"La Grande Stampa Radiotelevisiva si domanda perché i gggiovani vadano ai rave parties e prendano le pasticche pur sapendo che una volta su settecentomila -a pigliarsi una pasticca- si muore.
Oh, non saprei proprio cosa rispondere.
O sono tutti pazzi o sono tutti laureati in statistica."
Da Cloridrato di Sviluppina.
28 marzo 2008
Olimpiadi
Sono strepitosi a volte i tedeschi. Adesso vogliono farci credere che non mandano a Pechino nemmeno un sottosegretario ad assistere alla cerimonia di apertura dei giochi olimpici. Ma non per boicottare, no. E' solo che non avevano proprio intenzioni di andarci, si sono dimenticati la data, hanno preso altri impegni, devono portare il gatto dal veterinario.
"Berlino, 28 mar. - (Adnkronos/Dpa) - Il cancelliere tedesco Angela Merkel non sara' alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici a Pechino. Ad annunciarlo oggi e' stato il ministro degli ESteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, precisando pero' che questo non va inteso come un boicottaggio, in quanto al momento non era comunque stata prevista una partecipazione ne' della Merkel, ne' dello stesso Steinmeier ne' del ministro dell'Interno, Wolfgang Schaeuble. A Berlino, il vice portavoce governativo Thomas Steg ha confermato che "Angela Merkel non ha mai programmato una sua presenza alle Olimpiadi, alla cerimonia di inaugurazione o agli eventi sportivi."
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test: votometro
Via .mau. arrivo qui, al votometro. E i risultati sono:
PD +27.34, PS +26.03, SA +16.25, IdV +1.9.
PdL -7.23, UdC -15.71, la Destra -16.79, Lega Nord -26.58.
PD +27.34, PS +26.03, SA +16.25, IdV +1.9.
PdL -7.23, UdC -15.71, la Destra -16.79, Lega Nord -26.58.
27 marzo 2008
Intelligenza artificiale?
Ti chiede di pensare a un oggetto e poi cerca di indovinare, attraverso domande, qual è l'oggetto.
Con me si è arreso. Per quattro volte.(porcospino, concetto, cestino da basket, cultura).
Con me si è arreso. Per quattro volte.(porcospino, concetto, cestino da basket, cultura).
test: politometro
L'ho fatto su repubblica, volevo postare il risultato, ma il codice che genera la pagina contiene un paio di errori...
26 marzo 2008
Montezemolo o del surreale.
Davvero, io non so chi scriva i discorsi di Montezemolo. Mi viene davvero il sospetto che risparmi e faccia da solo altrimenti non mi spiego come possa pagare chi pare avere come preciso impegno professionale quello di mandarlo in giro a fare figure da pirla.
A gennaio 2007 Montezemolo propone di risanare l'italica imprenditoria con l'industria della moda, come risposta - anche - alla produttività asiatica. Foulard contro il resto del mondo.
A maggio 2007 si presenta nel tempio universitario della confindustria a incitare gli studenti copiare e barare agli esami.
Oggi, a un convegno organizzato dalla Luiss se ne esce con queste perle:
"Gli industriali, inoltre, vedrebbero anche di buon occhio una eventuale fusione tra il ministero del Commercio internazionale e quello degli Affari esteri, per dare luogo all'auspicata unitarietà d'azione nella nostra politica internazionale». No, poi, al modello federalista nell'internazionalizzazione». Il presidente di Confindustria sollecita un intervento urgente sul ruolo delle regioni. «È ormai provato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che le missioni di governatori e assessori, spesso inutili e controproducenti, creano dispersione di energia, di denaro e sono di scarsa utilità per gli imprenditori»." dal sito del sole24ore.
Dunque, secondo Montezemolo la politica estera italiana deve essere dettata dalle esigenze di Confindustria, che lui guida. Lui, che vuole contrastare i cinesi e l'asia in generale con i foulard e i maglioni. Immediatamente dopo si lamenta perchè le persone che eleggiamo noi non fanno gli interessi suoi.
Ora, è evidente che le idee di Montezemolo sono quelle che sono. Certamente non coincidono con le mie (anzi, io trovo anche molto complicato definire le sue come "idee"), ma non ho intenzione di discuterle, anche perché sono indiscutibili. Come si fa a discutere con uno che:
1. pensa che sia economicamente vincente proporre dei foulard contro economie come quelle indiane/cinesi;
2. Non si rende conto che una figura di governo, anche locale, non può (non dico nemmeno non deve) far coincidere tutto il suo operato con l'interesse di una parte - peraltro minoritaria - dell'elettorato?
Quindi, le idee sono quelle che sono. Ma almeno lavorasse sul piano della comunicazione. Invece no. Le dice così, come le pensa.
Suvvia, a casa quei ghostwriter da strapazzo. Trovategli qualcuno che sia in grado di spiegargli come è possibile dire fesserie facendosi prendere sul serio.
A gennaio 2007 Montezemolo propone di risanare l'italica imprenditoria con l'industria della moda, come risposta - anche - alla produttività asiatica. Foulard contro il resto del mondo.
A maggio 2007 si presenta nel tempio universitario della confindustria a incitare gli studenti copiare e barare agli esami.
