24 agosto 2008

Shaftesbury

“la libertà di fare dell’ironia” scrive[i] “e di esprimere dubbi su tutto con correttezza di linguaggio, la possibilità di esaminare o confutare qualunque argomento senza offesa per l’avversario, sono i metodi che si devono usare per rendere gradevoli le conversazioni filosofiche. Infatti, a dire il vero, esse sono stare rese tediose dalla angustia delle leggi loro prescritte e dall’oppressione della pedanteria e del bigottismo di coloro che le considerano prerogative proprio e si arrogano il diritto di regnare da despoti in tali provincie del sapere.”


[i] Shaftesbury, Sensus communis, I, IV.

22 agosto 2008

Filosofia italiana

E' passato più o meno un anno da quando ho scritto questo post. Lo riconfermo, lo rivendico, non ho cambiato idea. 

Ma porca miseria, è mai possibile che cercando un sunto del pensiero di Pomponazzi, io prenda in mano un libro sull'umanesimo italiano e prima di sapere cosa accidenti ha strologato Pomponazzi sull'etica mi debba sorbire 35 pagine della sua formazione giovanile e sul pensiero del suo maestro Achillini - "peraltro meno brillante e profondo"? E se è meno brillante e profondo e tu hai un capitolo che si intitola l'etica di Pomponazzi per quale accidenti di motivo gli dedichi tutte quelle pagine?
Che poi la formazione giovanile non è stata poi così lunga, considerato che a 26 anni era in cattedra. 
Ma almeno il contrario si poteva fare? Prima cosa ha detto e POI come (forse, chissà perchè, ipotizziamo) ha imparato a leggere e scrivere.

Intanto Obama (classe 1961) corre per la presidenza usa. Uno dei miei più cari amici (classe 1958) è considerato troppo giovane per fare l'associato.

17 agosto 2008

Democrito

Contemporaneo di Socrate e Platone e concittadino di Protagora, Democrito di Abdera nasce probabilmente intorno al 460 e muore vecchissimo intorno al 370. Fondatore dell’atomismo antico e suo esponente più importante, ci restano purtroppo di Democrito pochissimi frammenti, sebbene la tradizione riporti di lui molti titoli che testimoniano come la sua riflessione filosofica fosse ad ampio spettro e come la sua fama nell’antichità fosse superiore a quella dello stesso Platone, che non lo cita in nessuna delle sue opere come riporta maliziosamente Diogene Laerzio:

“Platone voleva dar fuoco a tutte le opere di Democrito, quante aveva potuto procurarsene, ma ne fu distolto dai pitagorici Amicla e Clinia che gli fecero osservare che non c’era frutto, perché quei libri eran già nelle mani di moltissimi. E si capisce: infatti lo stesso Platone, che fa menzione di quasi tutti gli antichi filosofi, non ricorda mai il nome di Democrito, neppure là dove proprio dovrebbe polemizzare con lui, ben sapendo che si sarebbe cimentato con il migliore dei filosofi.”[1]



[1] Fr. A 40.

storie della filosofia e domande

L’età ellenistica, che convenzionalmente va dalla morte di Alessandro il Macedone nel 323 a.C fino alla conquista romana dell’Egitto nel 31 a.C. segna un mutamento radicale del contesto sociale, del ruolo della polis e della coscienza individuale e l’orizzonte dell’agire umano si allarga contestualmente ai confini e ai cambiamenti che coinvolgono tutti i settori della vita sociale, dalla politica all’economia. Spesso la filosofia ellenistica è stata vista come una sorta di “regresso” rispetto ai grandi temi della filosofia classica, considerando negativamente l’indirizzo della riflessione filosofica verso temi come la felicità individuale, il benessere del singolo, il bene e la possibilità di una vita serena, e in molti manuali di filosofia spesso le filosofie ellenistiche vengono descritte come meno complesse e problematiche della tradizione precedente, e sottovalutato l’impatto delle critiche e delle polemiche che le animano contro i grandi sistemi come quello platonico e aristotelico. E’ necessario ricordare invece che l’orizzonte della polis, non solo nelle sue espressioni politiche, ma anche in quelle filosofiche ed etiche, riguardava una minima parte degli abitanti, quelli che godevano dei diritti politici, erano esclusi gli schiavi, le donne, e gli uomini liberi ma non cittadini, come gli stranieri, i liberti, e coloro che non erano figli di un matrimonio riconosciuto dalla polis. E questo solo all’interno delle città-stato che avevano un ordinamento democratico, poiché non esiste, per esempio, produzione filosofica a Sparta, o nelle colonie spartane, città nelle quali peraltro le donne con cittadinanza vivevano in una condizione di libertà e autonomia che le donne ateniesi non avrebbero mai conosciuto.

