26 febbraio 2006

Blog (parte prima)

E’ ormai dalla fine degli anni 80 che internet, web, chat, e poi forum, gruppi di discussione e blog si prendono una porzione importante del mio tempo-vita. Così una decina di anni fa ho preso la decisione che – visto che ci “sprecavo” concentrazione ed energie – tanto valeva trasformare il tutto in qualcosa di produttivo. La prima occasione me la diede Pier Aldo Rovatti che decise di dedicare un numero monografico di autaut al mondo di Internet e così venne pubblicato il mio primo intervento, che aveva come oggetto le chat. A seguito di quello mi vennero chiesti un paio di interventi online su alcuni server francesi di controinformazione (oramai temo sepolti dall’oblio). Qualche anno dopo fu la volta dei gruppi di discussione. L'Università La Sapienza di Roma decise di dedicare una giornata di studi a Internet e mi chiese (grazie Marco d'Itri) una relazione sugli ng.
Ma veniamo al titolo del post.
In questo momento - diciamo da un paio d'anni - il mio interesse principale sono i diari online. Mi divertono e mi appassionano. Al punto che varie volte ho tentato di aprirne uno (stavolta mi pare con più successo delle altre); ma restano i blog altrui quelli più intriganti e costruttivi dal punto di vista della riflessione.
Ultimamente sono i blog che ho definito altrove [in un testo che verrà pubblicato credo prima dell'estate] "blog di inform/azione" con un gioco di parole dal sapore - vagamente - ironico/heideggeriano.
I blog di inform/azione (concedetemi una spiegazione ad usum delphini) sono quelli che si presentano in forma "mista" come diari personali e allo stesso tempo come veicolo di informazioni e commenti che non trovano nell’elaborato e maniacale spazio esistenziale del tenutario del blog (1) collocazione.

Mi spiego meglio. L’orizzonte del blog è, per la sua natura di diario che non può essere stravolta del tutto, un orizzonte autoreferenziale. Sul blog si descrive la propria giornata, si commenta un film, si narra la fine di un amore, si pubblicano le foto del gatto e della mamma. A tutto questo si aggiunge la possibilità di parlare con gli amici, di conoscere persone nuove, di elaborare una serie di rapporti che possono anche prendere consistenza nel mondo reale. Per tutti questi motivi – a cui se ne aggiungono altri non meno consistenti ma per i quali vi rimando alla edizione cartacea – quando uscirà – di queste riflessioni (che, vi avviso, saranno molto più “togate”) è del tutto irreale per esempio, pensare di mantenere un’identità virtuale totalmente disgiunta dall’identità reale (2).
Già questo tentativo, destinato inevitabilmente al fallimento, almeno nel corso del tempo – e tenete presente che esiste davvero un’altra percezione dello spazio e del tempo nella realtà digitale (3) – ci palesa un aspetto particolare dei tenutari di questo tipo di blog: una percezione distorta delle possibilità della rete.
La rete sarebbe un “luogo” che per la sua particolare concezione offre la possibilità di inventarsi un ruolo, una personalità, un compito.
E’ vero fino a un certo punto.
Se avete voglia di lasciare un commento al vetriolo (ma anche penalmente perseguibile) sicuramente avete la possibilità di farlo senza grossi rischi di essere scoperti. Un fake, una connessione al volo, un nick mai utilizzato prima e mai più utilizzato dopo. L’equivalente insomma, di suonare un campanello e scappare, se proprio proprio siete un po’ furbi e veloci non vi prenderanno mai.
Ma se cominciate a tenere un blog, ci scrivete con cadenza abbastanza regolare – diciamo un paio di volte alla settimana – e portate avanti questo diario per qualche anno sperando di non essere individuati qualcosa nella vostra mente non funziona.
E questo qualcosa rientra nella patologia, diciamo pure che avete una percezione gravemente alterata della realtà.
E’ come mettersi due volte alla settimana a suonare i campanelli della stessa strada.
Pensare che nessuno vi colga sul fatto o che il vostro passaggio non venga collegato al suono è alquanto irreale.
Di fatto, è la stessa psicologia – consentitemi l’esempio un po’ banale – che anima i serial killer nei film e nei romanzi; a un certo punto l’investigatore se ne esce sempre con la stessa frase: “Vuole attirare l’attenzione, spera che qualcuno lo fermi”.
Il meccanismo del blogger inform/ativo è la stessa. Si pone al centro della sua realtà, cerca di coinvolgere in questo centro il maggior numero di persone possibile e definisce il suo punto di vista sul reale come il “reale punto di vista”.
E si addentra via via in commenti e affermazioni sempre più razionalmente insostenibili, sempre più avviluppate e contorte su una realtà che ormai è certo di essere l’unico (l’unica) a comprendere. La lente del blog ha preso il sopravvento. Ormai non è più uno strumento ironico e duttile per aprire un’altra finestra dell’io e dell’identità, ma è divenuto il luogo di un’(altra) affermazione di sé fallita. Lo specchio del tempo e delle possibilità perdute.
(1. continua).

