01 dicembre 2009
13 novembre 2009
12 novembre 2009
Solo linguaggio?
Ad un certo punto l'articolista scrive:
"I nomadi chiedono il risarcimento danni dopo la sommossa. Una ventina di persone, tutte appartenenti a nuclei familiari di etnia Rom, hanno sostato e protestato questa mattina davanti al Municipio di Alba Adriatica. I nomadi, che volevano incontrare il sindaco, hanno chiesto l'intervento economico del Comune a risarcimento dei danni subiti dopo la sommossa, animata da oltre 200 cittadini, all'indomani della morte dell'imprenditore vittima di pestaggio da parte di tre giovani zingari. Sostenendo di non essere coinvolti nell'accaduto, alcuni manifestanti hanno rivolto un appello alle forze dell'ordine che, a loro parere, hanno il dovere di proteggere la comunità rom da eventuali aggressioni. "
Vi invito a riflettere su "a loro parere", quasi che difendere un campo rom da un pogrom non sia tra i compiti delle forse dell'ordine.
Per altro, è interessante notare come il nesso tra videopoker e rissa venga praticamente sottaciuto.
10 novembre 2009
Dialoghi su icq
Cochin (18.05): cristo e la santanchè l'hai sentita?
Diotima (18.06) : ah si maometto pedofilo voglio dire siamo sincerema se qualcuno la mena la santanchè a noi ci dispiace?
Cochin (18.06): ahahhahahahhahahahahhahaa minchia, quanto se le merita
Diotima (18.06): pure se la mena un integralista del burqa eh?
Cochin (18.06): il problema è che diventerebbe la vittima santa quindi spero proprio di no
Diotima (18.06): mah
Diotima (18.07): siamo sempre state sul fronte opposto in questo io e te voglio dire tu ti preoccupi che le vittime possano diventare simboli io auspico che intanto diventino vittime. poi si vedrà.
Cochin (18.08): lol
09 novembre 2009
Eventi
A giudicare da quanti scrivono della diretta partecipazione alla caduta del muro viene il dubbio che a Berlino ci fossero i saldi del secolo. Come a Woodstock.
08 novembre 2009
Blog dalla Svezia
"iao, se ti interessa anche un blog dalla Svezia, noi ci siamo trasferiti a maggio 2009, fuggendo dall'Italia. Ci raccontiamo quasi ogni giorno qui: http://onewaytosweden.blogspot.com
Nel blog mettiamo anche un sacco di info che potrebbero tornare utili a chi volesse inseguire il proprio sogno di vivere in un altro paese.
Grazie e ciao.!"
e aggiorno i link.
28 ottobre 2009
26 ottobre 2009
Berlusconi e Marrazzo
Possiamo sostanzialmente sintetizzare le varie opinioni in questo modo:
da destra:
1. la vita privata del premier è vita privata che nulla ha a che vedere con la vita politica;
2. è un complotto
da sinistra le cose appaiono leggermente più complicate e andiamo da:
1. la vita privata di Berlusconi è vita privata, dobbiamo batterlo politicamente, e chi sanziona i suoi comportamenti privati è un moralista
a
2. la vita privata di Berlusconi sarebbe privata se non sistemasse le donne con cui si accompagna con cariche pubbliche e se non sponsorizzasse opiniono politiche (vedi family day) del tutto incompatibili con le pratiche private
fino a:
3. è un disgustoso puttaniere maschilista.
Mi paiono opinioni - tutte - estremamente superficiali, che non colgono quali sono i termini della questione. Che sono parecchio più complicati e che chiamano in causa categorie e ragionamenti piuttosto trascurati; in breve, possiamo porre il problema in altre determinazioni, estremamente più pregnanti - a parer mio - e che portano a conseguenze ben più interessanti.
In una discussione in reallife sul caso Marrazzo mi sono ritrovata a sostenere l'opinione che, indipendentemente da ogni considerazione etico-morale sulla pratica di pagare prestazioni sessuali, quello che mi stupiva era l'incapacità di controllo pulsionale. Sei un uomo pubblico, ricopri una carica pubblica, in un paese ritenuto (non a torto, ma non per queste cose) sessuofobiche, e se sei incapace di controllare le tue pulsioni questo porta a due considerazioni:
a)manchi di intelligenza sociale, perchè sai benissimo che se ti beccano sei un uomo finito
b)i tuoi elettori possono anche fregarsi di chi, dove e come trasgredisci, perchè -beati loro - non sono moralisti, ma dovrebbero essere interessati al fatto che sei un uomo incapace di tenere sotto controllo le pulsioni. E che sei disposto a rischiare la rovina personale per soddisfarle.
A mio modo di vedere questo vale sia per Berlusconi che per Marrazzo, indipendentemente dalle scelte di genere. Trovo che sia estremamente pericoloso che chiunque abbia dei problemi di questo genere occupi posizioni di potere.
A questa che mi parevano considerazioni già abbastanza pessimistiche Candide ha replicato sinteticamente, con una buona dose di intelligenza politica, che in realtà chi fa la scalata al potere, riuscendoci, lo fa proprio per poter soddisfare le sue pulsioni; che quello che accomuna Berlusconi e Marrazzo è proprio una concezione del potere come posizione che possiede l'intangibilità; si cerca di diventare potenti con la convinzione che il potere sia quello feudale, e che quindi al potere si accompagni la possibilità di dare libero sfogo ai proprio comportamenti - comportamenti che in un uomo comune sono duramente sanzionati.
E non solo, ma che proprio il potere abbia in sè, ontologicamente, quella condizione che permette a un maschio alfa di soddisfare i suoi appetiti.
Ora, entrambe le posizioni - per altro solo superficialmente in opposizione - ci portano a riconsiderare le posizioni espresse "a sinistra".
E torniamo a quelle; la prima era:
la vita privata di Berlusconi è vita privata, dobbiamo batterlo politicamente, e chi sanziona i suoi comportamenti privati è un moralista;
questa si rivela essere una trappola. La vita privata di Berlusconi e Marrazzo rivela che sono incapaci di tenersi sotto controllo.
C'è qualcuno a sinistra che ritiene che non controllare i proprio impulsi sia un fattore poco determinante per una persona che ha responsabilità politiche?
Oppure: c'è qualcuno a sinistra che ritiene che concepire la politica come "luogo" di impunità per i propri comportamentipulsionali sia un principio condivisibile?
La seconda era: . la vita privata di Berlusconi sarebbe privata se non sistemasse le donne con cui si accompagna con cariche pubbliche e se non sponsorizzasse opiniono politiche (vedi family day) del tutto incompatibili con le pratiche private.
Ora qui la questione si biforca decisamente e qualche differenza - politica - salta fuori.
Berlusconi ha sistemato, in tutto o in parte, le sue amanti con cariche pubbliche. Marrazzo no.
Berlusconi ha negato ogni cosa. Marrazzo no.
Berlusconi non ha minimamente intenzione di abbandonare la sua carica pubblica per queste vicende. Marrazzo l'ha fatto.
Berlusconi sta attuando vendette (Boffo, probabilmente lo stesso Marrazzo, e vediamo chi altro). Marrazzo si è preso le sue responsabilità e sta uscendo di scena.