Oggi, a un convegno organizzato dalla Luiss se ne esce con queste perle:
"Gli industriali, inoltre, vedrebbero anche di buon occhio una eventuale fusione tra il ministero del Commercio internazionale e quello degli Affari esteri, per dare luogo all'auspicata unitarietà d'azione nella nostra politica internazionale». No, poi, al modello federalista nell'internazionalizzazione». Il presidente di Confindustria sollecita un intervento urgente sul ruolo delle regioni. «È ormai provato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che le missioni di governatori e assessori, spesso inutili e controproducenti, creano dispersione di energia, di denaro e sono di scarsa utilità per gli imprenditori»." dal sito del sole24ore.
Dunque, secondo Montezemolo la politica estera italiana deve essere dettata dalle esigenze di Confindustria, che lui guida. Lui, che vuole contrastare i cinesi e l'asia in generale con i foulard e i maglioni. Immediatamente dopo si lamenta perchè le persone che eleggiamo noi non fanno gli interessi suoi.
Ora, è evidente che le idee di Montezemolo sono quelle che sono. Certamente non coincidono con le mie (anzi, io trovo anche molto complicato definire le sue come "idee"), ma non ho intenzione di discuterle, anche perché sono indiscutibili. Come si fa a discutere con uno che:
1. pensa che sia economicamente vincente proporre dei foulard contro economie come quelle indiane/cinesi;
2. Non si rende conto che una figura di governo, anche locale, non può (non dico nemmeno non deve) far coincidere tutto il suo operato con l'interesse di una parte - peraltro minoritaria - dell'elettorato?
Quindi, le idee sono quelle che sono. Ma almeno lavorasse sul piano della comunicazione. Invece no. Le dice così, come le pensa.
Suvvia, a casa quei ghostwriter da strapazzo. Trovategli qualcuno che sia in grado di spiegargli come è possibile dire fesserie facendosi prendere sul serio.
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18 marzo 2008
Iscrizioni all'Università
"Dal 1984 ad oggi il numero dei diciannovenni, che s’iscrivono all’università, è diminuito del 42%."
Lo scrivono su ilcapoluogo.it, fonte sconosciuta.
Chissà a cosa servono quelle due virgole. cosa c'è che non va nella frase:
Dal 1984 a oggi il numero dei diciannovenni che s'iscrivono all'università è diminuito del 42%.
(senza la "d" eufonica direi)
Mi sembra una percentuale molto alta.
Lo scrivono su ilcapoluogo.it, fonte sconosciuta.
Chissà a cosa servono quelle due virgole. cosa c'è che non va nella frase:
Dal 1984 a oggi il numero dei diciannovenni che s'iscrivono all'università è diminuito del 42%.
(senza la "d" eufonica direi)
Mi sembra una percentuale molto alta.
17 marzo 2008
Open Access
"L'Università di Harvard ha sposato in pieno il progetto e la filosofia Open Access, mettendo a disposizione dei ricercatori delle varie facoltà un archivio in cui pubblicare, a costo praticamente nullo, i propri risultati e articoli di ricerca. A tale archivio è possibile accedere gratuitamente da Internet, senza nessun vincolo particolare." continua qui e qui.
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14 marzo 2008
Olimpiadi?
E' mostruosa (nel senso etimologico del termine) l'opportunistica acquiescenza del mondo intero nei confronti della Cina, in particolar modo per quello che riguarda le Olimpiadi.
Non manco di realismo, e penso che il mondo economico (e del lavoro in generale) segua regole proprie.
Si può, e forse si deve, lavorare anche con persone che non ci piacciono, delle quali non condividiamo le idee, anche con persone che conducono vite e fanno scelte che possiamo aborrire.
Ma non ci pranziamo insieme, non ci andiamo al cinema, in vacanza, non le coinvolgiamo in ciò che lavoro non è.
Con la Cina e le Olimpiadi nessuno ragiona in questo modo. E qui il famoso occidente democratico mostra tutta la sua fragilità.
Ho sempre seguito i giochi olimpici. Da quando posso ricordare almeno. Anche la vicenda di Monaco, con l'ignavia e la vigliaccheria del mondo intero, non è riuscita ad allontanarmi da quell'appuntamento.
I giochi olimpici li guardo tutti, riesco a provare emozioni anche davanti al curling.
Sarà l'eredità classica, sarà la spiccata propensione individuale alla competizione e al gioco (all'agone), non saprei dirlo; ma l'idea che i tutti i paesi mandino la loro gioventù migliore a gareggiare mi coinvolge e mi appassiona.
Per questo escluderei dalle Olimpiadi tutti i paesi che non consentono alle loro donne di partecipare ai giochi. Escluderei tutti quei paesi che discriminano i loro cittadini. Escluderei tutti i quei paesi che reprimono i loro cittadini con la violenza, con le torture, con le condanne a morte indiscriminate. La prima della lista sarebbe la Cina.
E allora perchè ci andiamo?
Non manco di realismo, e penso che il mondo economico (e del lavoro in generale) segua regole proprie.
Si può, e forse si deve, lavorare anche con persone che non ci piacciono, delle quali non condividiamo le idee, anche con persone che conducono vite e fanno scelte che possiamo aborrire.
Ma non ci pranziamo insieme, non ci andiamo al cinema, in vacanza, non le coinvolgiamo in ciò che lavoro non è.
Con la Cina e le Olimpiadi nessuno ragiona in questo modo. E qui il famoso occidente democratico mostra tutta la sua fragilità.
Ho sempre seguito i giochi olimpici. Da quando posso ricordare almeno. Anche la vicenda di Monaco, con l'ignavia e la vigliaccheria del mondo intero, non è riuscita ad allontanarmi da quell'appuntamento.
