28 giugno 2006
E' nato Euston Manifesto Italia
27 giugno 2006
segnalazione
Referendum
25 giugno 2006
Del volontariato o Nietzsche
"creano un nulla dal mondo". Bellissima, non trovate?
Filosofia
E' un testo di Roberta De Monticelli, La fenomenologia come metodo di ricerca filosofica e la sua attualità.
Dalla presentazione:
"Questo libro è un’introduzione alla fenomenologia, una delle principali correnti filosofiche del ventesimo secolo, e una promettente linea di ricerca del ventunesimo. Ed è su quest’ultimo aspetto della fenomenologia che s’impernia il volume: l’esposizione non è infatti di tipo storico-genealogico, ma di tipo prevalentemente teorico. L’idea è quella di illustrare come il metodo e le tesi principali della fenomenologia possano contribuire ai dibattiti della filosofia contemporanea."
24 giugno 2006
Volontariato e menopausa
Qualche sera fa mi sono lasciata trascinare a una cena di conclusione di un anno scolastico che non ho vissuto. Ho lasciato la scuola senza alcun rimpianto, avevo saputo fin dal principio (2001) che era un'esperienza passeggera; che dovevo fare ma che non era il mio lavoro.
E un po' mi manca quel contatto quotidiano con il mondo al quale non ero abituata. Quando ho cominciato a insegnare in un liceo la cosa ha letteralmente stravolto la mia vita. Prima di quel momento le mie abitudini era abbastanza consolidate e prevedevano la frequentazione di ben poche persone e certamente non tutti i giorni. Fortunatamente le mie giornate sono tornate – quasi – come quelle di allora: studio, scrittura, biblioteca (poco, non riesco a concentrarmi), poche uscite – se si escludono quelle in giardino; insomma il vicino più vicino sta quasi a un chilometro di distanza, e spesso passo giornate intere scambiando qualche parola solo con il postino (se non ha fretta.)
Non amo vedere molta gente e una giornata che preveda l'incontro con più di due persone è immediatamente classificata come “faticosa”. Fanno eccezione solo le lezioni all'università, che peraltro non prevede un orario particolarmente pesante.
Per farla breve, martedì sera mi sono ritrovata a questa cena. I miei ex colleghi sono decisamente divertenti, diciamo che i più antipatici si sono scremati da soli nel corso degli anni e nei momenti conviviali si defilano; ma non è della cena in particolare che voglio parlare, ma della signora che avete già incontrato qualche post fa. E' in partenza, non appena finiti gli esami di stato parte per un posto più o meno come questo, (quello esatto non sono riuscita a ricordarmelo) ormai è il secondo anno; ne parla sempre con entusiasmo, del lavoro che fa da quelli parti – scuola e assistenza per i più piccoli, almeno a quanto ho capito; le luccicano gli occhi quando parla della fame, della miseria, della paura. Si anima, si sente viva, si sente utile – dice lei. Stavolta, a differenza dell'altra, non ho taciuto; sarà che l'argomento mi toccava di più, sarà che il vino a tavola era buono, e mi sono ritrovata ad attaccarla (un po' me ne pento, non si dovrebbe infierire su una quasi cinquantenne in crisi esistenziale e single per sfiga). E così le ho chiesto perché per sentirsi viva deve andare (a spese sue tra l'altro) a vedere le sofferenze degli altri; ho continuato esortandola a interrogarsi sulle motivazioni che le facevano pensare di uscire dalla depressione andando a vedere orfani, mutilati, ammalati; le ho chiesto che volontariato era quello, che nasceva solo dalla considerazione che qui non è niente per nessuno. (ché mica pensava di andare volontaria qualche anno fa).
Insomma che persona è questa, che deve andare di persona a vedere le sofferenze altrui per risollevarsi il morale? E, ovviamente, che tipo di persone sono quelle che plaudono – da casa – a queste iniziative?
Io non riesco nemmeno a vedere dieci minuti di filmati sui campi profughi senza vomitare anche l'anima, e mi trovo a cena con persone che amano sguazzarci dentro.
Se poi qualcuno di voi è nella stessa situazione ecco un link utile.
21 giugno 2006
Professori e politica
Ora, è evidente che un premio Nobel per la fisica può essere sia razzista, sia ignorante come una capra in questioni di codice genetico.
Pare che però sia evidente per pochi, perché oggi un sacco di gente cita Noam Chomsky a sostegno di tesi politiche altrettanto razziste, senza rendersi conto che anche un eminente linguista può non capire nulla di scienza politica.