Quindi qualche differenza *politica* c'è, ed è sostanziale. In fin dei conti, pare di capire che a sinistra *ancora* non si ritiene, almeno ai vertici, che essere esponenti politici significa concepire il potere come strumento per la realizzazione delle pulsioni.
Il punto si sposta quindi sugli elettori: davvero la maggior parte degli italiani concepisce il potere in termini feudali? Davvero si pensa diffusamente che il potere sia qualcosa di così alieno dalla vita di tutti noi da essere ontologicamente accompagnato dalla liceità di qualunque comportamento, perchè l'esercizio del potere rende temuti e/o rispettati fino alla patologia? Si pensa ancora che il potere sia quello di Gilles de Rais?
23 ottobre 2009
Depressione?
22 ottobre 2009
Oscenità
20 ottobre 2009
Una modesta proposta
18 ottobre 2009
16 ottobre 2009
10 ottobre 2009
07 ottobre 2009
Com'era Com'è
Art. 283. - (Attentato contro la Costituzione dello Stato).
"Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello
Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall'ordinamento
costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a
dodici anni.".
ADESSO:
dopo la modifica apportata dalla legge n. 85 del 24 febbraio 2006 dice:
Art. 283. - (Attentato contro la Costituzione dello Stato).
"Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a
mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo, è punito con
la reclusione non inferiore a cinque anni".
Scoperte banali
Chissà perchè scoprire che gli avvocati - in primo luogo Ghedini - che in questi giorni difendono il lodo alfano sono gli stessi che venticinque anni fa hanno difeso due serial killer nazisti (abel e furlan) e che uno di loro - Ghedini - fu sentito come persona informata sui fatti a proposito della strade del 2 agosto...ecco, chissà perchè non mi stupisce.
06 ottobre 2009
15 settembre 2009
Educhiamo Brunetta: 30 ottobre Prima giornata del Fancazzismo
Al termine della giornata i partecipanti redigeranno un resoconto e lo invieranno per posta ordinaria al ministro Brunetta, a titolo di gratuito contributo alla sua edificazione spirituale. Non è detto che funzioni — anzi, dato il soggetto, le speranze di successo sono minime — ma sarebbe immorale non provarci."
Si prega di condividere e diffondere il più possibile.
14 settembre 2009
Università
03 settembre 2009
Vivere all'estero
30 agosto 2009
14 agosto 2009
Dell'arte di far specchietto con perizia
13 agosto 2009
12 agosto 2009
08 luglio 2009
05 luglio 2009
D'Addario e Berlusconi
29 giugno 2009
La ricerca malata
Signor presidente, la ricerca in questo Paese è ammalata. La cronaca parla chiaro, ma oltre alla cronaca ci sono tantissime realtà che non vengono denun ciate per paura di ritorsione perché, spesso, chi fa ricerca da precario, se denuncia è auto maticamente espulso dal «siste ma » indipendentemente dai ri sultati ottenuti. Chi fa ricerca da precario non può «solo» contare sui risultati che ottie ne, poiché in Italia la benevo lenza dei propri referenti è una variabile indipendente dalla qualità del lavoro. Chi fa ricer ca da precario deve fare i conti con il rinnovo della borsa o del contratto che gli consentirà di mantenersi senza pesare sulla propria famiglia. Non può per mettersi ricorsi costosi e che molto spesso finiscono nel nul la. E poi, perché dovrebbe adi re le vie legali se docenti dichia rati colpevoli sino all’ultimo grado di giudizio per aver con dotto concorsi universitari vio lando le norme non sono mai stati rimossi e hanno continua to a essere eletti (dai loro colle ghi!) commissari in nuovi con corsi?
Io, laureata nel 1990 in Medi cina e Chirurgia all’Università di Pavia, con due specialità, in Pediatria e in Genetica medica, conseguite nella medesima Uni versità, nel 2004 ho avuto l’onore di pubblicare con pri mo nome un articolo sul New England Journal of Medicine i risultati della mia scoperta e cioè che alcune forme di linfo ma maligno possono avere un’origine genetica e che è dun que possibile ereditare dai geni tori la predisposizione a svilup pare questa forma tumorale. Ta le scoperta è stata fatta oggetto di brevetto poi lasciato decade re non essendo stato ritenuto abbastanza interessante dalle istituzioni presso cui lavoravo. Di contro, illustri gruppi di ri cerca stranieri hanno conferma to la mia tesi che è diventata ora parte integrante dei loro progetti: ma, si sa, nemo profe ta in Patria.
Ottenere questi risultati mi è costato impegno e sacrifici: mettevo i bambini a dormire e di notte tornavo in laboratorio, non c’erano sabati o domeni che...
Lavoravo, come tutti i precari, senza versamenti pen sionistici, ferie, malattia. Ho avuto contratti di tutti i tipi: borse di studio, co-co-co, con tratti di consulenza... Come ul timo un contratto a progetto presso l’Istituto di Genetica me dica dell’Università di Pavia, fi nanziato dal Policlinico San Matteo di Pavia.
Sia chiaro: nessuno mi impo neva questi orari. Ero spinta dal mio senso del dovere e dal la forte motivazione di aiutare chi era ammalato. Nel febbraio 2005 mi sono vista costretta a interrompere la ricerca: mi era stato detto che non avrei avuto un futuro. Ho interrotto una ri cerca che molti hanno giudica to promettente, e che avrebbe potuto aggiungere una tessera al puzzle che in tutto il mondo si sta cercando di completare e che potrebbe aiutarci a sconfig gere il cancro.
Desidero evidenziare pro prio questo: il sistema antimeri tocratico danneggia non solo il singolo ricercatore precario, ma soprattutto le persone che vivono in questa Nazione. Una «buona ricerca» può solo aiuta re a crescere; per questo moti vo numerosi Stati europei ed extraeuropei, pur in periodo di profonda crisi economica, han no ritenuto di aumentare i finanziamenti per la ricerca.
È sufficiente, anche in Italia, incrementare gli stanziamenti? Purtroppo no. Se il malcostu me non verrà interrotto, se chi è colpevole non sarà rimosso, se non si faranno emergere i migliori, gli onesti, dare più soldi avrebbe come unica con seguenza quella di potenziare le lobby che usano le Universi tà e gli enti di ricerca come feu do privato e che così facendo distruggono la ricerca.
Con molta amarezza, signor presidente, la saluto.
Rita Clementi
25 giugno 2009
Gay pride
22 giugno 2009
non solo scuola
19 giugno 2009
28 maggio 2009
I miracoli di Berlusconi
11 maggio 2009
Lunedì mattina, ore 8.15
17 aprile 2009
Della comunicazione ai tempi moderni
01 aprile 2009
Secondo voi
Perchè non scrivo
10 marzo 2009
04 marzo 2009
Opposizione dura
19 febbraio 2009
18 febbraio 2009
Scuse dovute agli argentini
Como que nosotros conocemos bien las técnica de comunicaciòn de este cabròn de mierda, mañana podeìs estar seguros que Berlusconi retirarà sus palabras y acusarà los periodicos mondiales (y, por supuesto, comunistas) de haberlo malentendido. Es una pena a la cual los italianos estan acostumbrados desde 15 anos. Parece que tenemos solo que esperar en una nueva invasiòn de ejercitos extranjeros para liberarnos de éste sòrdido miserable, porqué todavìa él gana todas las elecciones.
