16 ottobre 2007

Ramarri ridenti

Non cercate ragioni in questo titolo. E nemmeno in questo post. Del blog non parliamo neppure.
Chiarito questo, possiamo continuare.
Sono quattro notti che intorno alle due vengo svegliata dall'abbaiare frenetico e frustrato di due dei miei cani. Riepilogando: i cani sono quattro, ma due vivono tra casa e giardino e altri due solo in giardino; non c'è razzismo in questa scelta, e nemmeno rifiuto della multiculturalità, solo che due sono cuccioli e in casa incontenibili.
Orbene, quando scende la sera i due cuccioli - mediamente 40 chili l'uno, due bestie insomma - vengono chiusi in un recinto (largo per carità e ben pulito, e coperto, e con due cuccie imbottite); non fanno storie, di regola.
Però da qualche notte, verso le due appunto, impazziscono di latrati. E mi svegliano. E tocca bestemmiare, alzarsi, buttarsi qualcosa addosso, uscire nel buio e arrampicarsi per cinquanta metri in salita, in mezzo all'erba, per convincerli che non è né il caso né l'ora.
Resta il mistero della motivazione.
Sciolto stanotte.
Che sulla collina vagassero cervi, cervidi, e ogni sorta di altro quadrupede con le corna era cosa ben nota.
Che un paio di questi bastardi cornuti avesse deciso di sfruculiare i miei cani bramendo protetti dal recinto ove essi vivono reclusi le ore notturne no.
Ma domani notte apro il cancello.
Preparatevi, stufato di cervo con polenta nei prossimi we invernali.

Detto questo, qualche tempo fa un'amica mi ha rimproverato dicendo che devo smetterla di pensare al mio corpo come se fosse quello di qualcun altro; non nel banale desiderio di me, che non mi abbandona mai, ma nelle attenzioni, in particolar modo quelle relative alla salute, che dovrei dedicare all'involucro che avvolge le mie cellule cerebrali. (che sono ovunque, ma in particolare concentrazione nel fegato, pare). Ci ho riflettuto sopra e ho deciso che non ha torto. Comincerò quindi dal blog, essendo la mia posizione filosofica assolutamente certa dell'identità tra reale e virtuale.
Scriverò un sacco di post d'ora in poi.

8 commenti:

Luca Tassinari ha detto...

> Scriverò un sacco di post d'ora in poi

Evviva! (ho fatto scorta di birra e pop-corn. Non mi deludere!)

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

gasp! sento puzza di responsabilità!
:-D

Anonimo ha detto...

La motivazione è semplice:
Sono cuccioli!

E come tutti i cuccioli quando si sentono soli cercano di attirare l'attenzione...ululando.

Perchè proprio verso le due?
Elementare:
A quell'ora uno dei due si sveglia ed è preso da solitudine percui ulula, l'altro si sveglia e fa altrettanto.

Se realmente ci fosse qualcosa o qualcuno, abbaierebbero.

La soluzione?

hehehehehehehehehe..... ;)

Anonimo ha detto...

Non mandare cani dietro quelle bestie. A parte il fatto che corrono a 50/60 all'ora come ridere, hanno dei serii pregiudizi verso i canidi che li inseguono.

Con la piccola sostanziale differenza che ai tuoi cani tu NON hai insegnato ad uccidere una preda, mentre a loro hanno insegnato ad accoppare un predatore.

E contrariamente al loro aspetto, i cervidi NON sono prede facilissime.

Uriel

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

ok uriel, non lo farò. ma sto problema dei cervidi va risolto!

Anonimo ha detto...

Prendi un cane lupoide, tipo un grigione o un lupo cecoslovacco. Le loro feci sono molto piu' odorose, e nessun cervide si avvicina se sente la marcatura di un cane lupoide.

Uriel

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

Uriel, se porto a casa un altro cane - salendo a quota cinque - rischio la pelle, ma davvero!

Anonimo ha detto...

Insegna ad uno dei tuoi cani ad ululare. Basta qualche mese di compagnia di un lupoide, se hai dei cuccioli: se passa un'ambulanza, o una macchina della polizia a fondovalle e il mio cane ulula, lo ha imparato da un lupo cecoslovacco che ha incontrato due anni fa.

La prima volta che sentono ululare, i cervidi non vengono piu'.

Uriel