30 gennaio 2007

In pensione

Rubo il titolo a Francesco Costa, lo linko e di mio aggiungo che:
1. toglierei il diritto di voto sopra ai 75 anni;
2.toglierei il diritto a essere eletti sopra i 70;
unica eccezione la Presidenza della Repubblica.

Sesta puntata

della Lieide.

29 gennaio 2007

Fronte di liberazione degli archivi

Da reporter, con l'invito ad aderire e diffondere.

La necropoli etrusca di Marzabotto



Complice il sole di ieri pomeriggio si decide un giro a lungo rimandato: una visita alla necropoli di Marzabotto.
Non chiedetemi notizie del museo, ho trovato l'area della necropoli in uno stato di incuria tale che mi è passata la voglia di entrarci.
Allora, in tutta l'area archeologica, diciamo intorno ai cinque ettari, c'è un solo cartello didattico (didattico??) leggibile. In tutti gli altri - ne ho visti quattro- il testo è completamente sbiadito.
Segnali che danno indicazioni contraddittorie, scavi non curati, pozzi con grate di protezione completamente arrugginite, e mi fermo qui.
I bagni erano puliti.

26 gennaio 2007

Linguaggio e nausea

Spero di non essere la sola a fare caso a certe espressioni. Lo spero davvero, perché quando l'altra sera ho sentito al TG1 che c'era stata un'operazione militare in una zona dell'Afghanistan "infestata" dai talebani l'attacco di nausea è stato immediato.

Quarta puntata

della Lieide.

25 gennaio 2007

Uriel

Io lo linko, perchè è un post splendido e divertente. Ironico e delizioso. Anche se su rosalux si sbaglia. Ma si può per un errore rinunciare a mettere in giro una perla? Nemmeno per idea.
A voi, alla blogosfera, al mondo: Falsi allarmi.


ps. Dai Uriel, fai un'errata corrige e rendi il tuo capolavoro perfetto.

Cose deliziose

E sul blog del Griso la terza puntata.

24 gennaio 2007

e la delusione

E dopo una giornata così torno a casa. E mi metto speranzosa a fare il giro dei blog; e scopro, con click sempre più frenetici, che la mia telenovela blogger preferita (e shakesperiana, ottima definizione di rosalux) non ha avuto aggiornamenti significativi. Accidenti!

aggiornamento delle 23.14: ROTFL!

idea

Ci sono giornate che scorrono tra telefonate, controllo di bozze di inviti, sapienti calibrazioni tra scelte di caratteri (arial o times new roman? e verdana?) e di ordini gerarchici (il preside di facoltà lo mettiamo prima o dopo l'ospite illustre nella tavola rotonda?), telefonate (ma perchè hai invitato X? non sai che è allievo [maestro, cognato, amante] di Y? no, no hai fatto malissimo.
Insomma, mentre cercavo vanamente di districarmi in questa corsa a ostacoli mi è venuta un'idea geniale: un videogioco accademico.
Dalla scelta della facoltà all'ambito traguardo finale: la cattedra. Passando attraverso una serie di prove e di battaglie. Ho già steso la sceneggiatura, se mi legge qualcuno che lavora in una azienda di videogiochi deve solo mandare un commento (tanto lo modero e non lo faccio passare, lo leggo solo io) con tutti i riferimenti, mail, nome, numero di telefono.
Sono assolutamente convinta che sarebbe un successo strepitoso. Rubandolo a un vecchio - e bellissimo, e impietoso, e realistico - film italiano ho financo il titolo: La cattedra.
Per altro, ho già pronto anche il sequel. Chi finisce vincendo la cattedra può cimentarsi ne La cattedra 2, battendosi per far fare carriera accademica al peggiore dei suoi allievi.

La giornata della memoria

Su rosalux un articolo splendido sulla giornata della memoria.

23 gennaio 2007

Delirio

Il giro quotidiano sui blog mi porta su anellidifumo che mi fa rimbalzare su intervista di Zincone alla Binetti. Che dire? Non in mio nome.

Desideri

Stamattina mi sono svegliata con un lancinante desiderio di sole e di mare.
Sarà il clima decisamente mite - 13 gradi alle otto di mattina -, sarà il lavoro che incombe, inesorabile, con le Meditazioni cartesiane che mi scrutano minacciose... ma io vorrei essere altrove. O almeno vorrei che fosse estate.

22 gennaio 2007

Candide

Tutte le volte che posta è una festa

Feuilleton

E' inutile, per quanto uno si sforzi sopprimere le risate è impossibile; se poi esce anche la seconda puntata...

