Non si rende conto che una figura di governo, anche locale, non può (non dico nemmeno non deve) far coincidere tutto il suo operato con l'interesse di una parte - peraltro minoritaria - dell'elettorato? ----
Dipende da come misuri l'elettorato. Le strategie elettorali assegnano percentuali di elettorato proporzionali al PIL delle aree sociali di riferimento.
In pratica, sette milioni di operai contano uno mentre confindustria conta 15. Per questa ragione gli operai non li caga piu' nessuno.
Qualcuno ha notato che vi sia correlazione tra PIL di riferimento e risultati elettorali, il "feed effect", e di conseguenza i vertici politici pensano che solo avendo Confindustria dalla propria parte si guadagnino una marea di soldi. In pratica pensano che gli operai votino chi arricchisce il padrone, perche' pensano che questo conservera' i loro posti di lavoro, pensano che i clienti del macellaio votino per chi abbassa le tasse al macellaio perche' sperano che lui abbassi i prezzi.
Ultimamente nel mondo anglosassone e' entrato internet nel computo, e questo va spostando l'equilibrio. In Italia, finche' qualcuno non prendera' una grossa batosta per colpa di internet, continueranno a calcolare usando il PIL di categoria come indicatore elettorale.
In questo senso, essendo il 43% del reddito concentrato nelle mani del 10% della popolazione, ci vuole poco a pensare che quel 10% porti il 43% dei voti.
Usando questo criterio, Montezemolo ritiene che Confindustria sia una componente elettorale maggioritaria.
Per questo bramo in una pesante sconfitta di uno dei due schieramenti, palesemente dovuta all'azione di internet. Se i giornali (che comunque tacciono il potere di internet per attribuirsene o millantarne di proprio) riusciranno a dire che "Internet pesa il 25% dei voti", allora questo modo di calcolare andra' mitigato.
Altrimenti, per gli strateghi delle elezioni il PIL e le percentuali di successo elettorale coincidono.
4 commenti:
E quindi votalo quel povero Boselli... :)
almeno da te PCdL e SC sono leggermente spostati :-)
Non si rende conto che una figura di governo, anche locale, non può (non dico nemmeno non deve) far coincidere tutto il suo operato con l'interesse di una parte - peraltro minoritaria - dell'elettorato?
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Dipende da come misuri l'elettorato. Le strategie elettorali assegnano percentuali di elettorato proporzionali al PIL delle aree sociali di riferimento.
In pratica, sette milioni di operai contano uno mentre confindustria conta 15. Per questa ragione gli operai non li caga piu' nessuno.
Qualcuno ha notato che vi sia correlazione tra PIL di riferimento e risultati elettorali, il "feed effect", e di conseguenza i vertici politici pensano che solo avendo Confindustria dalla propria parte si guadagnino una marea di soldi. In pratica pensano che gli operai votino chi arricchisce il padrone, perche' pensano che questo conservera' i loro posti di lavoro, pensano che i clienti del macellaio votino per chi abbassa le tasse al macellaio perche' sperano che lui abbassi i prezzi.
Ultimamente nel mondo anglosassone e' entrato internet nel computo, e questo va spostando l'equilibrio. In Italia, finche' qualcuno non prendera' una grossa batosta per colpa di internet, continueranno a calcolare usando il PIL di categoria come indicatore elettorale.
In questo senso, essendo il 43% del reddito concentrato nelle mani del 10% della popolazione, ci vuole poco a pensare che quel 10% porti il 43% dei voti.
Usando questo criterio, Montezemolo ritiene che Confindustria sia una componente elettorale maggioritaria.
Per questo bramo in una pesante sconfitta di uno dei due schieramenti, palesemente dovuta all'azione di internet. Se i giornali (che comunque tacciono il potere di internet per attribuirsene o millantarne di proprio) riusciranno a dire che "Internet pesa il 25% dei voti", allora questo modo di calcolare andra' mitigato.
Altrimenti, per gli strateghi delle elezioni il PIL e le percentuali di successo elettorale coincidono.
Uriel
uriel: che dire? il tuo ragionamento non fa una piega!
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