20 giugno 2006
Soddisfazioni
" Per quanto riguarda la tipologia "A", quella dell'analisi del testo, tra le tracce più probabili figurano il brano "La somarella di Giovannino" di Giovanni Pascoli o "Il fanciullino" di Calvino. C'è chi giura, però, che quest'anno capiterà Svevo ("era quasi sicuro l'anno scorso") o Pirandello. "
l'articolo intero è decisamente gustoso, leggetelo prima che qualcuno rovini il gioco segnalando la farsa.
16 giugno 2006
14 giugno 2006
La via di Hezbollah al socialismo
Primo punto.
Allora, abbiamo un uomo politico che ha un ruolo importante in un centro di cooperazione e sviluppo dei paesi mediterranei. Centro del quale fanno parte anche una serie di ong. Come quelle delle due simone, per intenderci; ora non è una novità per nessuno che intorno alle ong girino un sacco di soldi, sia per gli investimenti che per le persone; chi lavora per una ong prende, meritatamente, un sacco di soldi. Voglio dire, io non ci andrei a lavorare a bagdad o a mogadiscio per quattromila (4000) euro al mese, nemmeno se pagati (come avviene) in italia. Chi lavora in quelle condizioni e a quel rischio imho prende pure troppo poco. Però restano un sacco di soldi, (che escono per lo più, ma non solo, dalle casse dell'UE) e non a caso chi riceve quelle opportunità di lavoro di solito è vicino a qualche gruppo di potere (una delle due simone era stata segretaria di un altro uomo politico, per esempio). Ora, le ong si appoggiano per le strutture, ovviamente, alle imprese del paese da cui provengono, anche per ragioni di stretta
opportunità logistica. Voglio dire, se una ong deve costruire una scuola da qualche parte, se è una ong italiana, mica compra il cemento in spagna eh?
Secondo punto.
Facciamo un passo indietro; negli anni immediatamente successivi allo scioglimento del pci non ci è scannati solo sul simbolo, le sedi, le proprietà del partito, eccetera eccetera, ma anche sulle cooperative. Non è un segreto per nessuno che dalle cooperative venivano versati un sacco di
soldi nelle casse del partito, del tutto giustamente secondo me! In fin dei conti, il pci era il partito di riferimento della maggior parte delle coop, a chi dovevano darli i finanziamenti, ad andreotti? Così, non è un segreto per nessuno che dalle coop venivano "indicazioni" sugli uomini di riferimento, all'interno del pci, più rilevanti per le cooperative stesse. E anche questo non mi pare strano. In fin dei conti, chi paga decide. Resta un fatto però, inevitabile come la morte: le cooperative non possono fare a meno, nel tempo, di integrarsi in un sistema di produzione ben preciso, che diviene il loro contesto di riferimento. In poche parole devono rimanere dentro il mercato, pena il fallimento; e in questo una cooperativa ha delle logiche che non sono diverse da quelle della fiat e di mediaset, per capirci. Ci vogliono fette di mercato, è necessario risparmiare il più possibile sui salari...insomma non è che un sindacalista campi meglio se rappresenta i lavoratori di una coop piuttosto che quelli della fiat. E le cooperative cambiano, si costruiscono sedi prestigiose, cercano i dirigenti sul mercato, aprono banche (che finanziano ong, tra l'altro). E danno i soldi a chi più degli altri si adopera in loro favore. Insomma, si fanno, come fiat, come general motors, come qualunque altra grande impresa di rilevanza nazionale e internazionale, la loro lobby. Niente di male nelle lobby, almeno secondo me, voglio dire, sei in grado di distinguere più facilmente il nemico nel caso. Comunque sia, dopo la disgregazione del pci, le coop devono scegliere a chi affidarsi per il "lato politico", e come tutte le grandi imprese, diversificano il portafoglio: i soldi vanno sempre a sinistra, ma la sinistra si è moltiplicata (e divisa). E i soldi restano gli stessi, a volta calano pure. Quindi comincia la lotta per i finanziamenti prima gestiti dal pci. Adesso, chi tra i politici di sinistra li vuole, se li deve cercare e battersi per averli.
Terzo punto.