17 febbraio 2009
Dedica
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente. 3
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e 'l primo amore. 6
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate'. 9
Queste parole di colore oscuro
vid'ïo scritte al sommo d'una porta;
per ch'io: "Maestro, il senso lor m'è duro". 12
Ed elli a me, come persona accorta:
"Qui si convien lasciare ogne sospetto;
ogne viltà convien che qui sia morta. 15
Noi siam venuti al loco ov'i' t' ho detto
che tu vedrai le genti dolorose
c' hanno perduto il ben de l'intelletto". 18
E poi che la sua mano a la mia puose
con lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose. 21
Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l'aere sanza stelle,
per ch'io al cominciar ne lagrimai. 24
Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d'ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle 27
facevano un tumulto, il qual s'aggira
sempre in quell'aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira. 30
E io ch'avea d'error la testa cinta,
dissi: "Maestro, che è quel ch'i' odo?
e che gent'è che par nel duol sì vinta?". 33
Ed elli a me: "Questo misero modo
tegnon l'anime triste di coloro
che visser sanza 'nfamia e sanza lodo. 36
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro. 39
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli". 42
E io: "Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?".
Rispuose: "Dicerolti molto breve. 45
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte. 48
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa". 51
E io, che riguardai, vidi una 'nsegna
che girando correva tanto ratta,
che d'ogne posa mi parea indegna; 54
e dietro le venìa sì lunga tratta
di gente, ch'i' non averei creduto
che morte tanta n'avesse disfatta. 57
Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l'ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto. 60
Incontanente intesi e certo fui
che questa era la setta d'i cattivi,
a Dio spiacenti e a' nemici sui. 63
Questi sciaurati, che mai non fur vivi,
erano ignudi e stimolati molto
da mosconi e da vespe ch'eran ivi. 66
Elle rigavan lor di sangue il volto,
che, mischiato di lagrime, a' lor piedi
da fastidiosi vermi era ricolto. 69
E poi ch'a riguardar oltre mi diedi,
vidi genti a la riva d'un gran fiume;
per ch'io dissi: "Maestro, or mi concedi 72
ch'i' sappia quali sono, e qual costume
le fa di trapassar parer sì pronte,
com'i' discerno per lo fioco lume". 75
Ed elli a me: "Le cose ti fier conte
quando noi fermerem li nostri passi
su la trista riviera d'Acheronte". 78
Allor con li occhi vergognosi e bassi,
temendo no 'l mio dir li fosse grave,
infino al fiume del parlar mi trassi. 81
Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: "Guai a voi, anime prave! 84
Non isperate mai veder lo cielo:
i' vegno per menarvi a l'altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo. 87
E tu che se' costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti".
Ma poi che vide ch'io non mi partiva, 90
disse: "Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti". 93
E 'l duca lui: "Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare". 96
Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier de la livida palude,
che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote. 99
Ma quell'anime, ch'eran lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che 'nteser le parole crude. 102
Bestemmiavano Dio e lor parenti,
l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l seme
di lor semenza e di lor nascimenti. 105
Poi si ritrasser tutte quante insieme,
forte piangendo, a la riva malvagia
ch'attende ciascun uom che Dio non teme. 108
Caron dimonio, con occhi di bragia
loro accennando, tutte le raccoglie;
batte col remo qualunque s'adagia. 111
Come d'autunno si levan le foglie
l'una appresso de l'altra, fin che 'l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie, 114
similemente il mal seme d'Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo. 117
Così sen vanno su per l'onda bruna,
e avanti che sien di là discese,
anche di qua nuova schiera s'auna. 120
"Figliuol mio", disse 'l maestro cortese,
"quelli che muoion ne l'ira di Dio
tutti convegnon qui d'ogne paese; 123
e pronti sono a trapassar lo rio,
ché la divina giustizia li sprona,
sì che la tema si volve in disio. 126
Quinci non passa mai anima buona;
e però, se Caron di te si lagna,
ben puoi sapere omai che 'l suo dir suona". 129
Finito questo, la buia campagna
tremò sì forte, che de lo spavento
la mente di sudore ancor mi bagna. 132
La terra lagrimosa diede vento,
che balenò una luce vermiglia
la qual mi vinse ciascun sentimento; 135
e caddi come l'uom cui sonno piglia.
Le bombe alleate.
Un lungo elenco di diritti e doveri, requisiti per la permanenza e l'accesso, permessi e modalità di esercizio con cui, d'ora in avanti, verranno costantemente monitorati e controllati i dieci campi rom della capitale. Un numero ancora in via di definizione, però: come infatti precisato dal sindaco Alemanno, ai sette insediamenti già esistenti sul territorio comunale se ne aggiungeranno presto altri due o tre, da realizzare ex novo in altrettante aree di periferia.
Tutti saranno dotati di un ferreo dispositivo di vigilanza, che potrà essere rafforzato con l'utilizzo di telecamere: le forze dell'ordine pattuglieranno l'esterno, dentro ci sarà un presidio fisso di vigili urbani o, in alternativa, di guardie giurate, che dovranno garantire la sicurezza interna, compilare il registro delle presenze, verificare l'identità dei visitatori e annotare ogni ingresso.
Messo a punto dal prefetto Giuseppe Pecoraro nella sua veste di commissario per l'emergenza nomadi, si tratta del primo "testo unico" dei campi romani. L'obbiettivo è chiaro: disciplinare in modo univoco la gestione e le regole di condotta cui gli zingari devono attenersi se vogliono essere ammessi negli insediamenti autorizzati, che il Campidoglio gestirà insieme a un Comitato consultivo di cui fanno parte, oltre ai rappresentanti del Comune, Asl, vigili del fuoco, polizia, carabinieri e un delegato rom. Gli unici dove i nomadi potranno vivere, una volta che la nuova disciplina entrerà in vigore.
Piccolo disperato dizionario demagogico dell'università
Avvertenza
Si propone all’attenzione del pubblico un nuovo e pratico ausilio lessicale, pensato e realizzato per venire incontro alle esigenze delle giovani generazioni, che si sono trovate ad affrontare la bagarre della protesta senza un efficace supporto terminologico. Gli autori nutrono qualche speranza che i lettori comprendano che il Piccolo Dizionario diventa tanto più demagogico quanto più essi stessi sono disperati. E, comprendendo, perdonino.
