26 novembre 2006

Comprensione

Qualche giorno fa ho richiamato l'attenzione su un post di Mmax che parlava della terrorista suicida Fatma A-Najar. Sulle sue considerazioni sono intervenute poi altre due blogger: rosalux e candide; a questo punto allora vorrei chiarire cosa intendo per "comprensione".

Il primo a distinguere con chiarezza tra "comprendere" e "spiegare" è stato Dilthey, che ha inteso il primo come procedura delle scienze dello spirito mentre il secondo è considerato come il procedere delle scienze naturali e come tale fondato sul concetto di causalità. Per citare le sue parole:
"Il comprendere è un ritrovamento dell'io nel tu [...] Il soggetto del sapere è qui identico con il suo oggetto e questo è il medesimo in tutti i gradi della sua oggettivazione."
Lo strumento proprio del comprendere è per Dilthey l'Erlebnis, l'esperienza vissuta.

Intervengono poi Max Scheler e Martin Heidegger; per Scheler il comprendere implica l'alterità dei sentimenti e la comprensione è fondata sul rapporto simbolico tra le esperienze interne e la loro espressione. Heidegger considera la comprensione come essenziale all'esperienza umana, e ha al suo interno la componente progettuale dell'esistenza.

A conclusione di questo breve intervento stano bene Ricoeur e Levinas che discutono in un testo dal titolo Il pensiero dell'altro.

A un certo punto Levinas dice:
"il volto è nudo, non è vestito, non si può vestirlo, quando viene vestito rimane nascosto, e, contemporaneamente, è il "tu non ucciderai". E' molto difficile uccidere qualcuno che mi guarda in faccia. Di conseguenza, quanto al mio proprio individuo, "io" è l'unico responsabile"

Ricoeur ribatte:
"In parte io penso il rapporto con la morte in questa maniera. Non si tratta semplicemente della scomparsa di un volto, è anche la continuazione della conversazione e del linguaggio. Sono entrato in una conversazione che mi ha preceduto, ho cercato di prendervi parte facendo del mio meglio ed essa continuerà dopo di me."

Ecco, nel post di mmax, nei richiami di rosalux e di candide sulla vicenda di questa donna io ho trovato la "comprensione", ho ritrovato l'umanità di Fatma A-Najar, quell'umanità, quel volto, quell'esistenza che lei ha voluto negarsi, che spietatamente hanno voluto negarle coloro che le hanno legato una bomba al ventre (quel ventre che tante volte aveva sconfitto la morte donando la vita), e che ancora dopo la sua morte vogliono negarle tanti avvoltoi nazisti che vorrebbero far diventare il suo esserci un simbolo di morte.

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