Stamattina come molti, ho votato. Ulivo e Ds, tanto per essere chiari. Per qualche giorno sono stata tentata da Ds e RnP, ma poi la ragione ha ripreso il controllo e la tentazione è svanita.
Mentre andavo al seggio - che sta alla bellezza di sedici chilometri da casa mia, precisazione che è utile per calcolare i tempi di ciò che vado raccontando in questo post - ragionavo con mio fratello intorno ai possibili scenari post elettorali, non senza una vaga inquietudine che in entrambi, con l'avanzare delle ore si sta trasformando in una vera e propria ansia, per non dire paura. Nel frattempo, il terzo occupante dell'auto dormiva, nell'inconsapevolezza della gioventù - per non dire infanzia - e della minore età.
Mattinata splendida per girare per colli bolognesi, incantati dalla primavera, quando squilla il cellulare. E' C., carissima, sororale amica, madre da tre giorni. Mi chiama per dirmi che l'ho convinta, andrà a votare, e voterà per Diliberto. Sulle prime penso a uno scherzo, ma insiste e mi spiega le tante, le mille ragioni della scelta.
La telefonata comincia così, tra le prime notizie della neonata, le battute sulla maternità e i commenti sugli ultimi giorni di campagna elettorale.
Poi devo rendermi consapevole che davvero la sua intenzione è reale e la sua decisione già presa. I toni si accendono, seppur mitigati dall'affetto. Le chiedo davvero se ha intenzione di regalare il suo voto a un partito che sta appoggiando tutti i regimi dittatoriali che incontra, da Cuba che incarcera gli omossesuali al Libano degli Hezbollah. Se ha intenzione davvero di votare per l'unico partito della sinistra che - caso strano! - ha sempre ospitalità sulle reti di Berlusconi. Un partito di rivoluzionari da salotto non senza l'appoggio interno ed esterno di accademici da concorso. Pare di si, la sua intenzione è questa. A metà strada vacilla, le mie argomentazione forse fanno breccia, ma solo per affetto. A un certo punto mi chiede se davvero per me è così importante, e il tono si fa professionale, da psichiatra qual è. Prendo tempo per rispondere, devo trovare le parole adatte. E non senza esitazioni le dico che in questo momento mi riesce impossibile separare il privato dal politico, le dico che mi sarebbe davvero difficile essere vicino a qualcuno che fa una scelta che trovo indegna di essere definita "politica". Che la polis comincia anche da queste cose, dalla possibilità di condividere con le persone che senti più vicine non scopi o orizzonti, ma "senso" e "intuito" del vivere civile. La scelta di votare Diliberto aprirebbe tra noi una ferita, che poi guarisce, ma che lascia la cicatrice. Mi dice che ci penserà e mi saluta. Oggi pomeriggio mi arriva un sms, un disegno. Una rosa nel pugno. E l'ansia un po' decresce.
1 commento:
apperò, vedi...mica male, brava.
Incrociamo doppiamente le dita, perchè secondo me Diliberto sorpassa Bertinotti, a sto giro.
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