentano incessantemente al pubblico i gay come pedofili o stupratori. In alcuni casi si presenta addirittura l’AIDS come una giusta punizione per coloro che hanno vissuto una vita nel peccato, una dimensione che viene spesso internalizzata dagli omosessuali stessi. Si tratta di una riproduzione nel XXI secolo della costruzione del legame tra omosessualità e devianza mentale e/o sociale come era stata fatta in occidente.

Nel 1991 l’Iran ha introdotto nel proprio codice penale le seguenti pene nei riguardi dell’omossessualità. La sodomia è un crimine. Entrambi i partners vengono puniti. Se sono entrambi adulti, essi vengono condannati a morte. Se non sono ancora adulti la punizione è ‘limitata’ a 74 frustate (artt. 108-113). La sodomia è comprovata se una persona confessa quattro volte di aver commesso questo ‘crimine’, o se esiste una testimonianza di quattro uomini. La testimonianza di una donna unica non costituisce prova di sodomia (art. 114). Lo sfregamento di parti genitali tra partners dello stesso sesso non è punita con la morte ma con 100 frustate, fino alla terza volta. Alla quarta occasione viene applicata la pena di morte (artt. 121 e 122). Se due uomini “stanno in piedi nudi senza coprirsi senza necessità” sono pentrambi puniti con 99 frustate, mentre “baci lussuriosi” tra persone dello stesso sesso sono puniti con 60 frustate (artt. 123 e 124).
Le donne sono punite con 100 frustate per rapporti omosessuali. Come nel caso dell’omosessualità maschile, alla quarta volta entra in gioco la pena di morte.

In Arabia Saudita l’omosessualità è un crimine punito con la massima pena, cioè la pena di morte.

Negli Emirati Arabi Uniti (EAU) la sodomia è punibile con la reclusione fino a 14 anni (art. 8 del Codice penale Abu Zhabi). I rapporti sessuali tra uomini sono inoltre puniti con 10 anni di reclusione dall’art. 177 del codice penale di Dubai. La maggior parte degli abitanti degli EAU sono Sunniti della scuola malichita, secondo la cui interpretazione la sodomia è considerata una zina, cioè una colpa da estinguere piuttosto che da punire. Secondo quest’ottica sia l’uomo sposato che quello non-sposato devono venire messi a morte per lapidazione. Gli EAU limitano fortemente la possibilità di accedere alle telecomunicazioni ed è quindi internet a venire bloccata. L’accesso al sito della Gay-Lesbian Arab Society (www.glas.org), una risorsa importante per la comunità gay in Medio Oriente, è infatti proibito.

Esiste una politica precisa di espulsione dei lavoratori stranieri che abbiano contratto e sviluppato la malattia nella sua forma conclamata o che siano risultati positivi al test dell’HIV. Nel febbraio 1998 gli EAU hanno cominciato a mettere in pratica questo tipo di politica, deportando quei lavoratori stranieri che provenivano dall’India, dal Pakistan, dalla Tailandia e da vari paesi africani. Solo nel 1998 più di 6000 lavoratori stranieri sono stati espulsi perchè malati.

Egitto

Ho letto recentemente in giro per la rete che le donne musulmane hanno molti più diritti nei paesi di origine rispetto a quelli di cui possono godere in Italia. Siccome ad esprimere questa opinione non è stata una donna musulmana - che so - egiziana, mi riservo il diritto di pensare di aver letto una solenne cazzata.
A quanto pare lo pensano anche in Egitto perchè un blogger di 22 anni, Abdelkareem Nabil Soliman, è stato arrestato qualche giorno fa perché sul suo blog scriveva a favore dei diritti delle donne, della libertà di opinione, di religione e altre sciocchezze del genere. La notizia è (anche) qui.

hat tip: savetherabbit

08 novembre 2006

Lieberman

Ha vinto le elezioni in Connecticut. Non mi spiace per nulla.
dalla cnn.

Basta avere pazienza

Basta averla, anche su internet. Da un po' di tempo mi frullavano in testa un po' di idee sulla privacy. Anche del tipo che con la normativa assurda che ci ritroviamo - e che fa firmare il consenso per la privacy anche dal dentista - tra telecom e guardia di finanza tutti spiavano tutti. Ridicolo.
Comunque, dicevo, basta aspettare. E infatti - puntuale come le tasse :-D - un bel post di eugenio mastroviti dal titolo Privacy che dice molte delle cose che volevo dire io.
Che bella cosa la pigrizia.