Abbiamo un uomo politico che parte da Sassari, dove è responsabile di un centro di sviluppo per l'area mediterranea -e che riceve anche finanziamenti dall'UE e che fa convegni con il Rotary (strana scelta, per un centro di cooperazione lavorare insieme a una lobby opposta, non trovate? Ma pecunia non olet) - , insomma, parte da Sassari e si fa eleggere nella regione che vanta il più alto numero di cooperative per centimetro quadrato. Ci vivo in questa regione, e vi assicuro che ci sono più cooperative che zanzare. E che diventa ministro della giustizia. Se cercate su google "dilibreto + cooperative" trovate la bellezza di 864 (ottocentosessantaquattro) riscontri.
La maggior parte sono progetti di legge e leggi approvate sulle cooperative.
Non mi pare così scontata come occupazione per un ministro della giustizia.
Quarto punto.
Il mercato interno è asfittico, e non solo per le cooperative. L'Ue stanzia fondi per le imprese. Ma le imprese devono lavorare fuori dal paese. Nel nostro caso fuori dall'italia. Che combinazione! C'è un centro di ricerca, che guarda caso vede anche un politico eletto in una regione piena di cooperative che, essendo un centro di ricerca sa tutto sulle condizioni dei paesi del mediterraneo. Una breve interrogazione, un veloce consulto, e, conclusione ovvia, ma non per questo meno lucrosa, ci si focalizza su un paese intero da ricostruire, un paese completamente distrutto, invaso da anni da una potenza straniera, che non ha una casa in piedi, che non ha infrastrutture, che dopo anni di guerra civile e di invasione non ha nemmeno i quadri tecnici, le maestranze, le risorse per rimettersi in piedi. No, non è l'irak, è il libano. Ma in libano comanda la siria. E gli hezbollah. Tocca rimboccarsi le maniche per arrivare prima degli altri, il mercato conosce solo le ragioni di chi comanda, e di chi vince. Non è certo un caso che in italia il dittatore siriano, quella merda di assad, venga così spesso, omaggiato e riverito, ricevuto e benedetto. Tanto importante che repubblica gli dedica veline, dove viene dipinto come un uomo semplice e onesto capitato quasi per caso al vertice di una dittatura tra le più feroci in quell'area, che in fatto di dittature non si fa mancare nulla. i tg (tutti) fanno a gara con ampi servizi, e via discorrendo.
Quinto punto.
Quindi, abbiamo dilibertp che va si fa un bel viaggio. Allaccia rapporti, promette aiuti, e da un segnale ben preciso all'UE (che è quella che mette fuori i finanziamenti), non è che sdogana hezbollah, o almeno non solo. Manda una serie di segnali precisi. Dice all'ue (che paga) che hezbollah è affidabile, che tradotto vuol dire che gli eventuali investimenti non sarebbero in pericolo, dice a hezbollah che arriveranno i soldi, e si accredita come uomo di riferimento in quell'area. Sarebbe interessante sapere chi è andato con lui, chi è stato presentato ai referenti libanesi e siriani, chi ha chiacchierato con chi, nei dopocena in cui gli uomini politici da sempre discretamente si dileguano, come mezzane che hanno esaurito il loro compito. Come fanno, e come sempre hanno fatto, gli andreotti, i bush, i blair. Sarebbe interessante vedere, nei prossimi mesi, chi si aggiudica gli appalti e i finanziamenti dell'UE, quali ong e quali persone partiranno per il libano e la siria, e su quali progetti.
Conclusioni.
Cosa pensiamo di un uomo politico che tratta con una dittatura, che legittima un movimento armato che uccide civili? Se siamo buoni e puri e anche un po' ingenui, pensiamo che lo fa per ragioni politiche, e lo ammiriamo o lo insultiamo a seconda delle nostre convinzioni, per quanto ammirare uno così non è proprio etico, diciamolo. Ma cosa pensiamo di un uomo politico che si muove sotto pressione di interessi economici, che in un paese in guerra vede solo l'occasione di realizzare interessi di grandi imprese, creandosi nel frattempo un bacino di consenso attraverso la distribuzione di soldi pubblici, e di commesse industriali? Che in virtù di questo dimentica attentati, legittima fondamentalismi, si inchina davanti a un movimento teocratico e alle esigenze di una dittatura? No, non sto parlando di bush, non sto parlando delle multinazionali usa, non sto parlando di un sistema di potere che si basa sullo sfruttamento.
chi ci crede e chi si batte ancora. Sto parlando di chi abbraccia razzisti, di chi sputa, in nome del denaro e del potere, sui morti, anche comunisti (non è che valgano più degli altri) e riesce a farlo accreditandosi pure come difensori dei deboli e degli sfortunati. Si, deboli sui mercati e sfortunati nei bilanci. Ma tranquilli compagni, c'è il libano, con le sue commesse e i suoi problemi. Alla prossima riunione dei consigli di amministrazione sapranno chi ringraziare.
