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09 novembre 2006

Negazionismi

A Varallo Sesia è stata presa di mira una mostra fotografica sul genocidio armeno.
Un uomo, di origine turca, ha infatti devastato con violenza feroce i pannelli espositivi di una mostra dedicata al genocidio armeno ed ideata, tra altre cose, per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro. Nuri Bastug, questo il nome dell’uomo reo della devastazione, ha trentacinque anni e gestisce proprio a Varallo una rosticceria." Continua su liberaliperisraele.

Hat tip: tonibaruch.

15 ottobre 2006

da Euston Manifesto Italia

Quanto pesa un genocidio?

di Eugenio Mastroviti e Carmen Dal Monte

E’ impressionante come a volte certi morti pesino molto più di altri.

È stato notato in alcuni blog come 400.000 morti nel Darfur pesino molto meno di 1200 morti in Libano, almeno in Europa.
Allo stesso modo, per 10 anni diverse migliaia di sciiti uccisi in Afghanistan dai Talebani hanno avuto un peso pressoché inesistente di fronte a diverse decine di palestinesi uccisi dagli israeliani.
Tutti questi morti dal peso specifico sorprendentemente basso hanno una caratteristica in comune: vengono (o venivano) uccisi da regimi simpatizzanti del fondamentalismo di stampo wahabita, supportati e foraggiati dall’Arabia Saudita.

Allo stesso modo l’Arabia Saudita finanzia i Fratelli Musulmani e fornisce loro supporto intellettuale e ideologico attraverso l’università Al-Azhar che è la massima autorità teologica riconosciuta dal mondo sunnita.
Per essere più chiari i wahabiti hanno occupato le cariche accademiche che prima erano patrimonio dei vari filoni della teologia sunnita, monopolizzandone di fatto l’indirizzo teologico-politico.
In Europa i Fratelli Musulmani sono ufficiosamente rappresentati da organizzazioni come l’UCOII in Italia e l’MCB in Gran Bretagna. Non è certo un caso quindi che queste organizzazioni facciano il possibile per indirizzare (e alimentare) la protesta e le manifestazioni dei musulmani che vivono in Europa in una direzione che sia conveniente all’organizzazione “madre” dei Fratelli Musulmani.
Non è sorprendente quindi che queste organizzazioni cerchino di pilotare l’indignazione della comunità musulmana in Europa lontano dalle colpe di regimi con cui condividono finanziatori e padrini ideologici.
Il genocidio del Darfur è uno degli esempi più lampanti di questa pratica, aiutata anche dalla compiacenza dei mezzi di informazione occidentali che sembrano non ritenere il Darfur un’emergenza mondiale.

10 ottobre 2006

Darfur

Ancora una richiesta dell'Onu al governo sudanese:

The United Nations Office of the High Commissioner for Human Rights (OHCHR) is urging the Government of Sudan to order an independent investigation into recent militia attacks that may have left hundreds of civilians dead in South Darfur.

continua qui e c'è anche il rapporto in formato .doc

(ovviamente si continua a crepare nel Darfur e nel più totale oblio)

Hat tip: savetherabbit

06 ottobre 2006

Darfur/6

José Manuel Barroso si è detto "molto preoccupato" per la situazione in Darfur. In visita a Khartum, il presidente della Commissione Europea ha cercato di convincere il governo sudanese ad accettare l'invio di forze delle Nazioni Unite in Darfur, la regione nell'ovest del Sudan in preda da più di 3 anni a una guerra civile che ha provocato almeno 200mila morti.
segue su euronews

28 settembre 2006

Darfur/5

Dal Corriere:
Se è l'Africa che chiama di Franco Venturini:

"C'è l'Iraq, c'è l'Afghanistan, ci sono il Libano e i palestinesi, c'è l'Iran, può forse esserci anche il Darfur? La novità è che una risposta positiva, malgrado lo sfinimento per superlavoro della comunità internazionale, sta guadagnando terreno. Da Condi Rice a Kofi Annan e ai governi europei, tutti avvertono che il tempo stringe e che bisogna «fare qualcosa» per fermare i massacri nelle regioni occidentali del Sudan. E così i riflettori occidentali tornano timidamente ad accendersi sull'Africa, sulle sue tragedie silenziose, sui suoi genocidi trascurati, sui suoi orrori rimossi." Continua sul sito del Corriere

25 settembre 2006

darfur/3

Dal Corriere della Sera un altro resoconto dal Darfur. Vi ripropongo l'articolo In Darfur prosegue il massacro di Massimo A. Alberizzi perchè penso che certe notizie sia meglio farle circolare il più possibile.

"L’ultimo attacco è stato lanciato venerdì. Aerei dell’esercito sudanese hanno bombardato villaggi nel nord Darfur, poi sono arrivati i janjaweed, i miliziani arabi a cavallo o a dorso di cammello per completare, come al solito, il lavoro: ammazzare gli uomini sopravvissuti, violentare le donne, insultarle e schermirle umiliandole (“ora hai in grembo un figlio arabo”), rapire i bambini per trasformarli in schiavi, portar via le mandrie e saccheggiare il saccheggiabile."