I giochi olimpici li guardo tutti, riesco a provare emozioni anche davanti al curling.
Sarà l'eredità classica, sarà la spiccata propensione individuale alla competizione e al gioco (all'agone), non saprei dirlo; ma l'idea che i tutti i paesi mandino la loro gioventù migliore a gareggiare mi coinvolge e mi appassiona.
Per questo escluderei dalle Olimpiadi tutti i paesi che non consentono alle loro donne di partecipare ai giochi. Escluderei tutti quei paesi che discriminano i loro cittadini. Escluderei tutti i quei paesi che reprimono i loro cittadini con la violenza, con le torture, con le condanne a morte indiscriminate. La prima della lista sarebbe la Cina.
E allora perchè ci andiamo?
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Regole, ruoli
Di regola, i partiti si presentano alle elezioni per vincerle, gli uni contro gli altri. E' politicamente così banale che non mi sognerei mai di sostenerla come ipotesi.
In Italia l'attuale legge elettorale fa prevedere un risultato che non consentirà a nessuno dei due schieramenti di avere i numeri per prevalere.
Anche per questo, ma non solo, il timore di molti è la cosiddetta "grande intesa" tra PD e PdL, intesa che punterebbe in primo luogo a far fuori i partiti minori con il voto e in secondo luogo ad accordarsi, ad elezioni avvenute, per governare.
Una delle tattiche di questa intesa sarebbe una sorta di teatrino elettorale nel quale Berlusconi dice la solita fesseria e tutti gli vanno dietro con commenti esecrandi, e ne ho parlato nel post precedente.
Un'altra mossa potrebbe essere quella della contiguità dei programmi, o meglio delle parole d'ordine, degli slogan, che i programmi sono ben diversi. Non a caso Berlusconi ha fatto la sceneggiata di strappare quello del PD, sostenendo che dopo il voto non l'avrebbero mantenuto. (il che significa che qualcosa di buono c'è in quel programma, se l'unica cosa che gli è venuta in mente di dire è che sarebbe stato disatteso).
Così come Berlusconi ha promesso qualche anno fa un milione di posti lavoro questa volta Veltroni rilancia con "almeno mille euro a precario".
Ora, la grande intesa non è qualcosa dovuta esclusivamente a un risultato elettorale incerto, che non consente a nessuna delle due coalizioni di prevalere, ma è una necessità dettata dalla politica. Non è possibile governare un paese CONTRO l'espressione popolare di una larga fetta di cittadini. Ci piaccia o no, una marea di italiani (lascio il compito di quantificare quanti a coloro che sono preposti) voterà PdL.
Lo voterà con Ciarrapico, con l'erede Savoia, con le veline prestate alla politica, con Dell'Utri.
Una buona parte di italiani voterà un partito mafioso, corrotto, fascista.
Cosa vogliamo fare? Ora, possiamo fare alcune cose:
1. Non votare, sputare con disprezzo sulle masse, utilizzare l'equivalente intellettuale del "signora mia, sono tutti uguali, tutti ladri". E guardare con un sardonico sorriso compiaciuto coloro che come noi si astengono dal voto, riconoscendoci a vicenda come esponenti dell'elite intellettuale del paese.
2. Votare per un partito minore, immolando il voto nel nome dell'ideale e di una visione romantica (nel senso filosofico del termine) di come vorremmo fosse il mondo invece di com'è.
3. Decidere di agire tenendo conto di necessità concrete (e qui ognuno prende la decisione che ritiene più coerente).
4. Dichiarare chiusa la partita democratica e prepararsi alla guerra civile.
Eh, si. Perchè qui non stiamo ragionando solo di Berlusconi e Veltroni. E di grandi inciuci, o larghe intese, and so on.
Stiamo parlando del fatto che una persona su due che incontriamo per strada, che lavora con noi, che ci serve il cappuccino al bar, che ci cura i calli o che ci tiene i figli vota per un partito mafioso, corrotto, fascista.
Perchè questo post si intitola Regole, ruoli?
Perchè in una situazione in cui sia le regole che i ruoli sembrano (e sono) confusi, in cui il gioco delle parti sembra più il risultato di una confusione mentale che il gioco freddo dei cinici componenti di una casta (magari fossero così intelligenti e lucidi da gestire una commedia del genere!) è necessario, secondo me, cominciare a rispettare le une e gli altri.
Ora, il sistema politico democratico (non sempre, non ovunque, ma abbastanza spesso da essere un dato di fatto e non un'ipotesi teorica) si basa sulla competizione elettorale che vede contrapposti più partiti. I partiti possono essere istituzioni che lavorano anche nell'intervallo tra un'elezione e un'altra - come accade nella maggior parte dei paesi europei, o organismi molto più "leggeri", ma anche molto più influenzabili dal potere economico, come accade negli Stati Uniti.
Gli elettori, un mondo dove regole e ruoli sono rispettati, decidono di votare in base alle loro personali inclinazioni unite alla valutazione dei programmi elettorali.
In Italia l'attuale legge elettorale fa prevedere un risultato che non consentirà a nessuno dei due schieramenti di avere i numeri per prevalere.
Anche per questo, ma non solo, il timore di molti è la cosiddetta "grande intesa" tra PD e PdL, intesa che punterebbe in primo luogo a far fuori i partiti minori con il voto e in secondo luogo ad accordarsi, ad elezioni avvenute, per governare.