(G. Azzena, M. Rendeli)
ammicco, cultura dell’: fenomeno etnologico diffuso tra le classi aristocratiche delle tribù universitarie, per il quale niente è quel che sembra, i tavoli dove si giocano le partite importanti sono sempre “da un’altra parte” e quello per cui vale la pena impegnarsi non è mai quello che stai facendo o che pensi tu, ma quello che stanno facendo e che pensano loro. E che non ti dicono mai.
autonomia: sinonimo di chimera. Termine invalso alla fine degli anni ’80, ad indicare che all’Università è concesso di procurarsi i soldi per campare “in autonomia” (comeinamerica), mentre le leve decisionali restano comunque controllate centralmente (comeinitalia). Detto anche “la bufala” (dell’autonomia), il termine subisce oggi una evidente deriva semantica verso “fondazione” (v.).
autoreferenzialità: 1. patologia psicologica che coglie un buon numero di docenti dopo l’adlectio all’ultima casta (v. docenza, tre fasce di): con essa si intende l’incontrollabile pulsione del soggetto al riferimento unico alla sua esperienza, e alla sua bibliografia (ampia o no che sia); spesso si accompagna a fasi di totale amnesia in merito ad una storia della disciplina che magari vanta secoli di tradizione; 2. accusa infamante da utilizzare per zittire gli universitari quando si vorrebbero occupare dei problemi dell’università (colleghi, cerchiamo di non essere sempre così autoreferenziali!); esiste tuttavia un modo, senza ricorrere a insulti così sanguinosi, per combattere questo tipo di assurda sedizione: basta invitare in TV, a discutere “di università”, veri esperti del ramo quali Alexis Tsoukias e Luca Barbareschi.
baroni: poveri cristi, additati dai media come i padri-padroni-padrini dell’Università: in realtà malinconici funamboli che vivono nel ricordo e nella nostalgia dei veri, antichi baroni-universitari, e sotto il tacco dei Governi, dei duchi (v.), e dei giovani (si fa per dire) colleghi non-baroni che li accusano di essere baroni.
base, ricerca di: quella che non si fa più. Si fanno solo ricerche “di eccellenza” “di rilevante interesse nazionale”, “europee”, “di rilevante interesse europeo”. Nel senso che se io voglio fare una ricerca sugli insediamenti neolitici nel territorio di un minuscolo Comune italiano devo dichiarare, sotto la mia responsabilità, che si tratta di una ricerca “di rilevante interesse nazionale” (PRIN), se non europeo, entrando involontariamente (ma non troppo) in competizione con quella sul cancro.
beni e attività culturali: poliedrico settore della vita del nostro paese, utilizzabile in prossimità di eventi elettorali. Frequentato, nei periodi non elettorali, solo da talebani che ritardano pericolosamente la ripresa economica mediante ridicole attività, solitamente di emergenza (i.e. terroristiche), non confacenti al progresso della Nazione. N.B.: la voce specifica è stata inserita a causa della nota situazione di disperazione permanente degli Autori, ma potrebbe essere estesa anche ad altri campi del sapere privi di ritorno economico, tipicamente ricordati solo in occasione della consegna dei premi Nobel.
bocconiano: figlio di ricchi, ma intelligente (cfr. anche normalista). Non sempre simpaticissimo.
caccia, all’iscritto: sport di massa. Ha conosciuto il suo vero momento di lancio da quando si è deciso che i criteri di valutazione (v.) degli Atenei dovevano essere squisitamente quantitativi. Prevede una seconda fase, detta “frollatura”: una volta catturato, l’iscritto deve essere fatto laureare “in fretta”, così da rispondere ad un altro ottimale criterio di valutazione, il “presto”. Nonché “bene”, secondo un altro criterio di valutazione che, per essere eccessivamente “astratto”, è stato infine reso concretamente: “con buoni voti”, occasionalmente (ma non obbligatoriamente) meritati
calciatore/velina: attività sicuramente più redditizie e meno impegnative dello studio e della ricerca universitaria; i.e. esempi da seguire. Non casualmente le due razze (calciatore e velina) spesso si incontrano (cfr. Cassano A., Pardo P., Dico tutto. E se fa caldo gioco all'ombra (Memorie di A. Cassano), Rizzoli, Milano 2008). Fra le seconde ora si annovera un ministro.
carota, il bastone e la: valutazione churchilliana della condotta da tenere con amici e nemici. Tecnicamente plausibile per l’attuale contingenza della italica università, dove parafrasando una intuizione giolittiana “per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”..
CFU: acronimo che, malgrado ciò che tutti pensano, non vuol dire Credito Formativo Universitario, ma Circasso Fantasmagorico Umorale. Trattasi dell’unità di misura con la quale si pesano le materie, ovviamente inutili (ça va sans dire) impartite nelle università italiane, scaturente dallo stretto rapporto aritmetico tra lezioni frontali e studio individuale. Ad es.: un tempo l’esame di Storia Romana constava del corso monografico, più 8 volumi da studiare e ben digerire, più 8 mesi di lezione e altrettanti di studio, nonché svariate notti insonni. Alla fine si otteneva: a) un voto, b) conoscere la storia romana. Oggi, grazie alla riforma Moratti, l’esame di Storia Romana consta di ben 6 Circassi Fantasmagorici Umorali. E tanto basti.
clientelismo universitario: slogan mediatico. Quello vero (parentale) rappresenta circa lo 0,5% dei casi. Quello più diffuso (stante un’endemica carenza di veri e propri “geni”) consiste nel tentare di fare entrare nella struttura colui o colei che si sta spezzando la schiena come precario da minimo dieci anni, tralasciando i suoi studi per stare appresso alle esigenze della struttura stessa (...una vita da mediano...) a compilare moduli, a tradurre in inglese, a scrivere lettere, portare proiettori, a fare seminari, tutorati, laboratori, ma anche lezioni, esami, tesi di laurea… insomma più o meno tutto quello che dovrebbe fare il docente (v.) e che spesso non fa perché troppo occupato a cercare qualche soldo con il quale pagarlo.
CNR: entità parastatale caratterizzata dall’essere sempre stata sull’orlo della chiusura. Oggi il termine è più di sovente usato quale parametro (v.) negativo di comparazione: “l’Università è in crisi, ma sapessi il CNR…!”; oppure: “niente, in confronto a quello che sta succedendo al CNR!”. Per abuso in tal senso il termine sta assumendo il significato finale di soglia minima di sopravvivenza (“…qui state peggio che al CNR”).
competitività: il vero, fondante, finale parametro (v.) della c. è stato di recente chiarito dal Mìnistro Gèlmini: “siamo più indietro (perfino) del Cile, che produce più laureati che noi”. V. anche “cuscinetti a sfera, produzione di” sul Novissimo Dizionario della Confindustria.
concorso a cattedra: modo arcaico per dire “valutazione comparativa”. Rientra tra i vocaboli politicamente scorretti, come cubista (= operatrice ludica del poliedro regolare), o nano (= diversamente alto), o camorrista (= operatore autonomo economia parallela), o nero (= abbronzato, diversamente bianco). Si tratta di un prova iniziatica che serve ad entrare nell’università e, poi, a prendere uno stipendio più alto, alla quale è preposta una sacra casta sacerdotale. Prima potevano essere sacerdoti un po’ tutti, ma il Mìnistro Gèlmini (per combattere efficacemente il potere dei Baroni) ha deciso che d’ora in avanti sarà appannaggio esclusivo dei Baroni (cfr. anche: docenza, tre fasce di). Si tratta di prove iniziatiche arcaiche e, per questo, di funzionamento semplice e chiaro, anzi talvolta di una goffaggine disarmante, la cui perversità non sta tanto nei risultati, o nel metodo, quanto nel fatto che chi partecipa sa che, una volta entrato nel meccanismo, prima o poi potrà a sua volta gestirlo. E per questo, e solo per questo, ne accetta con filosofica rassegnazione i ritmi, gli sviluppi e, talvolta, anche la malvagità. N.B.: Il concorso non è l’unico sistema per accedere all’Università: si v. al proposito quanto riportato sub voce “Inganno, fatta la legge trovato l’”.