Sinistra

Dal blog di Fancesco Costa:
" "C’è una larga fascia dell’elettorato di sinistra che vive come appuntamento irrinunciabile ogni forma di protesta contro qualsiasi cosa, che cerca appagamento e autostima nello slogan urlato sotto il palazzo del sindaco o nelle notti passati all’addiaccio, nella carica dei poliziotti o nelle canzoni cantate avvolti nella bandiera. Una parte di persone che campa di indignazione fulltime, che ha la necessità di nutrire costantemente la propria coscienza di cortei e occupazioni, nella consapevolezza più o meno inconscia che vivere il suo essere minoranza con questa voglia di stare insieme e farsi sentire possa essere sensazionale fonte di riconoscimento reciproco di onestà e libertà, motivo di orgoglio e fonte infinita di autostima.
Ora, che ci sia un che di romantico in ogni mobilitazione, e che è anche da questo coinvolgimento emotivo che vanno prese le forze e le energie per affrontare proteste di grande portata, è fuori discussione. Ma che questo possa diventare il primo motivo di mobilitazione, prima di ciò per cui si protesta, è grave e pericoloso."

e l'articolo è da leggere tutto. Continua qui.

20 gennaio 2007

Teeteto

Socrate: «Perché gli uni, come tu hai detto, hanno sempre del tempo a loro disposizione, e i loro discorsi li fanno in pace, con agio; e, come noi ora, per la terza volta, passiamoda un discorso ad un altro, così anche essi, ove un argomento nuovo, affacciandosi d’improvviso alla loro mente, come ora alla nostra, piaccia loro più di quello che hanno a mano; e di ragionare più o meno a lungo non si preoccupano punto, purché imbrocchino il vero. Quegli altri invece parlano sempre come gente a cui manchi il tempo – giacché gl’incalza l’acqua che scorre “nella clepsidra” – e la parte avversa non li lascia ragionare di ciò che desiderano, ma sta loro addosso, brandendo la legge inflessibile e l’atto d’accusa di cui si dà lettura, che segnano i confini da’ quali non è lecito uscire».
Con poche, significative parole Socrate delinea la differenza, anzi, l’antiteticità tra il rètore sofista e il filosofo; sono separati da scelte opposte, in primo luogo esistenziali. Il filosofo è estraneo alla città e all’agone politico che la contraddistingue, è alla ricerca della verità e quando viene giudicato con il metro del comune sentire fa la stessa figura di Talete davanti alla schiava tracia, suscitandone il riso perché mentre è intento a guardare in cielo cade in un pozzo. Il filosofo è impegnato nella ricerca sull’essenza dell’uomo, su come gli uomini debbano vivere e quali sono le cose che meritano di essere conosciute. Il filosofo deve quindi fuggire la città e la comunità degli uomini per assomigliare il più possibile a dio, diventare cioè giusto e sapiente. Non ci potrebbe essere distanza più grande dalla tesi protagorea, non è l’uomo a essere misura di tutte le cose, ma dio, e la giustizia e la sapienza non possono essere separate l’una dall’altra. Questa parte del dialogo, che non casualmente occupa un posto centrale, fa chiarezza sul legame che esiste, secondo Platone, tra scienza e sapienza, tra sapere pratico e sapere teorico e si comprende come la ricerca in campo morale ed etico abbia le stesse caratteristiche della conoscenza scientifica e tecnica.

Platone, La verità, p.XII

19 gennaio 2007

Coincidenze

Chissà perchè stamattina mi è venuto in mente che per far condannare Travaglio almeno una volta ci sono volute alcune querele e una decina di anni di processi. E non aveva pubblicato stralci di mail ricevute da un informatore.
Però in fondo penso che per Berlusconi e Dell'Utri pagare decine di migliaia di euro per spese processuali non sia stato un problema.

18 gennaio 2007

storia polacca

Dal blog delle inquiline. Che ringrazio per la segnalazione.

17 gennaio 2007

satira

Di nuovo una vignetta di rosalux. Geniale.