(1) Il richiamo al bordello è consapevolmente voluto e (probabilmente ci torneremo sopra)
(2) Vedi l’articolo sulle chat in autaut (non so se sia online però)
(3) IT/OT Off Reality in Katastrofè, marzo 2006

24 febbraio 2006

Aviaria

Un tacchino ha tossito in Francia.
Diecimila capi abbattuti.
Il mondo in cui viviamo è questo: la notizia di apertura del TG è la morte di un'anatra in Ucraina.

21 febbraio 2006

Poveri e indifesi davanti al brutale Occidente

"18 febbraio 2006 @ 10:45:47 CET Iniziativa bipartisan del Congresso Usa per opporsi alla vendita di P&O Ports alla compagnia di Dubai. "Va contro la sicurezza nazionale", affermano i congressisti. Ma Bush replica: "Gli Emirati sono alleati. Non ci opporremo". La vendita di P&O Ports sta scatenando una serie di conflitti globali. Il primo è avvenuto tra Dubai e Singapore per l'acquisto del pacchetto azionario del terminalista portuale. Dopo una serie di rilanci, hanno vinto gli Emirati Arabi (DP World) con l'offerta di 5,7 miliardi di euro, ritenuta "eccessiva" da parte degli asiatici di PSA. A questo punto, la strada per DP World sembrava in discesa e manca solo l'approvazione finale dei soci di P&O, prevista per il 2 marzo 2006."

il resto dell'articolo lo trovate su Trasportoeuropa

In breve: P&O Ports gestisce grandi terminal container di porti come quello di New York/New Jersey, Filadelfia, Baltimora, Miami e New Orleans. La società di Dubai DP World è controllata dal Governo degli Emirati Arabi Uniti.
Parliamo di movimenti e cifre di questo tipo:
P&O gestisce negli Usa i seguenti terminal portuali. New York/New Jersey: Port Newark Container Terminal, che movimenta circa 700.000 teu l'anno.
Filadelfia: jont-venture con Delaware River Stevedores per il terminal Tioga Marine.
Baltimora: movimenta 400.000 teu l'anno.
Miami: Port of Miami Terminal Operating, che movimenta oltre 300.000 teu l'anno.
New Orleans: movimenta 265.000 teu l'anno (dato 2004).
Inoltre, in territorio canadese, P&O Ports gestisce il terminal container di Vancouver, che movimenta quasi 350.000 teu l'anno.P&O Ports movimenta in tutto il mondo quasi 14 milioni di teu l'anno.
Qualche tempo fa, su un newsgroup di politica internazionale un idiota, davanti all'affermazione che i petrodollari controllano larga parte dell'economia internazionale si è messo a ridere.
Scusate, ma d'altro canto che ci devono fare con i soldi del petrolio? Giocarci nei casinò della Costa Azzurra?