Una delle tattiche di questa intesa sarebbe una sorta di teatrino elettorale nel quale Berlusconi dice la solita fesseria e tutti gli vanno dietro con commenti esecrandi, e ne ho parlato nel post precedente.
Un'altra mossa potrebbe essere quella della contiguità dei programmi, o meglio delle parole d'ordine, degli slogan, che i programmi sono ben diversi. Non a caso Berlusconi ha fatto la sceneggiata di strappare quello del PD, sostenendo che dopo il voto non l'avrebbero mantenuto. (il che significa che qualcosa di buono c'è in quel programma, se l'unica cosa che gli è venuta in mente di dire è che sarebbe stato disatteso).
Così come Berlusconi ha promesso qualche anno fa un milione di posti lavoro questa volta Veltroni rilancia con "almeno mille euro a precario".
Ora, la grande intesa non è qualcosa dovuta esclusivamente a un risultato elettorale incerto, che non consente a nessuna delle due coalizioni di prevalere, ma è una necessità dettata dalla politica. Non è possibile governare un paese CONTRO l'espressione popolare di una larga fetta di cittadini. Ci piaccia o no, una marea di italiani (lascio il compito di quantificare quanti a coloro che sono preposti) voterà PdL.
Lo voterà con Ciarrapico, con l'erede Savoia, con le veline prestate alla politica, con Dell'Utri.
Una buona parte di italiani voterà un partito mafioso, corrotto, fascista.
Cosa vogliamo fare? Ora, possiamo fare alcune cose:
1. Non votare, sputare con disprezzo sulle masse, utilizzare l'equivalente intellettuale del "signora mia, sono tutti uguali, tutti ladri". E guardare con un sardonico sorriso compiaciuto coloro che come noi si astengono dal voto, riconoscendoci a vicenda come esponenti dell'elite intellettuale del paese.
2. Votare per un partito minore, immolando il voto nel nome dell'ideale e di una visione romantica (nel senso filosofico del termine) di come vorremmo fosse il mondo invece di com'è.
3. Decidere di agire tenendo conto di necessità concrete (e qui ognuno prende la decisione che ritiene più coerente).
4. Dichiarare chiusa la partita democratica e prepararsi alla guerra civile.
Eh, si. Perchè qui non stiamo ragionando solo di Berlusconi e Veltroni. E di grandi inciuci, o larghe intese, and so on.
Stiamo parlando del fatto che una persona su due che incontriamo per strada, che lavora con noi, che ci serve il cappuccino al bar, che ci cura i calli o che ci tiene i figli vota per un partito mafioso, corrotto, fascista.
Perchè questo post si intitola Regole, ruoli?
Perchè in una situazione in cui sia le regole che i ruoli sembrano (e sono) confusi, in cui il gioco delle parti sembra più il risultato di una confusione mentale che il gioco freddo dei cinici componenti di una casta (magari fossero così intelligenti e lucidi da gestire una commedia del genere!) è necessario, secondo me, cominciare a rispettare le une e gli altri.
Ora, il sistema politico democratico (non sempre, non ovunque, ma abbastanza spesso da essere un dato di fatto e non un'ipotesi teorica) si basa sulla competizione elettorale che vede contrapposti più partiti. I partiti possono essere istituzioni che lavorano anche nell'intervallo tra un'elezione e un'altra - come accade nella maggior parte dei paesi europei, o organismi molto più "leggeri", ma anche molto più influenzabili dal potere economico, come accade negli Stati Uniti.
Gli elettori, un mondo dove regole e ruoli sono rispettati, decidono di votare in base alle loro personali inclinazioni unite alla valutazione dei programmi elettorali.
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13 marzo 2008
Appello a Napolitano per la ricerca
L'appello chiede che vengano utilizzate sempre, per l'assegnazione dei finanziamenti, delle procedure di peer review, ovvero in base a una valutazione scientifica nel merito, regolamentata, anonima e indipendente. Io l'ho firmato. Sul sito del sole24ore
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Don't feed the troll
Seguo poco di norma la politica quotidiana. Ma a volte accadono fatti che si impongono all'attenzione.
Come oramai tutti sanno Berlusconi alla giovane precaria ha dato la risposta che trovate su tutti i giornali.
Dietro tutti gli altri:
Veltroni dice che Berlusconi è lontano dai giovani, Bertinotti sostiene che la battuta "è allarmante e indicativa di una cultura che propone ai giovani una realizzazione sempre fuori dalle loro condizioni di vita".
Non manca nemmeno Barbara Pollastrini (nome omen) che abbocca: "stavolta tocca a una giovane donna angosciata perché non trova lavoro".
Ma evitare di cadere nelle trappole mediatiche e continuare a spiegare alla gente normale cosa si intende fare una volta di nuovo al governo?
Come oramai tutti sanno Berlusconi alla giovane precaria ha dato la risposta che trovate su tutti i giornali.
Dietro tutti gli altri:
Veltroni dice che Berlusconi è lontano dai giovani, Bertinotti sostiene che la battuta "è allarmante e indicativa di una cultura che propone ai giovani una realizzazione sempre fuori dalle loro condizioni di vita".
Non manca nemmeno Barbara Pollastrini (nome omen) che abbocca: "stavolta tocca a una giovane donna angosciata perché non trova lavoro".
Ma evitare di cadere nelle trappole mediatiche e continuare a spiegare alla gente normale cosa si intende fare una volta di nuovo al governo?
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Clinton vs. Obama
Sull'argomento - visto che ho già dichiarato altrove la mia preferenza per la Clinton - vi mando a leggere il post di inminoranza.