L'inganno reale del blog

La definizione di blog come diario online già da tempo mi pareva riduttiva.
Se escludiamo casi eclatanti di letterati e scrittori i diari non hanno mai avuto ambizioni di pubblicazione; al contrario, al diario si affidavano i pensieri segreti, i desideri indicibili, le confessioni impossibili. Il diario online generalmente non assolve a questa funzione, ma si presta a usi molteplici: dall'essere uno strumento di informazione quotidiana, fino alla celebrazione del suo autore, oppure un hobby un po' impegnativo, un modo per tenere al corrente chi si conosce (o anche no) delle proprie cose e della propria vita.
In alcuni casi il blog diventa uno strumento di costruzione del reale. Si descrive la "propria" realtà - la realtà come la si vorrebbe - e vedere questa costruzione al di fuori di sè, in rete, sotto gli occhi di tutti, improvvisamente fa si che questa realtà sembri reale. L'oggettività del reale si è spostata dall'oggetto al mezzo. Così come un tempo l'affermazione "è vero, l'ha detto la tv (è scritto sul giornale, ecc...)" ora pare che questa miracolosa traslazione sia opera dei blog.
Con una importante mutazione: il passaggio dalla realtà del blog alla realtà del mondo se per alcuni aspetti è operazione fallimentare (pensate al successo mediatico di Scalfarotto e al suo insuccesso nella pratica politica concreta) per altri invece è immediato e rovinoso.
Nella blogosfera ci sono avvenimenti che accadono in compartimenti stagni; hanno risonanza in una decina, forse meno, di blog e sembrano destinati a un rapido e opportuno - seppur divertente - declino.

[Per capire a cosa mi riferisco potete andare sul blog di rosalucsemburg (dove troverete altri link) o su quello di mmax o, se conoscete già tutta la vicenda e volete farvi due risate intelligenti su quello di Uriel. ]

Il punto mi par essere questo: la costruzione del reale sul blog si sovrappone alla realtà vera, ci si scontra con la consapevolezza che scrivere su un blog non crea nessuna conseguenza nella realtà di chi legge, se non nella misura in cui chi legge è consenziente a quelle modifiche.
In questo caso l'operazione di raccontare di sè per canalizzare consenso raccoglie due/tre adesioni personali e qualche sberleffo da blog.
Non solo il mondo, ma anche il resto della blogosfera non viene minimamente intaccato da ciò che per chi racconta è tragedia e ingiustizia.
Sulla vicenda sta per calare un velo di decenza e di umanità, nato paradossalmente e fortunosamente dall'indifferenza (non sempre l'indifferenza nei confronti degli altri è valore negativo)
Il passaggio sui giornali mette invece a fuoco un altro problema e riduce ancora di più lo spazio del blog come diario; la difettosa percezione tra virtuale e reale consente a qualcuno di inoltrare a destinatari vari corrispondenza personale.
E' la percepita l'asetticità del gesto a renderlo possibile.
Si pensa che sia possibile, corretto, finanche giusto inoltrare a chicchessia corrispondenza privata.
Mail, mailing list, confidenze, tutto diviene pubblico e pubblicabile.

[E' anche vero che i politici per fare carriera hanno fatto di peggio che inoltrare corrispondenza altrui ai giornali, ma di regola almeno carriera la fanno]

16 gennaio 2007

15 gennaio 2007

Incomprensione della realtà

Ieri sera da Fazio, dopo uno splendido, intelligente, ironico, fantasioso Paolo Poli ci è toccato Luca Cordero di Montezemolo.
Ora, penso sia ovvia ed evidente la distanza tra la mia interpretazione del reale e quella di Montezemolo.
Ciò nonostante, lo stupore nell'ascoltare ciò che diceva è stato massimo.
In sintesi, due perle:
1. per Montezemolo, la colpa dell'italica economia disastrata sta in quei lavoratori che fanno due mesi di ferie l'anno e che non hanno lo stipendio legato alla produttività. In breve, la colpa è degli insegnanti.
2. E' possibile contrastare la produttività cinese puntando sul made in italy (borse, scarpe, foulard) perchè anche se sono prodotti di nicchia in Cina questa nicchia è di svariati milioni.

Ora, in teoria Montezemolo ricopre posizioni che vorrebbero - sempre in teoria - uno sguardo un po' più lucido e razionale sulla realtà. Invece scuola e made in italy, il cavallo di battaglia di tante discussioni da bar, con la Ferrari al posto della nazionale.

Non pretendo che Montezemolo capisca che gli insegnanti non hanno due mesi di ferie, figuratevi se pretendo che possa capire che uno dei marcatori del progresso potrebbe anche essere quello dell'ozio e non quello del lavoro.

Non pretendo nemmeno che capisca che è _impossibile_ anche per l'economia crescere sempre, figuratevi se pretendo che comprenda che a buona parte del pubblico che ascoltava veniva piuttosto in mente quanto ci è costata, dal dopoguerra in avanti, la Fiat.
In termini strettamente economici, in termini di qualità della vita, in termini di qualità del lavoro.

Però, visto che l'imprenditore è lui, mi chiedo: ma pensa davvero che sia possibile sostenere il sistema economico di cui è uno dei massimi esponenti in Italia con le scarpe e i foulard?
Perchè prima di essere tragico sarebbe ridicolo.