conigli, collina dei (oppure, depressione dei): luogo adamsiano (R. Adams, La collina dei conigli, Rizzoli, Milano 2008) nel quale trova dimora la maggior parte dei docenti universitari. Partendo dall’assioma che “tutti gli animali sono uguali ma alcuni son più eguali di altri” (così G. Orwell, La fattoria degli animali, Mondadori, Milano 2001), il sito si connota per il silenzio che lo stordisce nel momento in cui istinti politici di qualsiasi genere mostrano la volontà di cambiare le regole in itinere e non. Gli abitanti del luogo si connotano peraltro per la necessità di prendere parola in occasioni stravaganti, al fine esporre il loro pensiero specie se scevro dalla conoscenza dell’argomento.
corso di laurea: (non) libero mercato, regolamentato da duchi (v.) e baroni (v.), all’interno del quale trovano ospitalità docenti strutturati e non strutturati per la loro attività didattica. L’autonomia universitaria (v.), del tipo comeinitalia, ha prodotto non raramente mostri (cfr. fig.: F. Goya, Il sonno della ragione genera mostri - acquaforte acquatinta del 1797) privi di futuro, che rispondessero alle esigenze di singoli docenti; nelle piccole università sono più comunemente costruiti a immagine e somiglianza del duca di turno. St. delle religioni. La moltiplicazione dei Corsi di laurea viene oggi intesa come peccato mortale. La Conferenza Episcopale ha presentato istanza affinché venga annoverata quale undicesimo comandamento (non moltiplicare i corsi di laurea). Nell’attesa di un riscontro all’istanza, nel Libro Iniziatico della Valutazione (v.), la moltiplicazione viene rubricata come peccato perfino più grave dell’età media troppo avanzata dei ricercatori universitari, già indicata come colpa originale degli stessi.
cultura: voce non pervenuta.
destra, programma culturale della: serie di azioni incontrollate, tese a coprire una psicosi di fondo derivante dalla sterilità congenita della destra (in ambito ecumenico) nella produzione di intellettuali (ad eccezione di Vittorio Feltri che comunque ci prova, almeno vestendosi “come un”).
docente: 1. dicesi di persona impegnata a compilare moduli per trovare soldi; o a parlare con Sindaci e Assessori per trovare soldi; o a fare ricerche che non gli interessano perché è lì che c’erano i soldi (e.g. “fare marchette”…); o a divinare qual sia l’idea di ricerca che, nei prossimi cinque minuti, potrebbe piacere al Presidente (non importa di che, basta che sia Presidente) il quale potrebbe dare soldi; o a tradurre in inglese il testo del proprio modulo-per-trovare-soldi perché tra gli anglofoni che transitano in Italia è abitudine visitare Venezia, Firenze, Roma e,nei momenti buchi, dare un occhiata ai suddetti moduli; o, alternativamente, a trovare qualcuno che traduca dall’italiano all’inglese a costo zero (v.) i moduli, perché è un sacrosanto diritto del revisore anonimo (v.) di turno imparare l’inglese mentre valuta le ricerche. 2. Dicesi di persona che, se non sta cercando soldi, è impegnata a riscrivere il regolamento dell’Università secondo i dettami dell’ultimissima riforma (v.). 3. Dicesi di persona che, se disturbata da uno studente mentre sta cercano soldi o riscrivendo il regolamento, risponde: per favore, venga nell’orario di ricevimento. E che, con sguardo opaco, dice al collega che incrocia nel corridoio (cosparso di modelli ENPI, PRIN, FIRB): “finalmente ho due ore di lezione”.
docenza, tre fasce di: suddivisione in caste, ispirata all’organizzazione sociale delle culture del basso Gange. Del tutto inutile da un punto di vista pratico, ma non da quello economico, è per questo il meccanismo sul quale si fonda il funzionamento sociale delle tribù universitarie. Il passaggio dalla casta più bassa a quella più alta avviene mediante il superamento di una serie di prove iniziatiche (concorso a cattedre: v.), basate su una figura simbolica detta “la piramide del ricatto”. Nell’accedere all’ultima casta (il c.d. vastupurusamandala della prima fascia), all’iniziato viene praticato un reset del disco rigido (ctrl-alt-canc), che lo renda, infine, in tutto simile ai suoi pari.
dottorati: aree di parcheggio con abbonamento triennale. Esistono “al coperto” (con borsa”) e “incustodite” (senza borsa).
duchi: più di Baroni. Casta suprema, poco nota ai media e al popolo ma molto incisiva, composta di super-intellettuali (universitari) che, se vogliono, possono anche scrivere sui principali giornali nazionali e parlare a tu per tu col Ministro. Ai duchi si deve l’invenzione di parole quali “merito”, “eccellenza”, “valutazione”, utili per mantenere inalterati attraverso Governi di destra, di sinistra e di centro, i propri titolo, ruolo e conseguenti prebende. Per omnia saecula saeculorum. Amen.
eccellenza: neologismo funzionale, creato dai “duchi” (v.) al fine di riprendersi l’effettivo controllo dei concorsi (v.) e della ricerca, perso per la troppa “autonomia” (v.) e a causa della “moltiplicazione dei corsi di laurea” (v.) e di troppe Facoltà del “sapere inutile” (v.). Si ottiene esclusivamente mediante una cerimonia detta “della solenne autocertificazione”.
edilizia (universitaria): croce e delizia, stella polare di rettori, presidi e duchi che si cimentino con la politica universitaria. In molti casi vige una straordinaria legge del contrappasso (forse una patologia lombrosiana) secondo la quale per istituende strutture universitarie si privilegia il riciclaggio di ex carceri o colonie penali ottocentesche, di strutture dismesse dopo l’approvazione della Legge Basaglia (ospedali psichiatrici)… Rara avis è il campus universitario. Campus con alloggi per studenti: voce non pervenuta.
educazione: termine arcaico, probabilmente risalente a substrati linguistici preindoeuropei, comunque attualmente in disuso e a-significante.
esempio: animale estinto perché smise inopinatamente di riprodursi (v. studio, studiare).