Dialettiche interne

Strane dialettiche interne girano per l'Islam italiano. Più che vicine all'Islam paiono vicine all'intimidazione mafiosa (o veteroquesturina).
Qualche link:
Indymedia - Amislam - il velino
Buona lettura.

Hat tip: candide

Israele: World Gay Pride

C'ero a Roma e a Milano. Domani non potrò essere a Gerusalemme.
Ma qui trovate la mappa del percorso e una serie di informazioni utili.
Ne parla anche mmax di bloggoanchio.

06 novembre 2006

Che tempo che fa

Mi piace la trasmissione di Fabio Fazio, come quasi tutte quelle che ha fatto; (un'eccezione per anima mia, o qualcosa del genere).
Però questo fine settimana mi ha sfinito: sabato con Marcello Pera e domenica con Giorgio Bocca. Una tortura indicibile per stomaco e cervello.

Un silenzio sporco

Sul blog un fine occhio sul mondo leggo la notizia che la casa di due ragazze omosessuali a Brescia è stata devastata:
"Lunedì 24 ottobre la casa che una giovane ragazza lesbica divide con la sua compagna a Mazzano, Brescia, paesotto di nemmeno diecimila abitanti qui accanto, viene forzata e messa sottosopra, svastiche sui muri e sulla porta, qualcuno piscia sul letto. Soldi che erano in bella mostra non sono stati toccati, lo scopo dell'effrazione è chiaro."
Il resto, una seduta in consiglio comunale in cui il sindaco diessino vota contro un ordina del giorno sui Pacs, i carabinieri del luogo che non vogliono accettare nella denuncia le parole "lesbica" e "omosessualità", più altre piacevolezze del genere potete leggerle direttamente sul blog, in un bel post dal titolo Questa città dai silenzi organizzati.
Sul sito dell'arcigay di Brescia potete trovare invece il testo dell'interrogazione parlamentare sull'accaduto

05 novembre 2006

non tanto a margine

Con grazia, ma soprattutto con l'acuta intelligenza che lo contraddistingue, anche fb scrive alcune note. Che io sottoscrivo e cito.

Ebrei for dummies

Molto divertente. Da freddynietzsche che viene immediatamente linkato nella colonna a sinistra.

Hat tip: mmax

Voglie di esotismo a basso costo

Deve esserci il modo di tirarne fuori uno schema nelle infatuazioni dei drop out per mondi supposti lontani. Alcune di esse ci hanno regalato, se non capolavori, almeno pregevoli opere d’arte, e penso alle avanguardie letterarie e poetiche degli anni sessanta. Purtroppo, in omaggio alla massima che la storia ripete le sue tragedie, ma come farsa, oggi al posto dell’Urlo di Ginsberg abbiamo qualche sparuto blog.
E al posto del lontano Oriente, delle filosofie orientali, del buddismo zen (che ai miei occhi hanno il non secondario merito di essere comunque filoni di pensiero che esortano a non rompere i coglioni al prossimo) oggi vediamo la “cotta” per l’Islam.
Un islam d’accatto, fatto di sguardi assassini e di promesse di seduzione, di kajal da grandi magazzini, di piscine d’alberghi cafoni e racconti sublimati delle bellezze per l’occidentale in vacanza nei bar del Cairo.
E, nel solco delle migliori tradizioni coloniali, si leggono dialoghi surreali in cui due donne laiche ed europee disquisiscono con strumenti da rotocalco sulla vita e sul destino delle donne musulmane, confondendo femminismo e sfruttamento, ideologia e storia. Roba già vista quella degli occidentali che ci spiegano gli indigeni, e ci spiegano come mai sono così indifesi fuori dai loro paesi (che dentro, invece...)
E non sarebbe nulla, se non che si arriva a negare la rappresentatività delle donne di cui si parla, con la pretesa che non possono avere voce attraverso altre donne della loro cultura, ma laiche. (invece attraverso un paio di piccolo borghesi italiane si, va a capire perché).
E così, ancora una volta si cade nella trappola dell’identità: negata agli altri.