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il link di oggi
12 marzo 2008
Usenet, moderazione e icq
Diotima: "Si, ma il tuo problema?"
Cochin: "Allora, su 20 post 17 sono di xxxxxx"
Diotima: "hahahahahahahahahahah"
Cochin: " xxxxxx mi prende un quarto d'ora della mia vita"
Diotima: "No"
Cochin: "Io no vole che xxxxxx ruba mia vita"
Diotima: "La risposta è no"
Cochin: "Guarda, ci ho già provato"
Diotima: "No"
Cochin: "Senza dirtelo"
Diotima: "No, ti inculo"
Cochin: "E' inutile che dici di no. Ci ho già provato"
Diotima: "Lo tolgo"
Cochin: "E' andata male. No, no"
Diotima: "Cioè?"
Cochin: "Ci ho provato tipo 2 settimane fa"
Diotima: "Non se riuscita a metterlo in wl?"
Cochin:"No, non funziona. L'ho messo in wl. Ma non funziona lui. Fa casino, spamma, non capisce 'na sega. Nun ce po' stà"
Diotima: "E questo va benissimo"
Cochin: "E infatti l'ho tolto. Ma non va bene per un cazzo. Mi allessa i coglioni, a morte"
Diotima: "Poi ragioniamo del fatto che hai messo uno in wl senza consultarmi. Almeno dirmelo, intendo"
Cochin: "Tutti quelli che ho messo io in wl li ho messi senza consultarti eh?"
Diotima: "Poi io ti dicevo no, e tu provavi lo stesso"
Cochin: "Così come quelli che hai messo tu"
Diotima: "Poi io dicevo no, e tu provavi lo stesso"
Cochin:"E infatti è andata così"
Diotima: "Cazzo vuol dire? xxxxxxx è un problema a parte. Non va in white list. Punto"
Cochin: "Non mi hai detto no alla xyz, per altro, si quando te ne ho parlato non sei stata perentoria, per questo mi sono concessa un tentativo"
Diotima: "io non sono mai perentoria"
Cochin: "hahahahahahahahahahha"
Diotima: "a meno che non stia male"
Cochin: "hahahahahahahha, sei fantastica. Certo che sei perentoria!"
Diotima:"dai, io sono perentoria solo quando sto male, altrimenti no"
Cochin: "ma piantala"
Diotima: "Mi devi un negroni. L'ho spruzzato tutto sulla tastiera"
Cochin: "va bene, lol, k. Comunque è orribile dirlo. E' terribile, avevi ragione tu. Xxxxxx non può stare in wl (non dirlo!)
Diotima: "Io ho sempre ragione"
Cochin: "non dirlo. Arghhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh"
Diotima: "L'ho detto"
Cochin: "aaaaaaaaaaaaaaaaaargh"
Diotima: "hahahahahahahahhahaahhahahah, senti cochin"
Diotima: "tu e mio fratello. Uguali uguali"
Cochin: "???"
Diotima: "si, anche lui si incazza. E dice: "tu hai sempre ragione" e non mi parla. Cazzo! io ho sempre ragione perché RAGIONO!!!"
Cochin: "seh seh. Tesoro è che quando hai ragione *lo fai pesare un attimino*, no eh?
Diotima: "amore mio, mai quanto mi pesa dover tutte le volte assistere ai fatti che fanno dire al mio interlocutore: "hai ragione"."
Diotima: LO POSTO STO LOG
Cochin: "No. Tornando a xxxxxx"
Diotima: "Metto xxxxxxx al posto di xxxxxx e xyz al posto di xyz"
Cochin: "Va beh, posta dai. Ti do la liberatoria"
Cochin: "Cmq niente, vorrei levarmelo dal cazzo. Tutto qui. E' solo unq piccola esigenza che ho. E metterlo in nuuke list?"
Diotima: "impossibile"
Cochin:"..."
Diotima: "no"
Cochin: "Mi dimetto"
Diotima: "lo moderiamo a mano. con santa pazienza"
Cochin:" o io o lui"
Diotima: "hahahahahahahah non ti dimetti e lo moderi. Con imparzialità e senso di giustizia."
Cochin: " seeeeeeeeee intanto io ho 20 messaggi e tu 7"
Diotima: "per forza, tu sei internet addicted!"
Cochin: "Allora, su 20 post 17 sono di xxxxxx"
Diotima: "hahahahahahahahahahah"
Cochin: " xxxxxx mi prende un quarto d'ora della mia vita"
Diotima: "No"
Cochin: "Io no vole che xxxxxx ruba mia vita"
Diotima: "La risposta è no"
Cochin: "Guarda, ci ho già provato"
Diotima: "No"
Cochin: "Senza dirtelo"
Diotima: "No, ti inculo"
Cochin: "E' inutile che dici di no. Ci ho già provato"
Diotima: "Lo tolgo"
Cochin: "E' andata male. No, no"
Diotima: "Cioè?"
Cochin: "Ci ho provato tipo 2 settimane fa"
Diotima: "Non se riuscita a metterlo in wl?"
Cochin:"No, non funziona. L'ho messo in wl. Ma non funziona lui. Fa casino, spamma, non capisce 'na sega. Nun ce po' stà"
Diotima: "E questo va benissimo"
Cochin: "E infatti l'ho tolto. Ma non va bene per un cazzo. Mi allessa i coglioni, a morte"
Diotima: "Poi ragioniamo del fatto che hai messo uno in wl senza consultarmi. Almeno dirmelo, intendo"
Cochin: "Tutti quelli che ho messo io in wl li ho messi senza consultarti eh?"
