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13 aprile 2007

Essere giusti con Freud

Studiare e scrivere di notte è un'eredità che devo alla mia vita studentesca. Il buio, la calma, la possibilità notturna di avere molte ore consecutive tranquille hanno definitivamente educato una tendenza già presente. Potendo, io dormo di giorno e veglio la notte.
Così è andata anche questa e, dimenticando consapevolmente che questa mattina alle otto dovevo essere in piedi, sono andata a letto alle cinque.

Raramente sogno o, meglio, raramente ricordo i sogni. E mi capita solo quando sono estremamente vividi sul piano emotivo, nel bene e nel male.

Nel mio brevissimo quanto evidentemente profondo e intenso sonno, ho sognato di dover accudire, prendendola in braccio, imboccandola, cullandola, e via discorrendo, una enorme scimmia antropomorfa, paralizzata sul lato sinistro del corpo.

Ora, il lato sinistro del cervello è quello che la tradizione e il luogo comune riservano alla creatività, quindi in uno scherzoso e ironico esercizio interpretativo si potrebbe dire che il mio inconscio ha voluto rassicurarmi sul fatto che sono mentalmente sana e che sono davvero bloccata sul terzo capitolo del libro che sto scrivendo.

Il fatto che fosse una scimmia antropomorfa la protagonista del mio sogno mi stupisce ancora meno: che altro siamo, in effetti?

L'unica cosa che mi resta inspiegabile, al momento, è il tremendo mal di schiena che mi destato prima dello squillo della sveglia che avevo preso in prestito (mai posseduta una sveglia in vita mia)