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14 febbraio 2007

Momenti

Luna, la più anziana, dorme in casa. Ufficialmente sul suo tappetino, ma appena viene spenta l'ultima luce un orecchio attento può sentire il suo passo felpato (più da gatto che da cane) avvicinarsi al divano e saltarci sopra.
Gli altri tre, Mira e i due pestiferi cuccioli - Musa e Tequila - dormono in giardino sul retro, in una enorme cuccia che potrebbe agevolmente ospitare due famiglie.
Mira occasionalmente è ammessa in casa, ma le piace poco. Di giorno preferisce oziare sotto al portico o vagabondare per le colline intorno. I cuccioli mai. Veto assoluto. Quando riescono a sgattaiolare dentro saltano sul divano, entrano nella casa di Topolino, rubano i peluche e cercano di strappare i tappeti. Sembrano 101, non due. Senza contare che Tequila, il maschio, non appena viene accarezzato piscia di getto, tutto contento.
Ma stasera è diverso, tutti dormono, la casa è silenziosissima, e allora li ho radunati tutti e quattro intorno alla mia scrivania. E distribuisco merendine al cacao, che qualcuno - del tutto inopinatamente - ha comprato per il topo senza sapere che gli sono rigorosamente vietate (si, tutti i tipi di merendine preconfezionate, almeno finchè ce la faremo. Gelato e cioccolata fondente invece quanto ne vuole).
Luna, un po' sdegnata per l'invasione li guarda torva e poi salta sul divano. E' fisicamente la più piccola, ma non ci sono dubbi sul suo ruolo. Mira mi appoggia il muso sulle gambe mentre scrivo questo post e con piccoli colpetti del naso cerca di attirare la mia attenzione. Inspiegabilmente i cuccioli sono buoni. (per forza, stanno silenziosamente masticando il peluche preferito del topo).
Luna e Mira vengono dal canile, adottate da cucciole. Chi segue questo blog sa che gli altri due sono nati qualche mese fa.
Mi piacciono i cani, si. E più sono grandi e più mi piacciono. Guardo Luna sul divano. E penso a Serse, il sanbernardo che mio fratello cavalcava da bambino. C'è ancora da qualche parte di sicuro la foto di un bimbo piccolissimo (penso avesse meno di tre anni) sulla schiena di un san bernardo di 130 chili.

Mentre sono persa in rimembranze canine una voce assonnata riprende il possesso dei "suoi" cani. In un attimo Musa e Tequila mollano il peluche e si lanciano sul pargolo impigiamato in un tripudio di leccate e mugolii. Sul tappeto adesso si rotolano in tre, e fanno un casino da svegliare anche i vicini (il più vicino dei quali sta a quattrocento metri).
Riprendo il controllo della situazione e mentre tre cani escono, una finge di dormire sul tappeto, io mi affaccio alla camera da letto portando in braccio un respiro leggero (e un po' affannato, e anche che sa vagamente di cane), che con gli occhi già chiusi mormora "musa, chichila..."

Schopenhauer aveva torto anche in questo: noi esistiamo per essere felici.