Qualche lettore, tra i cinque di questo blog, ha intenzione di partecipare?
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25 giugno 2009
28 giugno 2008
28 giugno - Gay Pride, Bologna
Non conosco i numeri, variano dai 200mila di repubblica ai ventimila (rotfl) del resto del carlino, che per non sbagliare pubblica solo primi piani o quasi.
Però so che alle 15.30 il primo carro è partito da qui e che alle 16.45 l'ultimo carro era ancora fermo qui.
21 giugno 2008
Pubblicità omofoba? No, grazie.
Mi piacerebbe sapere chi ha avuto l'idea di questo spot. Non riesco a capire se sia più ridicolo o più razzista.
Magari potremmo chiedere ai "creativi" della Mercedes di venire a Bologna al Gay Pride sabato prossimo.
Hat tip: ornitolella.
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12 giugno 2008
Gay Pride!
Il post di Uriel mi ricorda che il 28 giugno a Bologna c'è il Gay Pride nazionale.
Chi viene?
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20 giugno 2007
13 giugno 2007
Gay Pride - 16 giugno 2007
Ho appena prenotato i biglietti per Roma. Anche quest’anno, come sempre, l’appuntamento con il Gay Pride è necessario, nel senso che non può non accadere.
Nel corso degli anni la partecipazione al Gay Pride per me è diventata un punto discriminante.
Chi non partecipa, chi non lo sente come un momento preciso e puntuale di lotta politica, chi non è consapevole che è un punto irrinunciabile, allora non so da quale parte politica militi, ma è un mio nemico.
Non avversario politico, nemico.
Perché un avversario si ha nel gioco, i nemici sono solo quelli che attentano alla tua vita, e non ci sono regole che tengano con i nemici.
Non mi interessa sapere cosa vota, chi sfila al Gay Pride.
Non è affatto importante una scelta elettorale e nemmeno la collocazione politica quotidiana.
Non mi interessa sapere cosa pensa del mediooriente, della guerra in iraq e del buco dell’ozono.
Chi sfila al Gay Pride mi offre la certezza di essermi accanto nelle scelte fondamentali, nell’indicazione alta e illuminista dell’agire politico, nella lotta non solo contro il pregiudizio radicato in italia, ma contro tutte le forme di discriminazione in tutti i paesi, e in primo luogo in quei paesi che per gli omosessuali prevedono la galera, la tortura, la morte.
Penso che il Gay Pride sia l’unica risposta possibile al fondamentalismo, religioso e laico.
Si, esiste anche un fondamentalismo laico, quello che non si riconosce nelle parole di Mill:
“Over himself, over his own body and mind, the individual is sovereign”.
E non parlo qui degli atei devoti, invenzione tutta giornalistica e italiana. Non sto pensando alla destra becera e reazionaria, o al cascame preconciliare.
Non sono quelli il problema per chi si riconosce nel Gay Pride.
O, meglio, lo sono anche loro, ma non nell’accezione che voglio ricordare qui.
Il primo nemico è quella “sinistra” (tra mille virgolette) che è pronta a spaccare vetrine e fermare treni, non diversa nei modi e nel pensiero dagli ultras, ma che per le battaglie di vita e civiltà non si mobilita mai.
E spesso usa i termini “frocio” e “troia” come insulto.
La “sinistra radicale” non sarà in piazza con noi sabato.
Non ci sono voti da raccogliere, non ci sono cassonetti da rovesciare.
Il primo nemico è quella “sinistra” (tra mille virgolette) che sui Pacs, sui Dico, e su ogni possibile variante sta affogando in un mare di ambiguità e di infamia.
Un’ambiguità e un’infamia che non riescono a celare la sostanziale omofobia di una classe dirigente cattocomunista nel pensiero se non nei modi.
La “sinistra riformista” non sarà in piazza con noi sabato.
Non ci sono voti da raccogliere, non ci sono preti da omaggiare.
Sabato 16 giugno, con il Gay Pride, non sfila solo l’orgoglio omosessuale, sfila anche la forza e la determinazione di dire no.
No a chi vuol controllare la nostra sessualità.
No a chi vuol controllare il nostro corpo.
No a chi vuol controllare la nostra vita.
Nel corso degli anni la partecipazione al Gay Pride per me è diventata un punto discriminante.
Chi non partecipa, chi non lo sente come un momento preciso e puntuale di lotta politica, chi non è consapevole che è un punto irrinunciabile, allora non so da quale parte politica militi, ma è un mio nemico.
Non avversario politico, nemico.
Perché un avversario si ha nel gioco, i nemici sono solo quelli che attentano alla tua vita, e non ci sono regole che tengano con i nemici.
Non mi interessa sapere cosa vota, chi sfila al Gay Pride.
Non è affatto importante una scelta elettorale e nemmeno la collocazione politica quotidiana.
Non mi interessa sapere cosa pensa del mediooriente, della guerra in iraq e del buco dell’ozono.
Chi sfila al Gay Pride mi offre la certezza di essermi accanto nelle scelte fondamentali, nell’indicazione alta e illuminista dell’agire politico, nella lotta non solo contro il pregiudizio radicato in italia, ma contro tutte le forme di discriminazione in tutti i paesi, e in primo luogo in quei paesi che per gli omosessuali prevedono la galera, la tortura, la morte.
Penso che il Gay Pride sia l’unica risposta possibile al fondamentalismo, religioso e laico.
Si, esiste anche un fondamentalismo laico, quello che non si riconosce nelle parole di Mill:
“Over himself, over his own body and mind, the individual is sovereign”.
E non parlo qui degli atei devoti, invenzione tutta giornalistica e italiana. Non sto pensando alla destra becera e reazionaria, o al cascame preconciliare.
Non sono quelli il problema per chi si riconosce nel Gay Pride.
O, meglio, lo sono anche loro, ma non nell’accezione che voglio ricordare qui.
Il primo nemico è quella “sinistra” (tra mille virgolette) che è pronta a spaccare vetrine e fermare treni, non diversa nei modi e nel pensiero dagli ultras, ma che per le battaglie di vita e civiltà non si mobilita mai.
E spesso usa i termini “frocio” e “troia” come insulto.
La “sinistra radicale” non sarà in piazza con noi sabato.
Non ci sono voti da raccogliere, non ci sono cassonetti da rovesciare.
Il primo nemico è quella “sinistra” (tra mille virgolette) che sui Pacs, sui Dico, e su ogni possibile variante sta affogando in un mare di ambiguità e di infamia.
Un’ambiguità e un’infamia che non riescono a celare la sostanziale omofobia di una classe dirigente cattocomunista nel pensiero se non nei modi.
La “sinistra riformista” non sarà in piazza con noi sabato.
Non ci sono voti da raccogliere, non ci sono preti da omaggiare.
Sabato 16 giugno, con il Gay Pride, non sfila solo l’orgoglio omosessuale, sfila anche la forza e la determinazione di dire no.
No a chi vuol controllare la nostra sessualità.
No a chi vuol controllare il nostro corpo.
No a chi vuol controllare la nostra vita.
Sabato 16 giugno, con il Gay Pride, ci contiamo.
E sapremo che chi non c’è sabato, per noi non ci sarà mai.
E sapremo che chi non c’è sabato, per noi non ci sarà mai.
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08 novembre 2006
Israele: World Gay Pride
C'ero a Roma e a Milano. Domani non potrò essere a Gerusalemme.
Ma qui trovate la mappa del percorso e una serie di informazioni utili.
Ne parla anche mmax di bloggoanchio.
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