29 agosto 2007

Pico della Mirandola

Un matto, sostanzialmente. E ricchissimo. Certo, geniale.
Ma anche uno con del culo, se vogliamo. Allora nasce ricco, e va bene. Ha voglia di studiare, e sembra anche bravino, allora la mamma, per evitare che i fratelli maggiori gli facciano le scarpe gli intesta un terzo del ducato e lo manda a Bologna a studiare diritto canonico. Lui quindi se ne frega dell'amministrazione, lascia che se ne occupino i fratelli e si limita a incassare. Studia a Bologna, poi la madre muore e visto che il diritto canonico gli interessa ancora meno dell'amministrazione terriera se ne va a Ferrara, dove conosce Vespasiano Strozzi e Giambattista Guarini. Poi va a Padova e a Pavia. A un certo punto va a Firenze; Firenze in quegli anni è come la Barcellona della movida o la Berlino di Weimar: ci passano tutti quelli che contano, e come può mancare Pico? E' il 1484, e Pico - che ha 21 anni - a Firenze conosce Marsilio Ficino e Angelo Poliziano (pare che il Poliziano avesse una predilezione per i bambini, che gli costa un anno di esilio da Firenze, anno che passa insieme a Pico a girovagare per l'Italia), insomma dopo Aristotele (Padova) conosce Platone.
Non ha un carattere facile Pico. Passionale, irruento, affatto convinto delle divisioni filosofiche e religiose, gira con il suo ebraista personale, Elia del Medigo, e a volte anche con Manuele Adramitteno, che gli insegna il greco. Insomma è una star, con tanto di personal team al seguito. Tanto per non farsi notare si mette a litigare con Ermolao Barbaro, che in quel momento è il massimo conoscitore di Aristotele in un momento in cui Aristotele è considerato il top (ed è anche un grande diplomatico).
Più o meno come se un laureando in fisica si incazzasse con Fermi, sostenendo che non capisce niente di fisica.
Nel 1585 è a studiare a Parigi, e - a parte che da quel momento in poi si sente parigino dentro - comincia a pensare all'individuazione, all'interno delle singole correnti filosofiche, di quei principi comuni che possono portare alla pace universale tra gli uomini. Non ci pensa sopra a lungo comunque, l'anno dopo torna a Firenze e poi va a Roma perchè vuole organizzare a sue spese un convegno tra i sapienti per discutere le novecento tesi che ha stilato. Parigi, Firenze, Roma. Nel tragitto tra Firenze e Roma si ferma ad Arezzo e incontra una sua ex amante, vedova di un Medici, ma risposata a non mi ricordo chi. Pensa bene di "rapirla", chè il viaggio pare monotono altrimenti, infatti si anima subito, perchè gli aretini si alterano, li inseguono, ammazzano i servi di Pico e arrestano lui. A quel punto ovviamente la signora, Margherita, comincia a urlare che è stata rapita. (fa diverso, dicono dalle mie parti). Comunque interviene Lorenzo de' Medici e Pico viene rilasciato.
A Roma va dal papa, con le sue novecento tesi (ha 24 anni) e il suo progetto di convegno, paga tutto lui aggiunge (che gli frega? è il fratello maggiore che si sbatte a Mirandola per far rendere il feudo!).
Le novecento tesi hanno il pomposo titolo di Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae e nelle sue intenzioni i partecipanti alla discussione devono trovare i punti di accordo. Come introduzione scrive il De homini dignitate (che, come tutte le prefazioni che si rispettino, è scritta dopo).
Il papa è un po' perplesso. Chi sarebbe questo giovanotto, un rapitore di vedove che gira con un ebraista, pieno di soldi, e che ha l'ambizione di mettere di mettere su una giostra di sapienti in una situazione politicamente e ideologicamente spinosa? Prende tempo, il papa, e istituisce una commissione per avere un giudizio. La commissione decide che sette tesi sono eretiche e altre sei discutibili.
Ma Pico non sta capito, e scrive l'Apologia per contestare le contestazioni. E il papa gli manda a dire, ah si? E allora ti dico che sono eretiche tutte e novecento.
Ma ancora Pico non sta capito. E allora il Papa glielo scrive, e gli scrive anche di smetterla con tutte quelle storie.
Pico capisce che tira una brutta aria e scappa in Francia, ma viene arrestato a Lione. A Parigi un po' si incazzano per l'arresto, interviene anche Carlo VIII e allora dopo un mese viene rilasciato a condizione che torni a Firenze. E che ci rimanga.
Il solito Lorenzo de' Medici gli offre una villa a Fiesole. Lui ci studia, e mentre studia cerca di convincere Lorenzo che è il caso di richiamare a Firenze il Savonarola. (la gratitudine eh?)

Non abbastanza sicuro di avere pochi guai Pico si mette a studiare la cabala (con un personaggio un po' ambiguo, Fabio Mitridate).
Muore il 17 novembre 1494, proprio il giorno in cui Carlo VIII entra a Firenze.
Un mistero la morte, si parla ancora di avvelenamento.

6 commenti:

Paola ha detto...

Sbaglio o era pure belloccio?
(ho una memoria mirandoliana per i dettagli essenziali)

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

non sbagli, nemmeno nel considerarlo un dettaglio essenziale :-)

Rosa ha detto...

Beh, affidandomi a google immagini, direi che teneva botta con il primo piano, già meno con il profilo. A meno che il doppio mento non sia da considerare una chicca... :-)

Palmiro Pangloss ha detto...

Gli aretini l'hanno corcato? :-D

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

palmiro: si e proprio a te ho pensato :-)

Palmiro Pangloss ha detto...

Mah, a riprova che tutte le parti interessanti a scuola le omettono. Bastardi.