Diotima: "Poi io ti dicevo no, e tu provavi lo stesso"
Cochin: "Così come quelli che hai messo tu"
Diotima: "Poi io dicevo no, e tu provavi lo stesso"
Cochin:"E infatti è andata così"
Diotima: "Cazzo vuol dire? xxxxxxx è un problema a parte. Non va in white list. Punto"
Cochin: "Non mi hai detto no alla xyz, per altro, si quando te ne ho parlato non sei stata perentoria, per questo mi sono concessa un tentativo"
Diotima: "io non sono mai perentoria"
Cochin: "hahahahahahahahahahha"
Diotima: "a meno che non stia male"
Cochin: "hahahahahahahha, sei fantastica. Certo che sei perentoria!"
Diotima:"dai, io sono perentoria solo quando sto male, altrimenti no"
Cochin: "ma piantala"
Diotima: "Mi devi un negroni. L'ho spruzzato tutto sulla tastiera"
Cochin: "va bene, lol, k. Comunque è orribile dirlo. E' terribile, avevi ragione tu. Xxxxxx non può stare in wl (non dirlo!)
Diotima: "Io ho sempre ragione"
Cochin: "non dirlo. Arghhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh"
Diotima: "L'ho detto"
Cochin: "aaaaaaaaaaaaaaaaaargh"
Diotima: "hahahahahahahahhahaahhahahah, senti cochin"
Diotima: "tu e mio fratello. Uguali uguali"
Cochin: "???"
Diotima: "si, anche lui si incazza. E dice: "tu hai sempre ragione" e non mi parla. Cazzo! io ho sempre ragione perché RAGIONO!!!"
Cochin: "seh seh. Tesoro è che quando hai ragione *lo fai pesare un attimino*, no eh?
Diotima: "amore mio, mai quanto mi pesa dover tutte le volte assistere ai fatti che fanno dire al mio interlocutore: "hai ragione"."
Diotima: LO POSTO STO LOG
Cochin: "No. Tornando a xxxxxx"
Diotima: "Metto xxxxxxx al posto di xxxxxx e xyz al posto di xyz"
Cochin: "Va beh, posta dai. Ti do la liberatoria"
Cochin: "Cmq niente, vorrei levarmelo dal cazzo. Tutto qui. E' solo unq piccola esigenza che ho. E metterlo in nuuke list?"
Diotima: "impossibile"
Cochin:"..."
Diotima: "no"
Cochin: "Mi dimetto"
Diotima: "lo moderiamo a mano. con santa pazienza"
Cochin:" o io o lui"
Diotima: "hahahahahahahah non ti dimetti e lo moderi. Con imparzialità e senso di giustizia."
Cochin: " seeeeeeeeee intanto io ho 20 messaggi e tu 7"
Diotima: "per forza, tu sei internet addicted!"
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Censura (aka Gentiloni)
La censura, si sa, ha assunto le forme più diverse. L'Indice per i libri è forse quella più antica; poi si è passati a tutte le altre forme di comunicazione. I film, regolati ancora da una legge promulgata nel 1962, i videogiochi e infine anche Internet. Insomma, in qualche modo la censura cerca disperatamente di inseguire non solo le nuove forme d'arte e di comunicazione, ma anche la loro potenzialità tecnologica. E così si arriva al famoso decreto Gentiloni.
Ma si arriva anche a Marco D'Itri che prima scrive i programmi che servono ai provider per oscurare i siti proibiti (la cui lista è segreta) poi li mette in rete. E pubblica l'indirizzo al quale è possibile trovarli.
Su Punto Informatico trovate l'intervista nella quale Marco spiega modi e ragioni.
Ma si arriva anche a Marco D'Itri che prima scrive i programmi che servono ai provider per oscurare i siti proibiti (la cui lista è segreta) poi li mette in rete. E pubblica l'indirizzo al quale è possibile trovarli.
Su Punto Informatico trovate l'intervista nella quale Marco spiega modi e ragioni.
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11 marzo 2008
10 marzo 2008
Relativismi
In discussioni non tanto a margine del convegno già citato è stato affrontato quello che va sotto il nome di "problema dei contenuti". Non è una questione di metafisica lana caprina, tutt'altro; si tratta di discutere e decidere quali contenuti possano essere più adatti alle diverse tecnologie didattiche possibili. Il punto è che devono essere chiari a monte e, a quanto pare, non è più così.
La risposta alla domanda chi decide cosa devono imparare gli studenti universitari sembra essere semplice: la comunità scientifica, ovvero i docenti (e ricercatori) universitari. Ho messo ricercatori tra parentesi per un motivo ben preciso. Sempre di più, in Italia come altrove, si separa la didattica dalla ricerca; per essere più precisi si direbbe in Italia meno che altrove, dato che a parte i docenti a contratto non esistono nel nostro paese figure legate esclusivamente all'insegnamento, ma se consideriamo che i docenti a contratto sono ormai una percentuale così significativa da essere aberrante (in alcune università sono più del 50% del corpo docente) possiamo tranquillamente affermare di essere trendy anche in questa aberrazione.
Il punto mi pare essere questo: nessuno, o pochi, sembrano in grado di decidere quali debbano essere le nozioni base di uno studente universitario. Scendiamo su un piano concreto: dopo due anni di studio universitario in filosofia uno studente cosa deve necessariamente aver imparato e perchè? Quanti e quali libri deve aver letto e compreso?