03 novembre 2006

Ostetriche in difficoltà

In giro per la blogosfera si parla di nascite, con tanto di fiocchi rosa. Ho fatto un giro, proprio mentre cercavo contestualmente alcuni spezzoni di film che mi servono per una conferenza sui blogger.
Così ho unito le due cose.
E per quella che si annuncia come una nuova nascita speravo assomigliasse a qualcosa come Rosemary's baby, o a quel capolavoro dello splatter firmato Larry Cohen che porta il titolo di Baby Killer, ma - considerata l'ostetrica - temo di dover ripiegare su Baby Blood.
E tanti auguri alla nuova nata eh?

Altrove

Da qualche parte si sostiene che le donne musulmane sono molto più protette nei paesi di origine che non nella decadente e corrotta Europa.
Urge informare il corriere della sera, e lo ignorano anche in Arabia Saudita.

hat tip: rolli

blog (parte quinta)

Riprendo, dopo una pausa che non sospettavo così lunga, le fila della mia riflessione su blog e identità. (per chi fosse così fortunato da aver perso le parti precedenti e così perverso da volerle recuperare può trovarle qui: prima, seconda, terza e quarta).
Queste righe potrebbero avere il titolo "ombeglog" (blog e ombelico) se non fosse che questo in teoria vale per molti diari online.
Esistono però casi paradgmatici, che ben si prestano a far emergere considerazioni che, pur essendo generali, non sempre è possibile esemplificare con sufficiente chiarezza.
Ma spostiamo il piano del discorso e vediamo cosa accade.
Migliaia di tomi sono stati dedicati al problema dell'altro, del diverso, o al problema del rapporto tra natura e cultura, al tema dell'educazione o delle relazioni tra individui di culture diverse.
A volte accade - secondo me molto spesso, ma non vogliamo irritare nessuno - che le immagini abbiano una potenza evocativa che le parole non possono uguagliare. Le immagini in movimento non sfuggono a questa possibilità. E quindi per parlare di blog, ombelichi e identità parliamo di film. Di due film.
Cominciamo con The elephant man. La trama la conoscete immagino (se non così non fosse, cliccate sul link), in breve comunque il protagonista, colpito da una malattia degenerativa che gli deturpa il volto viene salvato dal destino di essere un'attrazione da circo e vive una breve stagione di serenità, un grande momento di felicità e consenso (la scena dell'applauso al teatro) e poi decide di togliersi la vita.
Non vi sembra il destino di molti blogger?
Escono da un anonimato sofferente, raccolgono per un breve periodo di tempo consenso e accettazione, spesso senza consapevolezza della condizione di freak che continuano a ricoprire, illusi dalla convinzione di far parte di un "mondo virtuale" dove costruirsi una identità nuova che nessun legame ha con la loro condizione esistenziale "reale" (e purtroppo a volte vengono clamorosamente smentiti), e finiscono con un suicidio - grazie a dio spesso solamente virtuale.
E continua a rimanere dolorosamente intatta la condizione di freak nella vita reale.

Il secondo film è L'enigma di Kaspar Hauser. Per alcuni aspetti riecheggia Ragazzo selvaggio, ma ai fini del nostro discorso "marginale" sui blog ci interessa il fatto che Kaspar viene ritrovato in una piazza, con un biglietto in mano che dice solamente che fino a quel momento ha vissuto presso un contadino che non può più occuparsene. Il protagonista delira, è allucinato, non parla quasi; ma si riprende, vuole vivere e vuole imparare, anche se a un certo punto dichiara che il mondo gli piace sempre meno.
Qui metafore e analogie si sprecano: il blogger "sbarca" sulla "piazza" di Internet, in un momento di cambiamento totale della vita, e nessuno sa nulla della sua identità. Chi è? Da dove viene? Cosa l'ha ridotto così? Come andrà a finire? Il nostro blogger si apre agli altri, scrive, inventa le sue storie, inventa un mondo perché quello reale non gli piace.
La vicenda fa molto scalpore nella Norimberga del secondo decennio dell'800 e l'opinione pubblica si divide su Kaspar: c'è chi lo ritiene uno spirito libero e rivoluzionario e chi invece pensa che sia un idiota, un minorato mentale.
Il protagonista del film muore in prigione dopo alcuni anni di stenti in un circo; e anche il blogger spesso ricade nel mondo reale, la sua costruzione non regge e deve rientrare nell'anonimato.
Fortunatamente non subisce lo stesso destino di Kaspar che, sottoposto ad autopsia dopo la morte, rivela di possedere un cervello molto più piccolo del normale.
(continua)

Maus

e il gatto. Dal blog di Mmax. Per capire c'è da leggere anche questo.

