17 gennaio 2007

L'inganno reale del blog

La definizione di blog come diario online già da tempo mi pareva riduttiva.
Se escludiamo casi eclatanti di letterati e scrittori i diari non hanno mai avuto ambizioni di pubblicazione; al contrario, al diario si affidavano i pensieri segreti, i desideri indicibili, le confessioni impossibili. Il diario online generalmente non assolve a questa funzione, ma si presta a usi molteplici: dall'essere uno strumento di informazione quotidiana, fino alla celebrazione del suo autore, oppure un hobby un po' impegnativo, un modo per tenere al corrente chi si conosce (o anche no) delle proprie cose e della propria vita.
In alcuni casi il blog diventa uno strumento di costruzione del reale. Si descrive la "propria" realtà - la realtà come la si vorrebbe - e vedere questa costruzione al di fuori di sè, in rete, sotto gli occhi di tutti, improvvisamente fa si che questa realtà sembri reale. L'oggettività del reale si è spostata dall'oggetto al mezzo. Così come un tempo l'affermazione "è vero, l'ha detto la tv (è scritto sul giornale, ecc...)" ora pare che questa miracolosa traslazione sia opera dei blog.
Con una importante mutazione: il passaggio dalla realtà del blog alla realtà del mondo se per alcuni aspetti è operazione fallimentare (pensate al successo mediatico di Scalfarotto e al suo insuccesso nella pratica politica concreta) per altri invece è immediato e rovinoso.
Nella blogosfera ci sono avvenimenti che accadono in compartimenti stagni; hanno risonanza in una decina, forse meno, di blog e sembrano destinati a un rapido e opportuno - seppur divertente - declino.

[Per capire a cosa mi riferisco potete andare sul blog di rosalucsemburg (dove troverete altri link) o su quello di mmax o, se conoscete già tutta la vicenda e volete farvi due risate intelligenti su quello di Uriel. ]

Il punto mi par essere questo: la costruzione del reale sul blog si sovrappone alla realtà vera, ci si scontra con la consapevolezza che scrivere su un blog non crea nessuna conseguenza nella realtà di chi legge, se non nella misura in cui chi legge è consenziente a quelle modifiche.
In questo caso l'operazione di raccontare di sè per canalizzare consenso raccoglie due/tre adesioni personali e qualche sberleffo da blog.
Non solo il mondo, ma anche il resto della blogosfera non viene minimamente intaccato da ciò che per chi racconta è tragedia e ingiustizia.
Sulla vicenda sta per calare un velo di decenza e di umanità, nato paradossalmente e fortunosamente dall'indifferenza (non sempre l'indifferenza nei confronti degli altri è valore negativo)
Il passaggio sui giornali mette invece a fuoco un altro problema e riduce ancora di più lo spazio del blog come diario; la difettosa percezione tra virtuale e reale consente a qualcuno di inoltrare a destinatari vari corrispondenza personale.
E' la percepita l'asetticità del gesto a renderlo possibile.
Si pensa che sia possibile, corretto, finanche giusto inoltrare a chicchessia corrispondenza privata.
Mail, mailing list, confidenze, tutto diviene pubblico e pubblicabile.

[E' anche vero che i politici per fare carriera hanno fatto di peggio che inoltrare corrispondenza altrui ai giornali, ma di regola almeno carriera la fanno]

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Io darei piu' peso alla parte interattiva , cioe' ai commenti. Uno scrive una cosa, che so io "gli asini volano", e se nei commenti ci sono tre o quattro "hai proprio ragione", ha la conferma che quel che pensa sia vero.

Uriel

Anonimo ha detto...

E' la sintesi più efficace che mi è capitato di leggere riguardo a questa intricatissima vicenda che, detto per inciso, ho rinunciato a seguire senza rimpianti

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

uriel: non hai torto.
emanuele: :-)

Anonimo ha detto...

Temo si riferisca al famigerato matrimonio islamico...

Mi pare che la vicenda confermi quello che ho scritto sulla Pubblicità, ecco.

Quanto alla frase:
"Così come un tempo l'affermazione "è vero, l'ha detto la tv (è scritto sul giornale, ecc...)" ora pare che questa miracolosa traslazione sia opera dei blog."

Pare, dice bene, signora Ipazia. Di fatti, i blog (e i siti internet di "informazione") sono nella stragrande maggioranza fasci di rette parallele che circondano e blindano le poche opinioni create e pubblicizzate dalla televisione del nulla.