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26 luglio 2006

Decadenza dell'Occidente

In questa fine di luglio calda (finalmente) e afosa: ho avuto un'intuizione geniale che spiega, almeno in parte, la decadenza della civiltà occidentale.
E devo ringraziare la signora Bx che - nonostante sia persa nel suo esotico paese non meno che dietro ai "big bamboo" (faccio progressi eh, fb?) - non manca di connessione internet e di cellulare. Il che significa che martella di mail, di sms, di messaggi vari l'universo mondo sui bombardamenti a beirut e sul povero oriente, aggiungendo geremiadi sparse sui mali e gli equivoci nella comprensione del mondo.
Che c'entra, direte voi, con la decadenza dell'Occidente.
C'entra, c'entra.
E la colpa è di Lenin; non era lui quello convinto che le cuoche potessero imparare a governare lo stato?
E' finita che le cuoche rompono l'anima e lo stomaco con la nouvelle cousine e le insegnanti/turiste in fregola sono convinte di aver compreso il mondo, dalla piscina di un albergo di lusso che possono permettersi solo fuori dall'Europa. E tanti saluti ai bambini di Gaza.

12 luglio 2006

dalle fregole missionarie alle fregole e basta

La signora BX (come spiritosamente l’ha soprannominata un lettore di questo blog) è passata dalle fregole missionarie alle fregole e basta. E mettendo – grazie a dio – da parte ogni velleità umanitaria lenisce le sue pene in un paradiso sessuale per signore. Eh si; ha deciso di partire per le vacanze, e che i poveri bambini/profughi/prigionieri bombardati/feriti/arrestati se la devono cavare senza il suo aiuto. (immagino comunque che non farà mancare la sua solidarietà sul suo blog, se trova un internet point).

Al di là delle scelte personali, e a questa francamente non mi sento di non plaudire, (divertiti BX e torna magra e soddisfatta. Ti aspetta un anno pesante, durissimo, devi essere in forma smagliante, recuperare tono e cinismo e palle, qui i moloch non aspettano altro che la tua tenera carne) la sua partenza mi ha aperto un mondo. E all’aperitivo/cena che ha offerto alla partenza – per altro frettolosa e inaspettata – le signore da lei convenute mi hanno aperto un mondo su cui vale la pena di sprecare qualche minuto a riflettere. Mondo del quale ignoravo del tutto l’esistenza (e se vi sembra poco credibile non so che farci, ma vi assicuro che è così); parlo dei “paradisi sessuali” per signore, diciamo, mature. Pare che Giamaica, Capo Verde, Marocco, Egitto e Cuba siano tra le mete preferite delle single europee; dico pare perché in effetti, a parte i discorsi che ho sentito l’altra sera non mi risulta niente altro, se avete informazioni, siti, link che affrontano questo argomento…

27 giugno 2006

segnalazione

Sulla discussione intorno alle motivazioni che spingono al volontariato è entrata anche rosalux, con questo post in cui dice ottimamente alcune cose che condivido.

25 giugno 2006

Del volontariato o Nietzsche

L'aforisma 627 di Umano, troppo umano sembra quasi essere l'origine del post qui sotto sulle fregole missionarie. Ne serbavo un vago ricordo e sono andata a ripescarlo, mi sembra così adatto che ve lo ripropongo per intero:

"627. Vita e vicende. Se si osserva come certi uomini sanno trarre partito dalle loro vicende - dalle loro insignificanti e banali vicende - al punto che esse si trasformano in un campo che porta frutto tre volte l'anno; mentre altri - e quanti altri! - vengono trascinati dall'onda delle vicissitudini più eccitanti, delle più varie correnti di tempo e di popolo, rimanendo tuttavia sempre leggeri, sempre a galla, come sughero: si è alla fine tentati di suddividere l'umanità un una minoranza ("minimanza") di coloro che sanno fare molto con poco, e in una maggioranza di coloro che sanno fare poco con molto; anzi ci si imbatte in quegli stregoni alla rovescia che, invece di creare il mondo dal nulla, creano un nulla dal mondo."

"creano un nulla dal mondo". Bellissima, non trovate?

24 giugno 2006

Volontariato e menopausa

Qualche sera fa mi sono lasciata trascinare a una cena di conclusione di un anno scolastico che non ho vissuto. Ho lasciato la scuola senza alcun rimpianto, avevo saputo fin dal principio (2001) che era un'esperienza passeggera; che dovevo fare ma che non era il mio lavoro.

E un po' mi manca quel contatto quotidiano con il mondo al quale non ero abituata. Quando ho cominciato a insegnare in un liceo la cosa ha letteralmente stravolto la mia vita. Prima di quel momento le mie abitudini era abbastanza consolidate e prevedevano la frequentazione di ben poche persone e certamente non tutti i giorni. Fortunatamente le mie giornate sono tornate – quasi – come quelle di allora: studio, scrittura, biblioteca (poco, non riesco a concentrarmi), poche uscite – se si escludono quelle in giardino; insomma il vicino più vicino sta quasi a un chilometro di distanza, e spesso passo giornate intere scambiando qualche parola solo con il postino (se non ha fretta.)

Non amo vedere molta gente e una giornata che preveda l'incontro con più di due persone è immediatamente classificata come “faticosa”. Fanno eccezione solo le lezioni all'università, che peraltro non prevede un orario particolarmente pesante.

Per farla breve, martedì sera mi sono ritrovata a questa cena. I miei ex colleghi sono decisamente divertenti, diciamo che i più antipatici si sono scremati da soli nel corso degli anni e nei momenti conviviali si defilano; ma non è della cena in particolare che voglio parlare, ma della signora che avete già incontrato qualche post fa. E' in partenza, non appena finiti gli esami di stato parte per un posto più o meno come questo, (quello esatto non sono riuscita a ricordarmelo) ormai è il secondo anno; ne parla sempre con entusiasmo, del lavoro che fa da quelli parti – scuola e assistenza per i più piccoli, almeno a quanto ho capito; le luccicano gli occhi quando parla della fame, della miseria, della paura. Si anima, si sente viva, si sente utile – dice lei. Stavolta, a differenza dell'altra, non ho taciuto; sarà che l'argomento mi toccava di più, sarà che il vino a tavola era buono, e mi sono ritrovata ad attaccarla (un po' me ne pento, non si dovrebbe infierire su una quasi cinquantenne in crisi esistenziale e single per sfiga). E così le ho chiesto perché per sentirsi viva deve andare (a spese sue tra l'altro) a vedere le sofferenze degli altri; ho continuato esortandola a interrogarsi sulle motivazioni che le facevano pensare di uscire dalla depressione andando a vedere orfani, mutilati, ammalati; le ho chiesto che volontariato era quello, che nasceva solo dalla considerazione che qui non è niente per nessuno. (ché mica pensava di andare volontaria qualche anno fa).

Insomma che persona è questa, che deve andare di persona a vedere le sofferenze altrui per risollevarsi il morale? E, ovviamente, che tipo di persone sono quelle che plaudono – da casa – a queste iniziative?

Io non riesco nemmeno a vedere dieci minuti di filmati sui campi profughi senza vomitare anche l'anima, e mi trovo a cena con persone che amano sguazzarci dentro.

Se poi qualcuno di voi è nella stessa situazione ecco un link utile.