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25 aprile 2008

25 aprile

Monumento ai caduti di Sabbiuno.
A quanto pare le preoccupazioni di mmax, per quanto legittime, paiono infondate. A guardare la prima pagina di repubblica di oggi si capisce che è il 25 aprile solo cercando la data nella testata. E vale anche per l'edizione cartacea.

"Il 14 dicembre 1944 un gruppo di prigionieri viene fatto uscire dal carcere di S. Giovanni in Monte e preso in consegna da un ufficiale tedesco delle SS. Nessuno di loro sa dove è destinato, molti pensano al fronte che ormai dista poco da Bologna. È un inverno molto rigido, ha appena nevicato. Il gruppo viene fatto incamminare: passa porta San Mamolo, Paderno e, poco dopo Sabbiuno, arriva a un casolare dove viene fatto fermare. I prigionieri vengono rinchiusi nella stalla. Si sentono, piuttosto vicini, gli spari e gli scoppi dal fronte. Quel fronte e quella libertà così vicine, purtroppo, nessuno le raggiungerà perché, poco dopo, vengono barbaramente trucidati e le loro povere spoglie gettate giù dal calanco.
Dal 14 al 23 dicembre del 1944 furono uccise dai nazisti qui a Sabbiuno un numero imprecisato di persone: 53 le vittime accertate (che con gli anni sono salite a 58), 100 il numero simbolico che ricorda tutti gli altri caduti di cui non è stata possibile l'identificazione. Portati fin quassù in gruppi in giorni diversi, furono fucilati e quindi i loro corpi gettati nel calanco. Erano tutti prigionieri, in prevalenza partigiani, ma non solo, prelevati dal carcere di S. Giovanni in Monte."
Tratto da qui

24 aprile 2006

25 aprile

Domani è il 25 aprile; non è solo una ricorrenza specialmente in tempi come questi. E, forse, il modo migliore per ricordarci che sono quelli gli ideali che ci devono muovere è ripercorrere la strada esistenziale di qualche protagonista. Enzo Sereni è un giovane socialista docente di filosofia che nel 1926 decide, con la moglie Ada e la figlia neonata, di emigrare e di fondare in Palestina il kibbutz di Givat Brenner.

Ha due fratelli Enzo: il primogenito, Enrico, è uno scienziato legato ai movimenti antifascisti di «Giustizia e Libertà» , l’altro è Emilio, marxista, dirigente del partito comunista clandestino. Enzo durante la guerra decide di lasciare la Palestina per venire a combattere in Italia; paracadutato nel ’44 dietro le linee nemiche viene catturato e verrà trucidato nei lager nazisti.

Mi piace ricordare anche la Brigata Ebraica (nella foto), che liberò parte della Romagna e, tra le altre località, anche la mia città di origine. Dal sito dell’Anpi di Ravenna:

“La “Brigata Ebraica” contribuì a liberare gran parte dell’Emilia Romagna dai nazi-fascisti; in modo particolare fu impegnata in furiosi e sanguinosi combattimenti in terra di Romagna, lungo la zona d’operazione corrispondente allo sfondamento della “Linea Gotica” nella valle del Senio, nei pressi di Imola. In quella battaglia, la “Brigata Ebraica” portò a termine uno dei pochi assalti frontali, a baionetta sguainata, di tutto il fronte italiano. Molti storici sostengono che quella battaglia fu la più sanguinosa di tutta la campagna d’Italia; la “Brigata Ebraica”, composta da soli volontari, con formazione prevalentemente non militare, registrò numerose perdite. A commemorare tutti coloro che diedero la propria vita per liberare questa parte della nostra Patria, è stata posta una lapide presso il cimitero militare di Piangipane. In Piazza Garibaldi a Ravenna una lapide di marmo (posta il 15 maggio 1995 nel 50° anniversario della Resistenza e Liberazione) ricorda gli ebrei assassinati dai nazi-fascisti residenti, rastrellati e catturati nella provincia di Ravenna ed i 45 giovani volontari della Brigata Ebraica caduti nella terra di Romagna per la Libertà.
La “Brigata Ebraica” partecipò alla liberazione delle principali città romagnole: Ravenna, Faenza, Russi, Cotignola, Alfonsine ed Imola. Nel 1945, nello schieramento delle truppe alleate a sud del fiume Senio, la “Brigata Ebraica” combatté insieme ai gruppi di combattimento “Friuli” e “Cremona”. Al termine delle ostilità belliche, nel maggio del 1945, la “Brigata Ebraica” ricevette l’ordine di trasferirsi a Tarvisio, punto strategico per la fuga dei sopravissuti ebrei europei alla barbarie nazi-fascista. Contemporaneamente, i membri più attivi della brigata furono inviati in tutte le nazioni europee per aiutare le popolazioni ebraiche a ritornare a vivere, in modo particolare furono impegnati nell’opera di assistenza agli orfani ed agli ebrei che scelsero di andare a vivere in Israele.”

No, questa gente qui non ha nulla a che vedere con “resistenti” che mettono bombe negli alberghi, nei supermercati, tra le file dei disoccupati o nei locali per turisti. Non facciamoci ingannare.