Nella versione filosofica del gioco io butto giù Platone e Heidegger.
E per lo stesso motivo.
Platone, che ha consegnato alla storia la figura del suo maestro, quando questi viene condannato a morte si guarda bene dal passare l'ultima sera con lui, anche se poi ce la racconta millanta volte quella storia.
Si fa venire una diplomatica influenza e sta a casa; poco salubre per la popolarità passare a trovare un condannato a morte in galera, in particolar modo un condannato con quelle accuse ed ex complice dei Trenta.
E poi passa tutta la vita a raccontarci di quanto era buono quel suo maestro così barbaramente trucidato da una città cattiva e corrotta. E nella VII Lettera si premura di farci sapere anche che è stata proprio la sorte di Socrate a fargli scoprire che la politica era brutta e cattiva; no, non la tirannia imposta dagli spartani, ché quella andava benissimo.
Heidegger, messo in cattedra da Husserl, non segue il suo funerale. Anche a Heidegger viene una provvidenziale influenza. Anche per lui sarebbe stato un rischio accompagnare per l'ultimo saluto l'uomo che l'aveva scelto, formato e messo in cattedra, difendendo il "contadino" da tutta l'accademia tedesca che non l'amava per nulla.
Heidegger ha poi un'altra colpa non espiabile. E' per sua responsabilità diretta che almeno due generazioni di epigoni italiani disquisiscono da trent'anni sull' esser-ci, contrapposto all'e/sserci ma non per questo lontano dall'es/ser-ci.
13 commenti:
Ciao, sono una studentessa di Filosofia e girando ho trovato il tuo blog. (non so se posso darti del tu, ma internet è il luogo dell'informalità, giusto?).
Non avevo mai pensato a Platone in questi termini!Interessante, anche perchè spesso ammiriamo i Pensatori dimenticandoci di quanto fossero, anche loro, uomini!
Condivido anche il commento su Heidegger, nonostante io trovi appassionante dibattere sull'Essere, l'essere, o l'esser-ci...
toh questa su Platone non l'avevo mai sentita.... invece mi hanno fatto studiare che il poverello per le proprie idee finì schiavo!
eheheh grazie della nuova, quello lì l'ho sempre detestato
Ciao studentessa di filosofia. certo che puoi darmi del tu (almeno su internet!).
dove studi? e cosa?
Il dibattito si, insomma, abbastanza (poco). ma gli epigoni no eh? (ma non farmi fare nomi)
filomeno: eh, si, pare che dionisio prima volesse ucciderlo, poi si sia accontentato di venderlo come schiavo (prontamente riscattato, ma non mi ricordo al volo da chi).
ma d'altro canto: chi diamine avrebbe retto platone tutto il giorno? e fai questo e non fare quello, e perché perdi tempo con le poesie, e non andare a teatro....
ciao ipazia, studio Filosofia a Roma, (alla Sapienza). MI sono laureata in Istituizioni di filosofia morale, su Hegel (habermas e honneth). Però ultimamente mi appassiono di identità, singolarità, alterita, terzietà...tutte cose un pò astratte, ma dalle quali secondo me può derivarne una buona prassi politica, etico-politica. Chissà..c'è ancora molto da pensare! ed è bello trovare in rete qualcuno che lo fa con ironica serietà!
sei una splendida sorpresa Maria! in pratica sono le cose di cui mi occupo anche io. un po' dal blog si capisce credo.
sarà un piacere avere qualche scambio con te.
per il momento sto cercando di sviscerare Levinas, il che richiede non poco sforzo!
Quello che mi interessa maggiormente è leggere il dibattito sull'alterità a partire dal concetto di Ricnoscimento Hegeliano, che secondo me può essere ancora molto fecondo nonostante le migliaia di pagine che sono state scritte su esso!
yep, capisco. ho scritto il capitolo su levinas per un manuale universitario di filosofia che si intitola "filosofie nel tempo".
hegel mi interessa meno, ho un rapporto contrastato con hegel, parecchio. diciamo di rispetto/odio, che amore proprio no. e comunque sono certa che non tutto è stato detto, anzi! per dire, intanto manca quello che vogliamo dire noi no? :-)
Secondo me la tradizionale lettura di HEgel lo svilisce molto, (tipo Hegel filosofo della fine della storia, Di Dio come assoluto....).
Preferisco quella per cui l'accento si da al movimento della dialettica, a quel ricomprendere le differenze in un'unità che non le schiacci ma che le lasci essere come differenze, che le riconosca come tali, in un riconoscimento che non cessa di essere reciproco!
Maria: sembra una ricerca molto interessante. hai già scritto qualcosa o hai qualche riferimento?
Ho fatto su questo argomento la tesina triennale, ma rileggendola ora mi sembra un impacciato primo tentativo. Ora mi sto documentando per la specialistica. Intanto, bellissimi saggi sono usciti sul nuovo semestrale Polemos, Materiali di filosofia e critica sociale, edito da Stamen, e curato dalla cattedra di Istituzioni di Filosofia Morale della Sapienza.
In un mio post nel mio blog ho parlato della mia interpretazione di Hegel, se hai tempo, fai un salto, anche se per la maggior parte è un blog molto leggero!
Grazie dell'attenzione!
Maria
volentieri!
Maria: l'ho stampato e lo leggerò con calma. :-)
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