Quindi, al di fuori di quella ristretta minoranza che godeva di autonomia politica e individuale, i maschi nati liberi da genitori entrambi liberi e cittadini, per quale motivo tutti gli altri avrebbero dovuto vedere in una filosofia che aveva come argomento principale di ricerca il singolo, la sua comprensione del mondo, la sua possibilità di vita felice, un “regresso”?

16 agosto 2008

Galatea

Il blog di Galatea è assolutamente da seguire.
O almeno non perdetevi gli articoli taggati badilate di cultura.

15 agosto 2008

Concordo

Come spesso accade, con Uriel.
E l'egocentrismo però mi spinge a puntualizzare che l'ipazia del commento non sono io.
Non che gli amici potessero confondermi, vista la diversità dello stile.

13 agosto 2008

Comunicazioni di servizio

L'aggiornamento saltuario di questo blog non vi inganni: non sono in vacanza.
E a questo proposito vorrei sottolineare che ODIO i libri senza indice dei nomi e senza indice analitico.

12 agosto 2008

Nanofrottolo

Opera di Cig. Se la riproducete citate la fonte!

Geografia creativa

update: hanno corretto.


Per La Stampa il Mar Morto è in Romania:
"Elio Bonaci è arrivato sulla costa del Mar Nero da Ostia con la moglie Adriana, anche lei a caccia di idroterapie a portata di assegno Inps. Spiegano, con l’aria soddisfatta di chi se ne frega del fondale un po’ carente del Mar Morto: «Fa schifo anche il mare di Ostia non crede? Ma da noi con 10 euro, la sera, mica ce magni!». Come loro, altri 400 mila italiani, quest’anno. Chi con lo stipendio assassinato dal mutuo a tasso variabile, chi con una moglie licenziata di fresco dal phone center."

e ancora:

"E le ragioni sono molte, come spiega il pasticciere romano Pasquale Gerace, 48 anni, al check-in dell’affollato aeroporto di Timisoara, direzione Mangalia, zona sud del Mar Morto: «Qui si spende poco, ed è un posto da cui ti viene ancora voglia di mandare cartoline. E non perché sia meraviglioso: il mare è asfittico e la spiaggia è meno curata di quella di Fiumicino. Ma l’atmosfera è come se avessimo riavvolto il nastro, si respira aria da Anni Sessanta». E, come per i film da boom economico, ti viene voglia di colorarla."

11 agosto 2008

07 agosto 2008

Giornali radio

Sentita al GR1:

Giornalista (?): "In questo agosto gli italiani che vanno in vacanza in posti esotici sono 18 milioni."
che poi passa la parola all'esperto che informa sulle vaccinazioni utili: malaria, beri beri, colera, and so on.

18 milioni. Potrebbe essere una buona idea quella di lasciarceli, nei posti esotici.
Pubblica post

Dialoghi

Io: "Senti, domani mattina mi spedisci questi plichi?"
L'altro: "Domani mattina? Proprio domani mattina?"
Io: "Assolutamente si. Domani è l'ultimo giorno. DEVONO partire domani."
L'altro: "Ok, domani mattina partiranno."
Io: "Falli con ricevuta di ritorno."
L'altro: "Sicura? Cosa dice il bando?"
Io: "Non mi frega niente di cosa dice il bando, tu falli con ricevuta di ritorno."
L'altro: "..."
Io: "All'utimo concorso a Bologna si sono mandati le pallottole per lettera. Figurati se non si perdono una busta."

03 agosto 2008

Derrida sulla filosofia

Jacques Derrida, Il diritto alla filosofia da un punto di vista cosmopolitico, Il Melangolo, 2003, pp. 54, euro 10,00, ISBN 88-7018-489-7;

Quello che pubblica il Melangolo, con una articolata prefazione di Simone Regazzoni, è il testo di una conferenza che Derrida tiene per l’Unesco nel maggio del 1991. Nelle intenzioni esplicite di Derrida è il richiamo al testo kantiano del 1784, Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico per sottolineare come alcune istituzioni internazionali che sono nate dopo la Seconda Guerra Mondiale hanno alle spalle una lunga storia nel pensiero filosofico; come scrive Derrida “sono atti e archivi filosofici, produzioni e prodotti filosofici, non solo perché i concetti che le legittimano hanno una storia filosofica assegnabile [...] ma perché [...] tali istituzioni implicano la condivisione di una cultura e di un linguaggio filosofici, che impegnano quindi a rendere possibile, in primo luogo attraverso l’educazione, l’accesso a questo linguaggio e a questa cultura” (pag. 27).