Ho scelto come step i primi due anni non a caso, perchè in seguito, dopo il terzo anno, parliamo di studi specialistici e qui il problema sembra essere più semplice. E' chiaro che un epistemologo deve seguire e segue un percorso molto diverso da un filosofo estetico o da uno storico della filosofia o da un filosofo teoretico (sembra, appunto. Ma ci torneremo sopra, prima o poi).
Torniamo ai primi due anni. Quali corsi e con quali programmi? Questa sembra essere una domanda alla quale è sempre più difficile rispondere. Ogni università pare fare storia autonoma, e studiare filosofia a Milano significa studiare cose diverse - parliamo sempre di nozioni base - di quelle che si studiano a Padova o a Napoli o a Bologna.
Disegnare curricula è anche un atto di arroganza scientifica. Significa reputarsi in grado - a torto o a ragione - di decidere cosa deve studiare oggi una persona per fare ricerca e per insegnare a sua volta domani. Significa aver chiarissimi scopi e modalità della propria disciplina, ma anche essere certi della direzione che deve prendere. E', anche, in ultima analisi, un fatto etico.
Nella mia disciplina il relativismo è questo: la sospensione non del giudizio, ma della decisione.
Qualche scientista, o presunto tale, incolpa il pensiero postmoderno. Viene il dubbio che si cerchi un capro espiatorio a buon mercato.
Così come altrove si difendono posizioni come l'imposizione del velo, si giustifica l'infibulazione, la poligamia, la sottomissione del genere femminile, in nome del rispetto delle culture diverse e del contesto.
La risposta alla domanda chi decide cosa devono imparare gli studenti universitari sembra essere semplice: la comunità scientifica, ovvero i docenti (e ricercatori) universitari. Ho messo ricercatori tra parentesi per un motivo ben preciso. Sempre di più, in Italia come altrove, si separa la didattica dalla ricerca; per essere più precisi si direbbe in Italia meno che altrove, dato che a parte i docenti a contratto non esistono nel nostro paese figure legate esclusivamente all'insegnamento, ma se consideriamo che i docenti a contratto sono ormai una percentuale così significativa da essere aberrante (in alcune università sono più del 50% del corpo docente) possiamo tranquillamente affermare di essere trendy anche in questa aberrazione.
Il punto mi pare essere questo: nessuno, o pochi, sembrano in grado di decidere quali debbano essere le nozioni base di uno studente universitario. Scendiamo su un piano concreto: dopo due anni di studio universitario in filosofia uno studente cosa deve necessariamente aver imparato e perchè? Quanti e quali libri deve aver letto e compreso?
Ho scelto come step i primi due anni non a caso, perchè in seguito, dopo il terzo anno, parliamo di studi specialistici e qui il problema sembra essere più semplice. E' chiaro che un epistemologo deve seguire e segue un percorso molto diverso da un filosofo estetico o da uno storico della filosofia o da un filosofo teoretico (sembra, appunto. Ma ci torneremo sopra, prima o poi).
Torniamo ai primi due anni. Quali corsi e con quali programmi? Questa sembra essere una domanda alla quale è sempre più difficile rispondere. Ogni università pare fare storia autonoma, e studiare filosofia a Milano significa studiare cose diverse - parliamo sempre di nozioni base - di quelle che si studiano a Padova o a Napoli o a Bologna.
Disegnare curricula è anche un atto di arroganza scientifica. Significa reputarsi in grado - a torto o a ragione - di decidere cosa deve studiare oggi una persona per fare ricerca e per insegnare a sua volta domani. Significa aver chiarissimi scopi e modalità della propria disciplina, ma anche essere certi della direzione che deve prendere. E', anche, in ultima analisi, un fatto etico.
Nella mia disciplina il relativismo è questo: la sospensione non del giudizio, ma della decisione.
Qualche scientista, o presunto tale, incolpa il pensiero postmoderno. Viene il dubbio che si cerchi un capro espiatorio a buon mercato.
Così come altrove si difendono posizioni come l'imposizione del velo, si giustifica l'infibulazione, la poligamia, la sottomissione del genere femminile, in nome del rispetto delle culture diverse e del contesto.
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Saperi virtuali
Tre giorni di convegno con relazioni di dodici minuti (più tre per la discussione) su cinque sessioni parallele comportano un notevole dispendio di calorie. In primo luogo la colazione, lungi dall'essere un lento momento in cui il mondo ti chiede scusa di esistere, diventa una sorta di sudoku (ma quanto è scemo come gioco il sudoku??) in cui si cerca di incastrare una serie di X a contrassegnare le relazioni che si vogliono sentire, saltando da una sala all'altra.
E la fregatura è che sono molte sono davvero interessanti, e altre ti trovi ad ascoltarle per puro spirito accademico/amicale. Se hai condiviso il buffet con Samaya, docente sudafricana di matematica, costringendo un paio di camerieri a doppi giri con la birra, come potresti sottrarti al suo intervendo dedicato all'insegnamento della matematica ai bambini delle tribù rurali?
E ci vogliamo perdere il simpaticissimo belga che parla delle lezioni in mobile-tv sulla banda larga dei treni? Certo, impossibile, dal momento che costui si è sobbarcato l'ingrato compito di spiegare al tizio della piscina che era imprescindibile un portacenere. E pazienza se tra Roma e Bologna a stento esiste il GPRS e che quindi delle nuove nozioni sulla mobile-tv non te ne farai nulla per almeno altri dieci anni.