FFO (Fondo di Funzionamento Ordinario): ciò che l’apparato statale concede alle università per sopravvivere. Tale fondo, rimasto nel suo complesso immutato negli ultimi decenni (ma questo rientra nella casistica “miracolo di San Gennaro”), ha visto un progressivo e costante decremento per singolo ateneo in relazione all’aumento esponenziale dei richiedenti (che siano pubblici, privati o telematici non fa differenza). La morale è che delle 115 istituzioni universitarie nessuna oggi è contenta e tutte piangono miseria…
fondazione universitaria: sinonimo di ente pubblico (sic!) o privato, di singola persona assai benestante (!) che nutra il recondito desiderio di finanziare un’università, una sua facoltà, un suo dipartimento. Più semplicemente, conoscendo i meccanismi del Bel Paese, sarà una privata richiesta di elargizione, ad esempio, per l’iscrizione in un prestigioso, italico ateneo.
inganno, fatta la legge trovato l’: a) cervelli, rientro dei: della corsa al rientro hanno fatto parte anche studiosi che hanno lasciato il nostro paese consapevolmente e hanno creduto di poter rientrare senza il forte appoggio delle alte sfere; ma ora il rientro sembra essere più volgarmente la soluzione ottimale per duchi e rettori che, in suo nome, possono far rientrare, quasi totalmente a spese del ministero, fidi scudieri che hanno trascorso un periodo (tre anni, ma non continuativi…) di ricerca all’estero, senza farli passare dalle “forche caudine” del concorso (v.); b) fama, chiara: operazione di cooptazione di uno studioso che abbia recato un contributo vitale alla scienza, e che sia colto, fascinoso, talentuoso, geniale, militesente, possibilmente bella presenza. Stante la perdurante latitanza di persone di questo tipo (che, se esistono, certamente non hanno nessuna interesse a fare il professore universitario), tutta l’operazione consiste nell’assumere direttamente e senza tante storie qualche amico di duca (v.). Cfr. (ma solo per i lettori più acuti) “turn-over”.
investimento: il termine indica i soldi che ogni docente investe (de sua pecunia, dicevano le iscrizioni latine…) per fare ricerca, pagarsi le trasferte, confrontare le proprie idee con altri studiosi, partecipare a convegni et similia. Oppure: incidente stradale che normalmente vede coinvolti un autoveicolo e un pedone. Non risultano da molti anni altre tipologie di investimenti.
istituzione: animale mai esistito o altrimenti da molto tempo estinto. Il termine è però tuttora in uso, anche se in forma traslata e in ambienti snob, ad indicare l’Università in quanto tale, cioè quella che non serve a riprodurre docenti (v. Lodge, legge di) ma a produrre cultura e progresso (scientifico e umanistico). Nel nostro paese, come nelle società aristocratiche di tempi remoti, la preminenza di famiglie eminenti (v. duchi) rende però tale sovrastruttura (e conseguentemente anche il termine che la indica) del tutto inutile: ciò provoca una escalation nella personalizzazione e nella creazione di costellazioni delle più diverse forme di potere interne al sistema (facoltà, dipartimenti, corsi di laurea, centri di eccellenza ecc. ecc.). Caratteristica è la loro non riproducibilità in caso di cessazione o assenza (per trasferimento, pensionamento o
quant’altro) dell’aristocratico di riferimento. Il confronto con altre galassie (università europee o americane) è inutile e fors’anche dannoso.
laurea: sinonimo di perdita di tempo, frapposta tra l’individuo e le mete più agognate (v. “calciatore/velina”,“SUV”); valore legale della: qualcosa da abolire con grande urgenza per rendere più felici le università private.
lenticchie, piatto di: unità di misura premonetale con la quale i vari Governi (compreso l’ultimo) hanno comprato il consenso delle tribù universitarie. Alle lenticchie si accompagna, oltre alla classica cipolla, un sistema sicuro di controllo dei concorsi a cattedre: elezione, elezione ed estrazione, estrazione da una lista di votati, votazione di una lista di estratti, estrazione di votati da una lista di estratti, liste di votanti estratti, estrazione di liste votanti… come sia sia: l’importante è mantenerne comunque saldo il controllo. Anzi, sempre più saldo, come ben dimostrano i commi 4 e 5 dell’art. 1 del decreto Gèlmini.
Libro Iniziatico della Valutazione: Esattamente come il Necronimicon è un libro inesistente, ma al quale tutti fanno riferimento come se esistesse. Conterrebbe, secondo gli alchimisti, la formula per valutare qualsiasi “prodotto” della cultura, specie se di ambito universitario: dalla presenza o meno dei cancellini nelle aule fino al numero medio di scarpa dei membri del Senato Accademico, ogni attività che possa svolgersi in un Ateneo è ivi contemplata e comparativamente valutata. Sono famosi i falsi: quello del Necronomicon, comparso nel 1941 sul catalogo di Philip Duchesne libraio in New York, e quello del L.I.V., messo in vendita su eBay da tal Jiao Tong, antiquario-bibliofilo di Shangai.
Lodge, legge di: legge che presiede alla riproducibilità dell’ultima casta (il c.d. vastupurusamandala della prima fascia - v. docenza, tre fasce di), teorizzata e materialmente testata nel volume di D. Lodge, Il professore va al congresso, Bompiani, Milano 2002. In essa si dimostra come un ordinario scelga un successore mediamente meno dotato di lui per poterlo controllare: ciò porta alla creazione di una catena di progressivo rimbecillimento della figura fino a quando, in fondo a essa, il docente non si accorge di aver scelto un Einstein… e la catena ricomincia. Ogni riferimento alle teorie vichiane (corsi e ricorsi…) è inutile perché incomprensibile ai più.
L.U.I.S.S., Libera Università Internazionale degli Studi Sociali: ateneo privato che dal 1974 sostituisce l’Università Internazionale degli Studi Sociali Pro Deo, fondata da Padre Felix Andrew Morlion nel 1946; la pronuncia "Liuiss" è più frequente nel linguaggio corrente, specie in quello delle mamme dei giovani frequentanti, per fraintendimento fra l’acronimo italiano (vaticano) e una parola in lingua inglese.
Marcegaglia Emma, commenti positivi sulla riforma Gelmini. Questa voce è stata erroneamente trasferita su questo Dizionario dalla “Rubrica del Chissenefrega”.
merito, meritocrazia: vocabolo-muro (del tipo: “buco dell’ozono”, “innalzamento della temperatura terrestre”, “cucciolo di foca”) contro il quale si può solo battere la testa. Ti ci devi fermare davanti e arrenderti alla sua solidità mediatica e retorica, anche perché se dici che di veri geni non ne hai mai conosciuti e che forse bisognerebbe capire che cos’è esattamente
“merito” dentro le università, o sei con piena evidenza uno “sfigato immeritevole”, o sei Fabrizio De Andrè (e questo non può essere).
moduli, modulistica: (v. progetto). Strumentazione atta principalmente “a trovare soldi”, ma funzionante anche in altri campi della cultura (v.) e della vita universitaria. La “complessità” ne è parte integrante e condizione essenziale. La progressiva evoluzione della complessità (inversamente proporzionale alla quantità dei fondi erogati) è stata nel tempo curata dal benemerito U.C.A.S.E.S.I: malgrado questo Ufficio lavori per il bene del Paese da molti anni, non se ne conosce l’indirizzo, ma si può dire che l“Ufficio Complicazione Affari Semplici E Spesso Inutili” abbia filiali ovunque. Storia. I moduli-per-trovare-soldi (v. docente) nell’antichità constavano di due pagine e una decina di spazi compliabili (nome, cognome, oggetto della ricerca, soldi necessari, firma…); oggi i ponderosi tomi di istruzioni che li accompagnano contengono indicazioni del tipo: per ottenere il finanziamento ti inoltrerai nella palude di Gondrurf, e attraverserai il paese degli elfi, per giungere alla porta scarlatta di Bendramalius, ove è l’Antico Guardiano… (per il bene del Progetto occorre immaginare la frase letta da Gianni Musy che, per chiarezza, è il doppiatore di Albus Silente).
normalista: talora un minimo più simpatico del bocconiano (v.).
