Anche io, come Eugenio Mastroviti, sono convinta che l'uccisione della ragazza di Brescia abbia poco a che vedere con la religione e molto con il potere (e l'identità).
E aggiungo che la reazione del padre del ragazzo ucciso a Gerusalemme, che ha dichiarato che il colpevole dell'assassinio di suo figlio non è colui che l'ha ucciso ma la situazione in cui versa il paese mi pare molto vicina a questa interpretazione dei fatti.
I padri. L'uno ha ucciso (forse, aspettiamo il processo) per non perdere il potere l'altro giustifica l'uccisione del figlio per non abdicare alla sua interpretazione ideologica del mondo.
Che i figli siano da sempre merce di scambio, affermazione di potere, movente economico è storia antica e anche n po' banale da ricordare. Quello che è meno ovvio è che l'abbiamo dimenticato.
Forse l'unica lezione degli anni sessanta che non dovevamo scordare.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento