A differenza di Cicerone non penso affatto che la vecchiaia sia - da sola - una malattia. E negli ultimi tempi sono accadute alcune cose che hanno confermato la mia opinione: la vecchiaia non è una questione biologica.
Un paio di settimane fa mi chiama uno degli ultimi patriarchi della mia famiglia, uno zio ultranovantenne, ex diplomatico, che vive stabilmente a Londra ormai da decenni. Bisnonno di 12 nipoti, lo zio quasi centenario non molla nemmeno per istante il suo ruolo di patriarca e programma da sempre con mano di ferro vita e lavoro della sua progenie.
Aveva una richiesta, diciamo meglio un ordine, ma è sempre molto cortese, legata al futuro universitario dei suoi due nipoti più piccoli (otto e undici anni). Da me voleva che andassi a vedere un appartamento che aveva intenzione di acquistare in previsione degli studi universitari bolognesi dei suoi pupilli.
Accecato dall'affetto, tuttavia il bisnonno premuroso non perde di vista l'affare e la sua intenzione è l'acquisto di un appartamento in nuda proprietà da una persona anziana che presumibilmente possa lasciare libero l'appartamento nei sette/otto/nove anni che mancano all'immatricolazione universitaria di tanto fortunati discendenti.
Il favore allo zio mi costa poco e vado a vedere l'appartamento: un quadricamere più nservizi + attico +nmq di giardino con terrazza sul tetto che domina la città da una splendida posizione di mezza collina. Trattative riservate.
Vado, visito, e relaziono telefonicamente perchè lo zio novantaquattrenne è in ansiosa attesa.
Mi permetto di aggiungere che la signora che vende porta splendidamente i suoi 77 anni e mi pare probabile che possa aggiungerne almeno un'altra decina.
La replica è immediata: "ottantasette anni? ma scherzi? no no, dai retta a me, non ci arriva, è vecchia!".
Esprimo una velatissima riserva, considerata la sua, di età, ma anche questa obiezione cade nel vuoto davanti a un'affermazione alla quale, lo ammetto, non ho saputo replicare:
"Sai perché lei è vecchia e io no? Perchè lei non pensa al futuro, ma si prepara alla morte. Vedi, lei vuole vendere casa sua perchè pensa a quella come alla sua ultima casa. Io no. Io sono in trattative per comprare un appartamento in un residence in sardegna che sarà consegnato a fine 2008, e per ammortizzare l'investimento ci devo andare in vacanza almeno fino al 2015. E non ho certo intenzione di morire prima".
Ecco, è questa inconsapevole percezione del sè che muove al riso.
Un paio di settimane fa mi chiama uno degli ultimi patriarchi della mia famiglia, uno zio ultranovantenne, ex diplomatico, che vive stabilmente a Londra ormai da decenni. Bisnonno di 12 nipoti, lo zio quasi centenario non molla nemmeno per istante il suo ruolo di patriarca e programma da sempre con mano di ferro vita e lavoro della sua progenie.
Aveva una richiesta, diciamo meglio un ordine, ma è sempre molto cortese, legata al futuro universitario dei suoi due nipoti più piccoli (otto e undici anni). Da me voleva che andassi a vedere un appartamento che aveva intenzione di acquistare in previsione degli studi universitari bolognesi dei suoi pupilli.
Accecato dall'affetto, tuttavia il bisnonno premuroso non perde di vista l'affare e la sua intenzione è l'acquisto di un appartamento in nuda proprietà da una persona anziana che presumibilmente possa lasciare libero l'appartamento nei sette/otto/nove anni che mancano all'immatricolazione universitaria di tanto fortunati discendenti.
Il favore allo zio mi costa poco e vado a vedere l'appartamento: un quadricamere più nservizi + attico +nmq di giardino con terrazza sul tetto che domina la città da una splendida posizione di mezza collina. Trattative riservate.
Vado, visito, e relaziono telefonicamente perchè lo zio novantaquattrenne è in ansiosa attesa.
Mi permetto di aggiungere che la signora che vende porta splendidamente i suoi 77 anni e mi pare probabile che possa aggiungerne almeno un'altra decina.
La replica è immediata: "ottantasette anni? ma scherzi? no no, dai retta a me, non ci arriva, è vecchia!".
Esprimo una velatissima riserva, considerata la sua, di età, ma anche questa obiezione cade nel vuoto davanti a un'affermazione alla quale, lo ammetto, non ho saputo replicare:
"Sai perché lei è vecchia e io no? Perchè lei non pensa al futuro, ma si prepara alla morte. Vedi, lei vuole vendere casa sua perchè pensa a quella come alla sua ultima casa. Io no. Io sono in trattative per comprare un appartamento in un residence in sardegna che sarà consegnato a fine 2008, e per ammortizzare l'investimento ci devo andare in vacanza almeno fino al 2015. E non ho certo intenzione di morire prima".
Ecco, è questa inconsapevole percezione del sè che muove al riso.
9 commenti:
Beh, piu' semplicemente si puo' dire che i giovani hanno piu' futuro che passato e i vecchi hanno piu' passato che futuro.
:)
Uriel
P.S: no, nessuna novita'. ARGHHHHH.
Eh, ma Cicerone alla fine dei conti ha avuto torto su tutto, non penso sia morto contento di sé.
Lo zio, che ci seppellirà tutti, ha ragione, ma tu lo hai parafrasato male: c'è modo e modo di far le cose come se fosse l'ultima volta!
uriel: quindi dai ragione allo zio. chi pensa di avere un futuro è giovane.
fb: cicerone è perfetto per non fare fatica. ha sempre torto.
Tuo zio vorrebbe un nipote adottivo?
---
uriel: quindi dai ragione allo zio. chi pensa di avere un futuro è giovane.
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Chi pensa di avere un futuro, pensa di essere giovane. :)
Uriel
mah!! questa potrebbe entrare in "motti di spirito"(?) di F. sezione barzellette sugli stereotipi ebraici raccontate da ebrei
(sempre che tuo zio diplomatico sia ebreo)
palmiro: c'è da prendere il biglietto, come alla coop. Per altro, pure da questa parte del monitor si è fuori da ogni asse ereditario possibile, a meno di strage.
filomeno: no, appartiene al ramo cattolico della famiglia.
> no, appartiene al ramo cattolico della famiglia.
Ah ah! per una volta ho avuto la freddezza necessaria per non scrivere la prima, bensí la terza cosa che mi è venuta in mente (la seconda era Bertrand Russell).
A meno di strage... interessante...
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