Una quindicina di anni fa Enzo Scotti (allora ministro democristiano) fece scandalo perchè disse che i soldi della mafia venivano investiti in BOT - che all'epoca davano il 10% di interesse annuo, tanto per gradire. Anche loro che dovevano farci? Comprarci provole affumicate?
Comunque, a furia di comprare BOT la mafia è riuscita a mettere il suo uomo di paglia sulla poltrona della presidenza del consiglio. (si, sto proprio parlando dell'amico, nano e pelato, di Calderoli).

20 febbraio 2006

Avvoltoi

Certi come la morte e la paura, con il protrarsi dei disordini nel mondo arabo anche i bodycounter della sinistra (??) in rete si divertono con il gioco del conta dei morti e dello scaricamento delle responsabilità.
Per prima cosa gioiscono nello spiegare che il mondo arabo, i cui ambasciatori sono gentiluomini educati a Oxford e a Eton, e quindi conoscono bene la cultura occidentale, ha tentato per qualche tempo di ricevere una spiegazione per la pubblicazione delle vignette e che – non essendoci riuscito – si sia poi scatenato in violenze che hanno portato alla morte, ormai, di alcun decine di persone.
A parte l’umana considerazione della gioia di aver ragione davanti a chi viene ucciso – considerazione che lascio fare a voi perché è intimamente legata alle convinzioni etiche e morali di ciascuno, vorrei analizzare questi concetti (??) espressi con tanta virulenza.
Non dubito che gli ambasciatori arabi siano uomini di mondo e di cultura, certamente anche estremamente gradevoli per una donna occidentale evidentemente usa – purtroppo - a un mondo maschile canagliesco e incolto.
Però qualche dubbio io l’avrei, a lodare in modo così smaccato le pedine (in senso marxiano) di un sistema di asservimento capitalistico della maggioranza della popolazione. I rampolli arabi così raffinatamente educati a Oxford hanno raggiunto quella meta sulla spalle di famiglie che da generazioni affamano, opprimono, trucidano il loro popolo e non solo quello.
(mi pare, tra l'altro, di ricordare che anche un parente di Baby Doc abbia frequentato una università statunitense molto famosa, ma si vede che gli sfruttatori sono belli solo in medioriente per certa sinistra (??) italiana in rete.)
Non vedete in tanta lode per gli ambasciatori arabi una sorta di “vorrei ma non posso” di sciampistica memoria? Una coloritura da pettegolezzo femminile ingannato, ahinoi!, dalla vita e dal destino?
Poi, questi ambasciatori così colti e raffinati non riescono a spiegare ai loro governi (dittature, ricordiamo anche questo) che in altri paesi il potere politico non ha alcun controllo sulla stampa.
C’è da chiedersi se tutti i soldi investiti in quella buona educazione occidentale non siano stati irrimediabilmente sprecati; ma come? Questi hanno capito benissimo Matisse, distinguono uno Chanel autentico, sanno come corteggiare una donna (occidentale, che quelle loro le comprano, come accade per gli schiavi in Arabia Saudita) e non riescono a far comprendere un concetto così semplice?
Comunque, ritenendo di non aver ricevuto sufficienti spiegazioni (e la chiusura del giornale) il mondo arabo scende in piazza. Ci si potrebbe chiedere se non abbiano altri motivi per protestare, che so, nella civilissima Libia, cosucce come diritti umani, torture, censura, diritti politici, oppure, meno idealmente, disoccupazione, redistribuzione del reddito, et cetera. No, in Libia si incazzano per l’altra faccia di questa sinistra (??) nutrita di risentimento, anzi di rentissement, si incazzano per la faccia di Calderoli (benvenuti nel club a proposito eh? Pure da questa parte del monitor ci si incazza da dieci anni almeno per la faccia di Calderoli, e non solo per la sua).
Calderoli che, se dovessero prendere piede certe dichiarazioni di non voto, potrebbe essere di nuovo un ministro della Repubblica. Oppure si incazzano, per esempio, in Indonesia, dove, - sia ricordato per inciso - tredici cittadini di altri paesi sono stati condannati a morte e giustiziati nel corso del 2005. E altri due, australiani, sono stati condannati a morte ieri l’altro. E L’Indonesia, che a proposito di condanne a morte di cittadini stranieri non riceve gli ambasciatori di quei cittadini, scende in piazza per protestare contro l’orgoglio offeso da questo Occidente privo di valori (e di condanne a morte). Ma queste cose non fanno parte del bagaglio dell’orientalista da novella 2000, bagaglio ben condito da frequentazioni naziesoteriche, bagaglio che fortunatamente pare perdere consenso nella piccola galassia dei blogger italiani. (Almeno a giudicare dal calo drastico dei commenti, ormai espressione delle solite dieci/quindici persone)