OCSE (dati e media): entità superiore, semidivina, che per una lex arcaica (cfr. Varro d.l.l. 6, 18) si è tenuti a nominare molto ma mai indagare nel dettaglio. Anche perché, se lo si facesse, si scoprirebbe che, per adeguarci alla media OCSE (sempre sia lodata), non bisogna tagliare, semmai aggiungere quattro miliardi di Euro.
parametri: intuitivamente sembra indicare qualcosa per misurare qualcosa ma, come “paramedico” o “parafarmacia”, in forma non compiutamente professionale. La legislazione in corso di approvazione aiuterà molto nella determinazione di veri e funzionali parametri: un docente per essere “bravo” deve “fare due prodotti all’anno” (cfr. anche Novissimo Dizionario di Zoologia, sub voce “mucca”).
partenariato: termine complementare a “progetto” (v.): “no partner? no project!”, è un antico detto fiammingo, ancora oggi in voga a Bruxelles dove ogni progetto ha origine e fine. In Italia stanno prendendo piede piccole Agenzie del Partenariato sul modello di “cuori solitari” che possono fornire ai docenti “celibi” partners affidabili, puliti e carini, europei, extraeuropei, mediterranei.
potere, logora chi non ce l’ha: aforisma in voga nel mondo politico della prima repubblica e perfettamente calzante per tutti coloro, docenti e non (con eccezione, forse, dei duchi, v.), che pensano o hanno pensato di cambiare il sistema universitario. L’aforisma in questione fa da pendant con l’altro ben noto detto “A frate’ dimme che te serve…”: cambiando l’ordine dei protagonisti il prodotto non cambia.
precari: il 50% del personale in servizio effettivo negli Atenei italiani. Sta anche per “entità ricattabile all’infinito”.
progetto: Sistema unico per avere i soldi per fare la ricerca. Deve essere sempre espresso anche in lingua inglese. La scadenza per la presentazione dei progetti è stabilita per Legge a due giorni dopo la pubblicazione del bando; alternativamente il 18 agosto o il 2 gennaio. La regola base è “chi è ricco diventa sempre più ricco": ricevono i finanziamenti, cioè, progetti che già si muovono in un quadro “ampiamente consolidato”. Quello che non è dato capire è: se ci viene un'idea veramente - ma veramente - geniale, che per essere tale NON PUO' ESSERE CONSOLIDATA, come facciamo ad avere il PRIMO finanziamento? (Non è il caso nostro, naturalmente: si fa così per dire).
rettori: partito politico trasversale, cui le 10 Proposte del PD (v. Sinistra…) intendono attribuire ulteriori poteri, ispirati in forma e sostanza a quelli delle dinastie ellenistiche post-alessandrine. Esplica la sua attività in modo tendenzialmente vitalizio. Per essere rettori è bene essere “figli di partigiani e/o di minatori”. Il rettore non teme l’onda, anzi non teme niente, tranne: a) che il cielo gli cada sulla testa; b) il mandato unico.
revisore anonimo: colui che c’è ma non si vede; colui che, nella penombra della sua stanzetta, con la mano sul cuore ed il pensiero rivolto alla vecchia mamma e/o al tricolore, fornirà con giustizia e equanimità (e che sia dato il bando ad ogni rancore!) un giudizio fortemente positivo sulla ricerca del suo nemico giurato.
riforme universitarie: gattopardesca sequela di decreti e disegni di legge che nascono con alcune intenzioni e sfociano in tutt’altro grazie all’intervento munifico di consigli delle più diverse corporazioni di cattedratici. Generalmente redatte in italianese (e.g. non dire nulla con linguaggio difficile), rivoluzionano ogni volta radicalmente il sistema e costringono i duchi (v.) a inventare i più brillanti sotterfugi perché tutto rimanga uguale a prima. Costringono inoltre i non-duchi a passare diversi mesi (e nottate) ad adeguare il sistema (cfr. tre più due) sia alle regole della riforma sia alle esigenze di duchi e baroni (operazione non sempre facile) i quali nel frattempo se ne vanno in giro dicendo: “non so voi come fate: io non ne ho capito proprio nulla…”. La storia recente delle riforme universitarie ha prodotto: a) il protagonismo del ministro dell’Università o della Pubblica Istruzione di turno: O. Zecchino, L. Berlinguer, L. Moratti, F. Mussi e ora M. Gelmini hanno scritto pagine indelebili, commoventi e spesso assolutamente rivoluzionarie per l’istituzione (v.) universitaria; b) lo zero, costo (v.).
sapere (inutile): quello che non produce immediato indotto economico. Oppure: tutte quelle materie che, sottoposte al vaglio del Mìnistro Gèlmini (o, in sua vece, ad Emma Marcegaglia) le risultano ostiche, quando non ignote (ad es. glottologia, paleografia, filologia romanza, papirologia ecc.)
sinistra, le 10 proposte del PD: articolazione maldestra di finta intenzionalità, per di più tardiva.
studio, studiare…: attività propria di giovani e meno giovani generazioni di “fannulloni” che perdono tempo in attività economicamente non remunerative, strappando altresì, con crudeltà, braccia all’agricoltura (e alla pastorizia: così anche Gavino Ledda, nell’ultima intervista a La Repubblica). L’esito di questa disdicevole attività è presente sub voce sapere e cultura. In tempi lontani, cronologicamente non quantificabili, tale attività era mostrata attraverso l’esempio (v.)offerto dai maestri (forse anche baroni, ma pur sempre maestri…) che popolavano gli italici atenei.
SUV: discrimine culturale, prima ancora che sociale. Sta anche per perdita di tempo pedagogica, nel senso che è culturalmente ed economicamente sbagliato continuare a spiegare ai propri figli e agli studenti che, per essere identificati come componenti della compagine umana, non è necessario possedere un SUV.
tecnologica-e-scientifica: epiteto omerico. Apposizione fissa del sostantivo “ricerca”. Per quella “umanistica” cfr. invece: sapere inutile.
trasmissione: (arc.) un tempo indicava il meccanismo insito nella evoluzione del sapere da generazione a generazione mediante lo studio (v.) e la ricerca (v.). In tempi lontani i maestri dicevano di essere “nani sulle spalle di giganti”, ma poiché attualmente i giganti risultano estinti e i nani hanno preso il potere, sembra più conforme l’accezione del vocabolo “parte fondamentale del meccanismo di funzionamento di un autoveicolo”, ad es. di un SUV (v.).
tre più due: gioco da tavolo, il cui regolamento deve essere modificato, per legge, entro e non oltre il novantesimo giorno dalla presa di servizio del Ministro dell’Università entrante.
tre carte, gioco delle: altro gioco da tavolo in voga presso le stazioni ferroviarie napoletane e consistente nell’estorcere a ignari passanti somme di danaro. L’impressione che tale attività ludica possa essere connessa con il mondo dell’università deriva dalla profonda discrasia esistente fra regole annunciate al grande pubblico e natura dei decreti emessi: si confronti la lotta alla baronia e al nepotismo annunciata, rispetto alla natura e alla composizione delle commissioni di concorso nel funzionamento sociale delle tribù universitarie (v. docenza, tre fasce di).
