Abbiamo lasciato Cartesio la sera del 10 novembre 1619, precisamente qui: Neuburg sul Danubio. Il luogo dell'illuminazione, per ringraziare Iddio della quale il filosofo fa il voto di un pellegrinaggio a Loreto, che in effetti farà (con calma e con comodo). Quella sera - tra 10 e 11 novembre - fa tre sogni (1); nel primo si ritrova a La Flèche, nel cortile del collegio, mentre cerca di avanzare verso la chiesa per pregare, ma il suo cammino è ostacolato dai fantasmi; in tal spiacevole frangente, mentre cammina, si rende conto di non aver salutato un conoscente e torna quindi indietro, quando un vento impetuoso lo respinge verso la chiesa. Nel frattempo si sente chiamare per andare da un altro conoscente, che doveva recargli un frutto da un paese straniero (per la precisione un melone). Un sogno decisamente complicato, potrete notare.
A questo punto Cartesio si sveglia, molto spaventato, e come dice lui stesso, veglia per circa un paio d'ore pregando Dio di preservarlo dai peccati. Poi si gira sul fianco sinistro e si riaddormenta, solo per svegliarsi di nuovo al suono di un grande fragore e per vedere la stanza invasa da scintille di fuoco. Passata la paura, caparbio quale solo un francese di provincia sa essere, si riaddormenta.
A questo punto Cartesio si sveglia, molto spaventato, e come dice lui stesso, veglia per circa un paio d'ore pregando Dio di preservarlo dai peccati. Poi si gira sul fianco sinistro e si riaddormenta, solo per svegliarsi di nuovo al suono di un grande fragore e per vedere la stanza invasa da scintille di fuoco. Passata la paura, caparbio quale solo un francese di provincia sa essere, si riaddormenta.
E sogna.
Sogna di prendere un libro dalla sua scrivania, un dizionario. E sotto a questo vede un altro libro il Corpus poetarum. Lo apre a caso e finisce su una poesia di Ausonio, Quod vitae sectabor iter? ma viene interrotto da uno sconosciuto che gli indica un'altra poesia di Ausonio, Est et non.
E qui Cartesio supera se stesso, perché questa volta non si sveglia nemmeno, ma decifra il sogno dormendo! E giunge alla conclusione che il Corpus poetarum fosse simbolo dell'unione tra filosofia e saggezza, il dizionario l'insieme delle scienze e la poesia Est et non indicasse il vero e il falso.
L'interpretazione naturalmente viene portata avanti dal nostro anche da desto.Sogna di prendere un libro dalla sua scrivania, un dizionario. E sotto a questo vede un altro libro il Corpus poetarum. Lo apre a caso e finisce su una poesia di Ausonio, Quod vitae sectabor iter? ma viene interrotto da uno sconosciuto che gli indica un'altra poesia di Ausonio, Est et non.
E qui Cartesio supera se stesso, perché questa volta non si sveglia nemmeno, ma decifra il sogno dormendo! E giunge alla conclusione che il Corpus poetarum fosse simbolo dell'unione tra filosofia e saggezza, il dizionario l'insieme delle scienze e la poesia Est et non indicasse il vero e il falso.
Il melone rappresenta la solitudine, e il vento che vuole spingerlo verso la chiesa - luogo ove pure si stava recando di sua volontà - un cattivo genio. E qui sarà bene che nessuno osi sottovalutare l'importanza del genio cattivo, che è così cattivo da spingere Cartesio verso un luogo nel quale voleva andare...
Le scintille sono la verità che, volente o nolente Cartesio, ha deciso di impadronirsi di lui.
La poesia che gli viene mostrata dallo sconosciuto sta a indicare la nuova missione che deve intraprendere: unificare tutte le scienze.
Qualcuno ha negato la veridicità dell'episodio dei sogni, preferendo intenderlo come una finzione letteraria, qualcuno invece ha parlato di crisi mistica.
Naturalmente ha detto la sua anche Sigmund Freud, per il quale i sogni di Cartesio rientrano nella categoria dei "sogni dall'alto", cioè "formazioni ideative che avrebbero potuto essere create sia durante lo stato di veglia, sia durante lo stato di sonno, e che soltanto in certe parti hanno tratto il loro contenuto da stati psichici abbastanza profondi."
In casi come questi, prosegue Freud, il miglior interprete è il paziente stesso, perchè il contenuto del sogno è molto vicino al suo pensato. Fa un'eccezione per il melone, che a suoi occhi è la possibile "raffigurazione di un'immagine sessuale che abbia occupato la fantasia del giovane solitario". (d'altro canto sappiamo bene che se non c'è sesso Freud non se ne occupa. E comunque, a che altro deve pensare un giovane in buona salute in un accampamento militare?)
E, alla fin fine, che avrebbe potuto dire Freud, davanti a un Cartesio che pone a fondamento della sua filosofia proprio la mancata distinzione tra sonno e veglia? Che dubita di essere sveglio e vestito perchè spesso ha sognato di esserlo e non si ritiene quindi in grado di cogliere la differenza? Tormentato com' è dall'idea del genio maligno?
"Io penserò che il cielo, l'aria, la terra, i colori, le figure, i suoni e tutte le cose esterne che vediamo, non siano che illusioni e inganni [...] Considererò me stesso come privo affatto di mani, di occhi, di carne, di sangue, come non avente alcun senso, pur credendo falsamente tutte queste cose [...] Baderò accuratamente a non accogliere alcuna falsità, e preparerò così bene il mio spirito a tutte le astuzie di questo grande ingannatore, che, per potente ed astuto ch'egli sia, non mi potrà mi imporre nulla."
E questo è Cartesio, il campione della razionalità del XVII secolo e seguenti, uno che immagina di non esistere per non farsi fregare da un genio cattivo. (tutti parlano di 'sto episodio della stufa e nessuno che si occupi della lampada)
Ho già capito che 'sta cosa sarà lunga. Stay tuned.
La prima e la seconda parte
(1) La cui esposizione dettagliata potete trovare in Oeuvres de Descartes, par Ch. Adam et P. Tannery, Paris 1887-1913, 12 voll.
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