Mercoledì, 4 Ottobre 2006
Finanziaria, salvi 18.500 alunni bocciati. Così si risparmia sulle
classi
Asini promossi per legge
Come si fa a risparmiare sulla scuola con un ministro come Giuseppe
Fioroni che minacciava le dimissioni di fronte ai tagli previsti in
Finanziaria? Semplice: salvando qualche asino da sicura bocciatura
Sembra una follia, invece è la soluzione trovata da quei
della Ragioneria generale dello stato che hanno scritto la relazione
tecnica della legge finanziaria 2007. Stabilendo, appunto, che salvando
un asino ogni dieci da sicura bocciatura nei primi due anni della
scuola superiore si verrebbero a risparmiare 18,6 milioni euro già
nel 2007 e ben 56 milioni di euro a decorrere dall'anno successivo.
Dov'è il risparmio? Eccolo: meno ripetenti significa meno classi, meno
professori, meno bidelli (...) La trovata è stampata alla pagina 353
del disegno di legge finanziaria depositato alla camera dei deputati.
È stata considerata, sostengono i tecnici, ´una riduzione del 10%
del numero dei ripetenti dei primi due anni di corso della scuola secondaria di secondo grado. I bocciati normalmente sono 185.002 quelli da salvare il prossimo anno dovrebbero essere 18.500.
Significherebbe un taglio netto di 805 classi, ma i prudentissimi tecnici per calcolare i risparmi ne contano solo 644 in meno (l'80%).
Così si potranno risparmiare 1.455 docenti e 425 classi, per una minore spesa di euro 56 milioni a decorrere dall'anno 2008 ed euro 18,6 milioni per l'anno 2007. Gli asini brindano, ma la norma inserita in Finanziaria è una vera sciocchezza: quale professore è disposto a salvare da meritata bocciatura un suo alunno per il bene superiore dei conti pubblici, se questa promozione oltretutto è destinata a fargli perdere il posto di lavoro? Sotto questo meccanismo così strampalato però c'è qualcosa di ben più serio: ed è l'idea stessa di educazione che porta a mischiare così numeri e carte, meriti e conti pubblici, studenti e professori. Il ministro dell'istruzione, Giuseppe Fioroni, che probabilmente è vittima di questo grottesco modo di procedere, avrebbe più di una ragione per alzare la voce e mandare gamba all'aria le norme inserite nella legge più importante del governo. Della qualità dell'insegnamento e dell'apprendimento, della formazione degli insegnanti e della crescita degli studenti, del
rischio educativo in gioco su quei banchi di scuola importa assai poco
a chi legifera in questo modo. Quella che appare come una scivolata dei
tecnici è invece il cuore stesso di una politica che arranca,
giochicchia con slogan e testi sacri (come ha pontificato ieri alla
camera), ma non ha nulla da dire. Solo numeri da sistemare...
Franco Bechis
1 commento:
Io spendo dieci minuti a scrivere un commento e tu mi cancelli il post?
Adesso ti arrangio io:
> Non è difficile capire perché le regole dei concorsi, unite alla
> cosiddetta autonomia di bilancio delle Facoltà, abbiano prodotto
> questa situazione
Tale situazione persiste fin dal ventennio, attribuirne il motivo alle "regole" e pensare di cambiare tale situazione per decreto contribuisce ad aggravare il problema. Si è già tentato di farlo moltissime volte senza risultato alcuno.
Cambiare le regole dei concorsi non serve assolutamente a niente, Francia e Germania hanno due sistemi di reclutamento cosí diversi tra loro da essere quasi l'uno il contrario dell'altro, eppure funzionano entrambi molto meglio del nostro.
Piuttosto che inseguire l'idea platonica di concorso pubblico perfetto, sarebbe assai meglio trovare il modo di far sí che i responsabili dei gruppi di ricerca paghino di persona per l'eventuale assunzione di un imbecille.
E poi bisogna dirlo chiaro: con i miserandi salari attualmente pagati ai ricercatori la mobilità rischia di rimanere un'utopia. Incentivi economici innanzitutto.
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