Filosofia e vita
Poi la cosa ci prese un po' la mano, l'editore non riuscì a resistere alle nostre pressioni, noi non sapevamo bene in quale ginepraio ci stavamo cacciando; e come accade - a volte - quando non ti rendi conto che le cose sono più grandi di te, ci riesci. Stamattina ho saputo che è uscito l'ultimo volume, in due tomi.
Il manuale per il liceo si è trasformato in un'opera in cinque volumi, con più di seimila pagine, e dentro ci sono parti di alcuni dei più grandi filosofi contemporanei, come Paul Ricoeur per esempio.
Devo però ammettere che stamattina sono riuscita a dire solo una cosa: è finita!
08 giugno 2006
Ernst Cassirer
Cassirer nasce in una famiglia di commercianti ebrei, studia a Marburgo con Hermann Cohen e Paul Natorp. Nel 1906 diventa libero docente a Berlino e nel 1919 copre la cattedra all'Università di Amburgo; della stessa università diventa rettore nel 1929, non senza superare molte difficoltà di stampo antisemita. Nel 1933, all'avvento del nazismo, emigra in Inghilterra e insegna per due anni all'All Souls College di Oxford, per poi spostarsi all'Università di Göteborg, in Svezia. Nel 1941 è alla Yale University come visiting professor e ci resta fino al 1944, anno del trasferimento alla Columbia University di New York.
Così, per ricordarlo. Ci ho fatto la tesi di dottorato su Cassirer, per essere precisi sul rapporto mito/logos nella sua opera (e non solo). Ho un rapporto controverso con Cassirer, mi piace la persona, l'uomo e meno il suo pensiero; non sono d'accordo su quasi niente di quel che dice, e continuo a studiarlo.
C'è un aneddoto, ricordato dalla moglie nella biografia, che ai miei occhi è altamente significativo. La moglie ricorda, nell'esilio americano, di averlo visto arrivare in cucina con uno strofinaccio in mano; alla sua domanda sorpresa Cassirer risponde che è per asciugare i piatti, ha visto che gli uomini americani lo fanno.
Ecco, quest'uomo nato nell'Ottocento, uno dei giganti della sua epoca, che riesce a mettere d'accordo Kant ed Einstein. Questo tedesco, bianco e borghese, con tutte le misoginie dell'epoca, della cultura, del sesso, che fa un salto generazionale, culturale, di genere ed entra in cucina (era mai entrato in cucina nella sua casa altoborghese in Germania?) e si mette ad asciugare i piatti. E perché? Perché gli uomini fanno così.
E muore d'infarto aspettando l'autobus.
01 giugno 2006
George Steiner
Voglio però riportare qui almeno la conclusione:
"Due convinzioni ha dominato la mia vita intera. La prima: se la barbarie sopraggiunge non c'è nessun luogo, anche quello più caro, che non si possa abbandonare. Quando viene la barbarie, l'importante è partire. Si prende la valigia. Oggi, in Inghilterra, viene proposto nell'unione dei docenti universitari di boicottare Israele non pubblicando le ricerche degli studiosi israeliani, non invitandoli ai convegni. Io sono certo che Oxford e Cambridge rifiuteranno questa idiozia, ne sono assolutamente certo. Ma se per un miracolo di stupidità (esistono, i miracoli di stupidità) questa proposta fosse accettata, credetemi, dopo quarantrè anni nel mio college a Cambridge io partirei. Farei le valigie e direi arrivederci. Rimanere vorrebbe dire essere complice, essere implicato nella barbarie.
La seconda convinzione viene dall'insegnamento di un maestro del Chassidismo, l'imparagonabile Baal Shem: "La verità è sempre in esilio". Meravigliosa parola, immensamente ebraica ma anche universale. "La verità è sempre in esilio"... Appena entrato in porto, Ulisse issò nuovamente le vele per un nuovo viaggio. Povera Penelope. Ma quando io ritorno a Bologna, Alma Mater Studiorum, nobile tra le università, ho la sensazione felice e pericolosa di essere accolto nella mia casa. Grazie di tutto il cuore."
una breve presentazione di George Steiner