11 gennaio 2007

Jean-Pierre Vernant

Su Repubblica di oggi Maurizio Bettini lo ricorda:

"La giacca del professor Vernant"

Salì sulla pedana dove stava la cattedra, tirò a sé la sedia, ma non si
sedette. Il pubblico senese - numerosissimo: come si poteva mancare a una
conferenza del grande Jean-Pierre Vernant? - lo guardava con ammirazione, ma
anche con un po' di sconcerto. Perché restava in piedi? Indugiò ancora
qualche secondo, poi scosse la testa e finalmente si sedette. Vernant
parlava mal volentieri da seduto. Forse fu per questo che, prima di iniziare
la sua conferenza, volle almeno togliersi la giacca; ma non avendo dove
appoggiarla, la lasciò scivolare tranquillamente a terra, davanti a tutti.
Poi cominciò a parlare, a braccio, come sempre faceva. A mia conoscenza,
Vernant è stato l'unico ellenista che, quando parlava, pareva veramente
ispirato da una musa, come l'ae­do omerico. Salvo che poteva lasciar
scivolare la giacca per terra con una semplicità inaudita. Beniamino
Placido, che assisteva alla conferenza, il giorno dopo scrisse che quel
gesto gli aveva ricordato un film con Jean Gabin.

Vernant se n'è andato all'età di novantadue anni, ma avremmo voluto averlo
con noi ancora a lungo. Nel mondo degli studi classici Jipé, come lo
chiamavano i suoi amici, costituiva una presenza fondamentale, il vuoto che
lascia non potrà essere colmato da nessuno. L'oratore dalla meravigliosa
semplicità, l'aedo omerico che sapeva raccontare il mito greco anche ai suoi
nipoti e bisnipoti (come ha fatto in due libri pubblicati in Italia da
Einaudi), il saggista elegante, dallo stile trasparente come il cristallo,
al mondo greco in realtà non c'era arrivato lungo la via della letteratura.
La sua "agrégation" l'aveva infatti ottenuta in filosofia, nel lontano 1937,
e i suoi primi studi furono dedicati a Diderot. Nel 1940 c'era stato poi
l'incontro con Ignace Meyerson, che lo aveva coinvolto nel suo appassionante
progetto di psicologia storica, e nel 1948 quello, altrettanto fondamentale,
con Louis Gernet, grande studioso di diritto greco e fondatore
dell'antropologia storica. Ma qualsiasi autobiografia intellettuale di
Vernant, anche la più sintetica, non può ignorare l' altra grande
componente, o per meglio dire passione, della sua vita: la politica.
Iscritto al PCF dal 1932 al 1970, il giovane Vernant aveva svolto un ruolo
rilevante nella resistenza antinazista a Toulouse, e la politica ha
continuato ad appassionarlo lungo l'intera esistenza.

Ci si accorge così che lo studioso il quale, a partire dagli anni sessanta,
ha in qualche modo rivoluzionato il mondo degli studi classici, e di quelli
greci in particolare, era in realtà un filosofo che aveva attraversato le
scienze sociali, e un "resistente" innamorato della politica. Alla Grecia
Vernant ci era arrivato per una scelta più che matura, ecco perché,
probabilmente, è stato capace di cambiarne l'immagine. Il fatto è che Jipé
ha trascorso la sua vita ad "attraversare le frontiere", come suona il
titolo del suo ultimo libro. Ha insegnato a farlo anche a molti di noi e, ci
auguriamo, anche a tanti giovani che debbono ancora affacciarsi
all'orizzonte degli studi classici.

Guardo la pila dei suoi libri, ammucchiati sulla scrivania. Li ho messi lì
per aiutare la memoria, certo, ma anche per un ultimo omaggio a un uomo che
abbiamo molto amato. Non è stato forse lui ad insegnarci che, per i Greci,
l'impalpabile psyché -l'anima del defunto che continua ad aleggiare
nell'Ade - corrisponde a ciò che essi chiamavano kolossòs, la rigida stele
di pietra che garantisce il passaggio fra i due mondi, quello di sopra e
quello di sotto? Di lui ci resta un kolossòs di libri, uno più bello
dell'altro. Mito e pensiero presso i Greci, Le origini del pensiero greco...
Da studenti li leggevamo quasi di nascosto, nelle Università di allora
Vernant era considerato abbastanza eretico, e soprattutto poco attendibile.
Non è un grecista! si sussurrava, e a volte questo veniva perfino gridato ad
alta voce. Un po' come Noam Chomski che non sapeva, dicevano alcuni, se non
l'inglese, e per questo non poteva essere un buon linguista. Ma noi i libri
di Vernant li leggevamo lo stesso. A volte penso che i giovani abbiano un
dio (naturalmente greco) che li aiuta a scegliere i libri giusti, e che
questo dio non possa che essere Eros, pungente dio della passione e
dell'amore: quello a cui Vernant ha dedicato uno dei suoi saggi più belli.
Guardo ancora il kolossòs dei suoi libri. La morte negli occhi, Mito e
tragedia... Altri li ha scritti assieme a compagni di strada come Marcel
Detienne e Pierre Vidal-Naquet, ad allievi diventati nel tempo amici e
collaboratori, come Françoise Frontisi. A questo punto, quando i libri
ricominciano a farsi persone, ad assumere volti e voci, qualsiasi
classicista non può fare a meno di pensare ad un luogo, quello in cui molti
si sono recati, nel corso del tempo, come per un pellegrinaggio o un rito di
passaggio.