turn over: tipo di promozione mercantile, offerta lancio: “lasci cinque prendi uno”. Geogr.: sinonimo di desertificazione pianificata.
umanistica, cultura: voce non pervenuta, comunque costosa ed economicamente improduttiva. Trattasi della vocazione di molti a interessarsi di cose che, come direbbero i vecchi zii dei romanzi ottocenteschi, sono un lusso per la società.
valutazione: operazione vincente, iniziata da un Governo di sinistra, che come primo provvedimento ha speso 3.500.000 Euro per far valutare da revisori anonimi (v.) 17.329 prodotti (sic!) presentati da 102 strutture, 77 università, 12 enti pubblici di ricerca, 13 istituzioni private di ricerca. Il Dècreto Gèlmini non è ancora del tutto chiaro su come si procederà in questo senso (ma è chiaro che chi valuterà dovrà comunque essere professore di I fascia), ma si può ricordare che, nel 2006, la commissione dei Valutatori dei Progetti di Ricerca era così composta: 14 "garanti", di cui 7 nominati dal Ministro "mentre" i restanti 7 sono scelti dal Ministro in una rosa (aulentissima?). E ogni valutatore percepiva 10.000 euro all'anno e il Presidente (presumibilmente nominato dal Ministro) 15.000. Storia. Nessuno mai, nella lunga storia del mondo, si è minimamente preoccupato di cosa si debba fare sul serio per “valutare”; e di quali possano essere i metodi della valutazione, lo stile, il sistema, i tempi, perfino le finalità ultime.
Tutti, nei secoli, sono rimasti concentrati sull'idea fissa, la madre di tutte le preoccupazioni, l’archetipo di ogni domanda: chi sarà a valutare?
zero, costo: moda, la più in voga da almeno venti anni. Maniera elegante per definire l’impegno del dicastero nel momento in cui si attuino cambiamenti: secondo fattore comune alle riforme universitarie (v.). Prove di laboratorio dell’applicazione dello “zero, costo” sono state condotte con i carburatoristi, ai quali è stato chiesto di modificare (alias truccare) alcuni vecchi motorini “a costo zero”: per i risultati della sperimentazione si v. la conclusione del lemma “Zorro”.
Zorro: o meglio Zoro, con una “ere” sola. Etim. Il lemma presenta due distinte radici: a) un tempo, a Roma, per definire una persona di volgari e campagnole maniere su usava darle del “burino”. Burino evolse presto in “buro”; sul finire dei Sessanta, però, alcune ragazze della “Roma bene” (quelle con molti colpi di sole nei capelli) poiché tipicamente fonanti “a bocca larga” decisero che suonasse meglio boro, appellativo massimamente dispregiativo che a sua volta si sarebbe trasformato, più recentemente, in “zoro” (= volgarone o, secondo la forma oggi più diffusa, coatto, coattone). b) In questa sede si preferisce tuttavia l’etimo filologicamente più corretto, di derivazione iberica (tu eres un zorro… = sei una volpe), i.e. un furbacchione, del tipo di quello che sta provando a passare davanti alla fila dei bollettini e che si può correttamente apostrofare con un: “a Zoroo!!”. Quanto finora esposto si rende necessario per una migliore definizione semantica dell’art. 17 del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112 (Decreto Tremonti), definizione che vale la pena supportare con un semplice esperimento pratico, replicabile anche in ambienti chiusi e non protetti: qualcuno legge ad alta voce l’art. 17 nel punto dove recita: “a decorrere dal 1° luglio 2008, le dotazioni patrimoniali e ogni altro rapporto giuridico della Fondazione IRI in essere a tale data, ad eccezione di quanto previsto al comma 3, sono devolute alla Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia”; a questo punto, se l’esperimento si è svolto senza errori, tutti quelli che ascoltano dovrebbero rispondere, spontaneamente e in coro: a Zorooo!
04 febbraio 2009
29 gennaio 2009
Sofri, di nuovo
di Adriano Sofri
da qui
28 gennaio 2009
Smemorati
Prima furono individuati, catalogati, schedati. Poi la propaganda di regime cominciò a dipingerli come causa di tutti i mali, esseri spregevoli, cancro da rimuovere. Poi furono privati dei beni, del lavoro, dei diritti civili. Poi usarono il ricavato delle espropriazioni per finanziare un meccanismo burocratico finalizzato ad espellerli una volta per tutte.
Gli ebrei furono trattati così dai nazisti e dai fascisti, molti anni fa.
Mai più!
Mai più? Come vengono trattati oggi — oggi, dico — come vengono trattati i rom, i sinti, gli immigrati? Quanti di noi sono rabbrividiti ascoltando un ministro della repubblica italiana dire che gli immigrati regolari devono pagare un tributo per finanziare l’espulsione degli irregolari? Chi di noi ha avuto paura — per sé stesso, dico, per i propri figli — quando quello stesso ministro chiamava “censimento” la schedatura di migliaia di rom e di sinti?
In quegli anni lontani, quando a partire dal 1933 gli ebrei furono ridotti in miseria e chiusi nei ghetti, i bravi cittadini applaudirono. Poi, il 27 gennaio 1945, fu loro mostrato l’orrore dei campi di sterminio. I bravi cittadini dissero: noi non lo sapevamo, noi siamo innocenti.
Cala il tramonto sull’ennesima giornata della memoria, sull’ennesimo coro di mai più! intonato da bravi cittadini che per il resto dell’anno applaudono chi si accanisce sulla miseria degli ultimi. I bravi cittadini che per tutto l’anno equiparano immigrati e “zingari” a un cancro da estirpare.
E gli ebrei?
Che senso ha commemorare sei milioni di ebrei morti per poi vomitare quotidianamente veleno su quelli vivi? Quanto sono smemorati quelli che versano una lacrimuccia annuale sulla Shoah e dedicano il resto dell’anno a bruciare bandiere israeliane, imbrattare sinagoghe e cimiteri ebraici, accostare il Maghen David alla svastica, negare a Israele il diritto di esistere come stato ebraico?
Anche oggi, come già un anno fa, il presidente Giorgio Napolitano ha ricordato che l’antisionismo è una nuova forma di antisemitismo e che occorre vigilare perché questo virus non faccia presa sulla società italiana. Qualcuno si ricorderà delle sue parole da qui al prossimo 27 gennaio?
Chi avesse ancora dei dubbi sull’identità fra antisionismo e antisemitismo potrà trarre giovamento dalla lettura di questa notiziache ho appreso dal blog di Deborah Lipstadt, la studiosa che ha segnato l’inizio della fine per il negazionista David Irving.
La notizia, in breve, è che uno dei maggiori negazionisti della Shoah ha deciso di cambiare mestiere, consapevole del fatto che il negazionismo ha perso la sua battaglia contro gli storici autentici. E che mestiere ha deciso di intraprendere questo negazionista frustrato dall’insuccesso? Semplice: farà l’antisionista. E, come commenta la Lipstadt, è tristemente facile prevedere che la sua nuova carriera sarà più gratificante.
questo post non è mio. L'ho preso, senza chiederlo, a letturalenta. La stessa cosa ha fatto equilibriodinamico. E mi piacerebbe lo facessero altri.