SCORRERIE QUOTIDIANE - Ma forse, nel momento in cui leggete, quella di venerdì è diventata la penultima incursione. Infatti le scorrerie dei miliziani arabi contro le popolazioni civili di origine africana che abitano le regioni occidentali del Sudan si ripetono ormai quotidianamente. “Non c’è più tempo! Il governo di Khartoum deve accettare un contingente di pace dei caschi blu per fermare il genocidio”, ha ammonito il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, venerdì, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante un incontro tra 25 paesi e l’Unione Europea.

ANNAN E LA RICE - Sabato le ha fatto eco il segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan che, in un editoriale pubblicato da un giornale francese, ha lanciato un appello al Sudan perché sia ragionevole: “Condanno l’escalation che sta prendendo il conflitto in Darfur – ha scritto il capo dell’Onu –. E’ una vergogna per tutta l’Africa”, ha aggiunto. Mentre la Rice ha ribadito la posizione americana: “Se Khartoum continuerà a impedire l’accesso in Darfur, occorrerà pensare a un’azione unilaterale”.
Il Consiglio di Sicurezza a fine agosto ha deciso l’invio nella martoriata regione sudanese di una forza di pace di 17 mila uomini e 3000 poliziotti, per sostituire l’attuale missione dell’Unione Africana, che conta 7200 soldati male armati e male organizzati. Grazie alla Cina e alla Russia, che minacciavano di porre il veto, però è stato aggiunto un codicillo: la missione si farà solo se sarà accettata dal governo di Khartoum. Un’assurdità visto che quel governo è considerato il mandante (e talvolta con i bombardamenti aerei, anche l’esecutore materiale) del massacri e delle grossolane violazioni dei diritti umani in quell’area.

PACE VIOLATA - Ad Abuja in maggio è stato siglato un trattato di pace, accettato da una sola delle fazioni darfuriane. Un trattato che è morto subito, perché violato dal governo e dai ribelli. L’unico risultato è che Minni Minnawi, capo della fazione firmataria, si è sistemato con un bel posto di vice presidente del Paese, assistente del Presidente Omar Al Bashir per le questioni del Darfur. Ora vive a Khartoum con una scorta, un’auto di lusso e una bella residenza. I suoi uomini, pochi per la verità perché il suo gruppo si è assottigliato, partecipano alle razzie assieme agli arabi.
“E’ in corso una grande offensiva del governo – racconta Jahafar Monrò, portavoce della fazione del Sudan Liberation Army, guidata da Abdul Wahid Al Nur -. I soldati e le milizie filogovernative stanno distruggendo le campagne per impedire i raccolti. Tagliano gli alberi da frutta e ammazzano il bestiame. Chi non è stato ucciso dalla violenza rischia ora di morire di fame. L’esperienza del Ruanda dovrebbe insegnare qualcosa; se la comunità internazionale non si muove saremo sterminati. Dopo non pianga e non ci venga a dire “Abbiamo sbagliato a non intervenire, Chiediamo scusa”.

LA GUERRA SEGRETA - Al di là della violenza e dei massacri, in Darfur si combatte una guerra segreta tra Stati Uniti, Cina e Russia. Il Sudan dava ospitalità a Osama Bin Laden ed era stato messo dagli Stati Uniti nella lista dei “Paesi canaglia”. Così le compagnie petrolifere americane che esploravano il sud del Paese, dove è stato trovato oro nero in gran quantità, sono state costrette ad andarsene, immediatamente rimpiazzate da cinesi e malesi: imprenditori, operai, impiegati, ma anche capimafia e capi bastone cinesi hanno letteralmente invaso il Sudan. E concessioni minerarie di vario genere (comprese quelle petrolifere) sono state assegnate a uomini chi Pechino. Assieme a Russia e Ucraina, poi, la Cina ha fornito a Khartoum ogni genere di armi trasportate con urgenza all’aeroporto della capitale dove per innumerevoli notti sono stati segnalati in arrivo enormi cargo Antonov. I pezzi più grossi, elicotteri e (si dice, ma non c’è conferma) carri armati sono arrivati invece a Port Sudan, scalo sul mar Rosso.

I CINESI - La capitale sudanese è ormai piena di negozi gestiti da cinesi, di palazzi in costruzione o appena terminati eretti dai cinesi e di motociclette importate dalla Cina. I cinesi sono dappertutto e hanno anche il permesso di violare le rigide regole islamiche: ci sono perfino i bordelli cinesi e naturalmente i ristoranti, gli unici dove, nonostante l'alcool sia severamente bandito, si possa bere apertamente davanti a tutti vino, birra e il tradizionale stomachevole liquore alla rosa. Solo in quei locali si ha la certezza che non arriverà nessuna guardia islamica che, per tutelare la moralità religiosa, potrebbe farci condannare a 100 frustate sulla pubblica piazza.

Darfur/2

Gli ultimi sviluppi li racconta Giampaolo Pioli, in un articolo intitolato Darfur, fermate la strage
La conclusione è quanto mai sconsolante: "Se Annan fallisce, il Sudan diventerà presto anche la vergogna dell'Onu.
Ma c'è mai stata un volta in cui Annan non ha fallito? Direi che la sua è la peggior gestione dell'Onu che si sia mai vista. Il suo mandato scade il 31 dicembre, e qui una domanda:
chi vorreste voi come segretario dell'Onu?