Erano poche stanze in Rue Monsieur Le Prince, a Parigi, dove Vernant aveva
fondato il 'Centre des recherches comparées sur le societés anciennes". Un
istituto diventato rapidamente celebre, un punto di riferimento. A chi si
meravigliava della sproporzione fra la semplicità dei locali, e la fama
raggiunta dal "Centre", veniva risposto che, al piano di sopra, abitava
niente meno che il grande Greimas. Dopo di che non restava che allargare le
braccia, rassegnati. La vera grandezza si raggiunge nei luoghi semplici,
oltre che nei gesti semplici: come una giacca scivolata a terra.

Hat tip: Nico Narsi su it.cultura.classica

10 gennaio 2007

Management

L'articolo di danzasull'acqua, con l'analisi delle nuove figure professionali non può essere perso.

08 gennaio 2007

Cartesio e il sonno

Cartesio ha sempre dormito fino a tardi la mattina, o almeno se ne stava a letto - anche se sveglio - a lungo.
La cosa era per lui così essenziale che ottenne, privilegio inaudito, di dormire fino a tardi anche nel severissimo collegio dei gesuiti di La Fleche.
E' morto probabilmente di polmonite, ma non è un caso che sia morto in Svezia, dove era costretto ad alzarsi alle cinque di mattina perchè quello era l'unico momento in cui la regina poteva assistere alle sue lezioni.
Mi sono ricordata della morte di Cartesio stamattina alle sei, quando la sveglia mi strappato brutalmente dal sonno.
Perchè oggi o studiavo dalle sei alle dieci o niente. E studiare Cartesio devo, in questi giorni.
Ma sono certa che lui per primo non è contento di essere stato la causa di un prematuro risveglio.
Almeno mi è parso del tutto comprensibile come si possa morire se ti svegliano troppo presto.

04 gennaio 2007

La profe

Non riesco più a commentare sul suo blog. Chi mi aiuta a capire come si fa?
Volevo chiederle quando toccherà al Rondine diventare zio :-)

Io odio Telecom/3

Il 13 dicembre 2006 un addetto Telecom mi telefona per dirmi che su una delle mie linee telefoniche è stato attivata l'ADSL; dopo varie vicende - sono senza telefono mediamente ogni tre mesi con interruzioni che variano dai tre ai quindici giorni - ieri chiamo Telecom, che mi aveva garantito l'attivazione in 72 (settandue) ore e scopro che la richiesta è stata cancellata due giorni dopo.
In breve, il 15 dicembre Telecom ha pensato bene di mettere fine alla cosa senza avvertire.
La signora - abbastanza scostante - che mi ha risposto se l'è cavata dicendo che gli addetti a queste telefonate non sono personale Telecom e quindi l'azienda non ha nessuna responsabilità.
A quanto pare l'azienda non ha nessuna responsabilità nemmeno del fatto che sul sito di Alice il mio numero di telefono risulti coperto dall'ADSL.
Con una sfacciataggine degna di miglior causa la suddetta signora ha tentato di vendermi l'ADSL per l'altra linea.
La mia risposta è stata cortese nella forma e triviale nella sostanza.

02 gennaio 2007

Tramonto sull'A1










Inverno

Sono tra Piacenza e Bologna alle quattro e mezza del pomeriggio. Il sole splende e ci sono 12 gradi.
Non potremmo saltare l'inverno e passare direttamente alla primavera?

petrolio e colazione

Dal blog sul petrolio un articolo divertente e inquietante sui costi energetici delle nostre colazioni.

01 gennaio 2007

Io odio Telecom /2

Dopo contratti e promesse il 2006 è finito così. La linea è tornata il 29 dicembre per sparire di nuovo stamattina.