Lode a Google

Che mi ha fatto ritrovare una persona persa da anni.

02 novembre 2006

Affetti

Colpita ed emozionata da questo intenso post della profe non posso fare a meno di ricordare lei, Toffee, raccolta nel 1982 in autostrada nei dintorni di Taranto e vissuta fino all'11 maggio 1995. Me la sogno ancora almeno due volte al mese.
Il cane più intelligente, ruffiano, ironico, cinico, sardonico, egoista e lunatico che la storia possa ricordare.
Il mio primo cane mi è stato regalato che avevo diciotto mesi, Briciola. Da allora credo di non aver passato più di due mesi della mia vita senza un esponente di quel mondo. Attualmente ne ho quattro (divisi nell'affetto tra me e mio fratello): Luna, Mira, Musa e Tequila. Ma Toffee era un'altra cosa.
Quando è mancata (ancora non riesco nemmeno a pensare "morta") ho rischiato di farmi internare perché volevo a tutti i costi farla ibernare pensando prima o poi di clonarla. (si, immagino che anche ora, a 11 anni di distanza possa sembrare una pazzia, ma devo ammettere che adesso come allora continua a sembrarmi un'idea geniale, come molte irrealizzabile).

Razzismi

Si, al plurale. Perché il razzismo non è uno, e a volte non è nemmeno immediatamente riconoscibile. Quanti si rendono conto che l’idea del “buon selvaggio” nasconde un’immagine razzista? Non a caso uno dei numi ideologici di riferimento è Rousseau, un illuminista - se proprio vogliamo definirlo così – solo per ragioni cronologiche, o quantomeno sui generis.
A mio modo di vedere, ritenere che esista l’icona del nativo rovinato dal contatto con la cultura occidentale è altrettanto razzista quanto ritenere che coloro che appartengono a culture diverse siano di default “inferiori”.
Naturalmente questi sono esempi limite, nella pratica ci sono infinite sfumature di situazioni e di comportamenti.
Come giudichereste voi chi, in nome della “Giustizia”, del “Bene” ecc..., pretendesse di vagliare il comportamento di un altro, giudicandolo e condannandolo, per di più, sulla base dei valori della _sua_ cultura?
Insomma, è razzista un occidentale cattolico che non solo pretende di conoscere meglio di un bramino l’induismo, ma che in virtù di questa pretesa migliore conoscenza voglia addirittura imporgli il rispetto dei canoni di comportamento della sua religione?
Secondo me, si.
Ed è razzista un occidentale cattolico che – in virtù dello stesso ragionamento - sostiene che un imam non rispetta l’islamismo e lo richiama all’ordine?
Il corollario, sarebbe divertente se non fosse squallido, è che si rimprovera all’imam di fare in occidente cose che non farebbe a casa sua.
Nella migliore tradizione leghista del “qui fanno i loro porci comodi, ma a casa loro gli tagliano la testa se ci provano”; insomma, per l’occidentale cattolico di cui sopra, i musulmani sono, nella migliore delle ipotesi, ospiti da educare perché non reggono l’impatto con la decadente civiltà occidentale.
Raramente ho avuto occasione di sperimentare un razzismo altrettanto becero.

Scooteristi e motociclisti

Solo una piccola nota.
Stamattina con lo scooter mi ritrovo (del tutto consapevolmente) a fare cinquanta metri contromano. Lo so, è brutto da fare e da dire, ma mi autodenuncio perchè evidentemente è proprio il mezzo che porta alla trasgressione del codice della strada. Potete osservare lo stesso fenomeno con le Golf, per quello che riguarda le auto.
Comunque in questi cinquanta metri incrocio due scooter e una moto. Gli scooteristi non hanno fatto una piega, il motociclista ha alzato la visiera del casco e mi ha detto: "Sei pazza o cosa?"
Sono diventata rossa per la vergogna e ho risposto: "Cosa, forse".
Da quello scambio è nata una conversazione un po' animata e ironica, che si è conclusa davanti a un caffe'.