E' stato uno splendido tuffo nel mondo esterno (esterno all'italia intendo), anche se qualche perplessità non manca. Il convegno era dedicato al rapporto tra didattica e nuove tecnologie, in tutte le sue forme. E-learning, middle learning, web 2.0, tutto quello che può riguardare il mondo wiki, passando dal podcast ai video, ai documentari, and so on.
La prima cosa da ricordare è che gli investimenti in questo settore corrono fluenti e copiosi. Basta presentare progetti di didattica multimediale, a distanza, con l'ipod, con le cuffie stereo, con i video multicolori e si ricevono denari su denari. In mezzo ovviamente c'è di tutto, i progetti seri come no. Ma sembra che ci si ponga, almeno da parte dei più avvertiti, un paio domande per me importanti.
1. Non è possibile insegnare tutto in e-learning o in video. Tutt'altro. Argomenti e discipline vanno scelti con oculatezza, perchè se è vero che è possibile costruire un programma interattivo per l'insegnamento del greco o della matematica, progettare un corso di filosofia teoretica o di fisica delle particelle in e-learning è tutt'altro che semplice.
2. Le nuove forme didattiche sono - appunto - nuove. Vanno testate, modificate in progress. E questo significa che partire con progetti completi di curricula è un passo quantomeno azzardato. Se si rivelassero fallaci avrebbero come conseguenza studenti usati come cavie ed eticamente non mi pare molto corretto.
3. Sarebbe interessante capire perchè noi, che siamo arrivati con le nostre relazioni, i nostri case-study, le nostre presentazioni video e/o power point, avevamo tutti la nostra relazione scritta, molti l'hanno letta, alcuni l'hanno usata come traccia, e, a dispetto di collegamenti video, video conferenze, mail e skype, il must più gettonato per scambiarsi idee e riflessioni è rimasto comunque l'incontro davanti a un caffe'.
E la fregatura è che sono molte sono davvero interessanti, e altre ti trovi ad ascoltarle per puro spirito accademico/amicale. Se hai condiviso il buffet con Samaya, docente sudafricana di matematica, costringendo un paio di camerieri a doppi giri con la birra, come potresti sottrarti al suo intervendo dedicato all'insegnamento della matematica ai bambini delle tribù rurali?
E ci vogliamo perdere il simpaticissimo belga che parla delle lezioni in mobile-tv sulla banda larga dei treni? Certo, impossibile, dal momento che costui si è sobbarcato l'ingrato compito di spiegare al tizio della piscina che era imprescindibile un portacenere. E pazienza se tra Roma e Bologna a stento esiste il GPRS e che quindi delle nuove nozioni sulla mobile-tv non te ne farai nulla per almeno altri dieci anni.
E' stato uno splendido tuffo nel mondo esterno (esterno all'italia intendo), anche se qualche perplessità non manca. Il convegno era dedicato al rapporto tra didattica e nuove tecnologie, in tutte le sue forme. E-learning, middle learning, web 2.0, tutto quello che può riguardare il mondo wiki, passando dal podcast ai video, ai documentari, and so on.
La prima cosa da ricordare è che gli investimenti in questo settore corrono fluenti e copiosi. Basta presentare progetti di didattica multimediale, a distanza, con l'ipod, con le cuffie stereo, con i video multicolori e si ricevono denari su denari. In mezzo ovviamente c'è di tutto, i progetti seri come no. Ma sembra che ci si ponga, almeno da parte dei più avvertiti, un paio domande per me importanti.
1. Non è possibile insegnare tutto in e-learning o in video. Tutt'altro. Argomenti e discipline vanno scelti con oculatezza, perchè se è vero che è possibile costruire un programma interattivo per l'insegnamento del greco o della matematica, progettare un corso di filosofia teoretica o di fisica delle particelle in e-learning è tutt'altro che semplice.
2. Le nuove forme didattiche sono - appunto - nuove. Vanno testate, modificate in progress. E questo significa che partire con progetti completi di curricula è un passo quantomeno azzardato. Se si rivelassero fallaci avrebbero come conseguenza studenti usati come cavie ed eticamente non mi pare molto corretto.
3. Sarebbe interessante capire perchè noi, che siamo arrivati con le nostre relazioni, i nostri case-study, le nostre presentazioni video e/o power point, avevamo tutti la nostra relazione scritta, molti l'hanno letta, alcuni l'hanno usata come traccia, e, a dispetto di collegamenti video, video conferenze, mail e skype, il must più gettonato per scambiarsi idee e riflessioni è rimasto comunque l'incontro davanti a un caffe'.
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04 marzo 2008
Tempi e opportunittà
Finito il convegno, ho un intero giorno di vacanza in Valencia.
Naturalmente la temperatura è precipitata da 25 gradi a 12.
Non scherzo! alle 14.00 di oggi c'erano 25 gradi. Alle 18.50 ce ne sono 12.
Grazie eh?
Naturalmente la temperatura è precipitata da 25 gradi a 12.
Non scherzo! alle 14.00 di oggi c'erano 25 gradi. Alle 18.50 ce ne sono 12.
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03 marzo 2008
Valencia
E' ancora più bella di come la ricordavo. E c'è il sole. Per il momento sono al congresso dello Iated, dove domani pomeriggio presento una roba dal titolo altisonante che vi risparmio. Ma il tempo per fare un giro alla città delle arti e della scienza devo trovarlo.
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