Il testo, breve e intenso, è un mirabile esempio della capacità decostruttiva del pensiero di Derrida, che rilancia la sfida della filosofia in una articolazione raffinata tra libertà e necessità della filosofia, che emerge, come viene sottolineato nell’introduzione, dall’imprescindibile legame tra la riflessione filosofica e il luogo in essa viene inscritta. Da un lato vi è la necessità per la filosofia del legame con i luoghi istituzionali e dall’altro per quegli stessi luoghi l’esigenza di mettere in gioco il problema del diritto alla filosofia.

Quel luogo è per Derrida l’Unesco che ritiene che sia “il luogo privilegiato” per esporre la questione poiché è il luogo in cui gli stati si sono impegnati “filosoficamente” a favore di “una certa filosofia del diritto, dei diritti dell’uomo, della storia universale” (pag. 28). Il passo successivo che Derrida compie è la risposta alla domanda intorno al cosmopolitismo della filosofia e della ricerca filosofica; si tratta di comprendere la necessità del dispiegamento internazionale del diritto alla filosofia, della dimensione sovranazionale della responsabilità che deve essere assunta. Compito del filosofo è reinventare la filosofia, e l’esistenza di una istituzione come l’Unesco, e il suo dipartimento di filosofia, il fatto che l’Unesco sia, e il fatto che il suo modo d’essere sia preliminarmente filosofico, fa sì che il sistema di valori non solo consenta l’esistenza dei filosofi ma ne prescriva anche il compito, e il compito è quello dell’interrogazione intorno alla situazione che si è creata. A questo punto dell’analisi il richiamo a Kant (anche contro l’idealismo schellinghiano sulla presenza in ogni luogo della filosofia) si fa più presente e puntuale per introdurre la possibilità di superare proprio Kant. E il superamento di Kant può avvenire solo liberandosi del filo conduttore greco-europeo che egli assume, ma allo stesso tempo, evitando di rimanere invischiati – e quindi di opporre – il secco dualismo dell’ultimo secolo tra eurocentrismo e antieurocentrismo perchè esso si configura dice Derrida come coloniale e missionario; la filosofia, secondo il pensiero del filosofo francese, deve essere sempre pensata come “altra via”, è “altra via”. Sotto il nome greco, sotto la memoria europea, ribadisce Derrida, la filosofia è sempre stata “bastarda” e “innestata”. Qui i contorni della questione intorno al cosmopolitismo della filosofia cominciano a essere, allo stesso tempo, più netti e più sfumati: la filosofia si configura come ibrida e poliglotta, e ha come momento di origine della sua identità l’”esposizione all’altro”; come scrive Regazzoni nell’introduzione: “l’”a venire” della filosofia, e il suo diritto; l’avvenire del diritto e della filosofia, legati a un certo diritto alla decostruzione dell’idea di filosofia e delle istituzioni che a partire da essa si strutturano, sono affidate alle inedite forme della sua (re)invenzione dell’altro, in tutte le possibili accezioni di questo sintagma, in cui l’altro non è né il non filosofico, né l’antifilosofico, ma un altro in cui la filosofia non saprebbe forse più riconoscersi, un altro che il nome di filosofia non saprebbe e non potrebbe forse più nominare” (pag. 17).

E qui, e non altrove, si pone il problema del futuro della filosofia intrecciato con il tema della democrazia a venire, e che Derrida riassume nelle pagine finali, dandone i titoli.

In primo luogo viene sottolineata la necessità di appropriarsi dei modelli che la filosofia ha assunto nell’ultimo secolo con l’opposizione tra filosofia continentale e filosofia analitica; viene poi l’esigenza di superare i limiti che vengono posti alla ricerca filosofica, sacrificata alle esigenze dell’economia e dalla diversa valutazione che viene data ad altri ambiti di ricerca (la scienza applicata, la tecnologia).

La conclusione del discorso di Derrida torna a Kant, per sottolineare come il suo scritto sia anche un trattato intorno all’educazione, e ci offre un brano del filosofo tedesco sul quale riflettere, brano che apre la via all’esito del diritto alla filosofia.

01 agosto 2008

Blog e blogger

Se internet, il web, la rete, le reti, la tecnologia and so on, ci avessero dato solo i blog e i blogger ci sarebbe bastato (cit.)

Solo oggi, oggi, uno stramaledetto 31 luglio di lavoro, che si sta rapidamente trasformando in un 1 agosto di lavoro, che diventerà un 2 e poi un 3 e fino al 24 agosto non ci saranno pause degne di nota, solo oggi dicevo, guardate cosa sono capaci di fare e scrivere i blogger:

7yearwinter con Avete rovinato le droghe

adayinthelife con Lune e lodi (con lo splendido, geniale stefano disegni)

leonardo con Apocalistick

l'orologiaio miope con La mosca antropofaga

Buona letture