Non ci resta che sperare che la scelta della pensione e del posto fisso, a scapito della joie de vivre e dell’avventura esotica sia stata alla fine pagante, se non altro sul piano del reddito. Anche se quel link a Paypal ci fa temere che nemmeno questo si possa affermare con sicurezza.

19 febbraio 2006

Elemosina telematica

Qualche anno fa a Bologna, in via d'Azeglio, girava un barbone. Ha accompagnato almeno cinque generazioni di studenti e certamente anche altrettante di vecchiette pronte a giurare che tutti i barboni sono in realtà ricchissimi (avari e un po' gretti) che nascondono al mondo la loro vera situazione.
Poi il barbone - non ricordo come si chiamava - mise su un sito web. Confermando agli studenti (che non erano più della mia generazione) che a volte le vecchiette hanno ragione.
Girando per blog mi sono resa conto che il barbone bolognese non era proprio un barbone, perchè non aveva capito che poteva usare il suo sito web per elemosinare proprio come faceva per la strada. Un barbone poco professionale insomma.
Adesso c'è chi usa Paypal sul blog per chiedere l'elemosina, l'equivalente telematico del "checciaimillelire?" del tossico.
C'è solo da sperare che anche in questo caso le vecchiette sbaglino - come spesso accade - e che i vostri soldi vadano davvero a una persona bisognosa (anche di eroina intendo).

15 febbraio 2006

Cagne

Oggi pomeriggio è stato un incubo. Ingannata dal sole e dal tepore pressoché primaverile uno dei miei cani (ne ho due, femmine) ha pensato - credo - che fosse giunta l'estate e, come è solita fare nei pomeriggi canicolari, è salita sulla collina ha preso la rincorsa e si tuffata in piscina.
Sono belli i tuffi di Mira in piscina. Si slancia verso l'alto con le quattro zampe rigide e piomba nell'acqua in un tripudio di schizzi. Questo d'estate; adesso in piscina ci sono quattro dita di ghiaccio e soprattutto manca la "sua" scaletta per risalire.
Mi hanno svegliato le grida di Istrati, che potava in giardino; sono uscita di corsa, scalza, appena in tempo per vedere il muso insanguinato del cane che andava su e giù nell'acqua.
Istrati è rumeno, non egiziano. Ed è un cattolico ortodosso e non un musulmano, altrimenti credo che avrebbe galantemente salvato la mia cagna. Penso che in Egitto siano bravissimi a salvare le cagne. (credo almeno). Da bravo rumeno ortodosso Istrati non ha mosso un dito e a recuperare la cagna in piscina ho dovuto andarci io, e ho anche dovuto aspettare, in piedi, in piscina, con quaranta chilogrammi di cagna in braccio che lui recuperasse la scaletta dal capanno degli attrezzi. Con una dignitosa calma tutta rumena.
Comunque recuperata la cagna siamo passate entrambe all'operazione asciugatura. Ben lungi dal fermarsi sotto al portico Mira appena in salvo è schizzata in sala, davanti al camino, attraversando studio, soggiorno e sala stessa, tappeti compresi e scrollandosi vigorosamente sul kilim della buonanima della nonna.
Adesso sorseggia latte tiepido con un orecchio fasciato e con il gatto che le fa le fusa in grembo e che le lecca il muso, molto preoccupato per la sua salute.
Adesso, in teoria, dovrei preparare la lezione di domani. Ho intenzione di parlare di Laszlo Méro che ha scritto un libro decisamente interessante che si intitola Calcoli morali. Teoria dei giochi, logica e fragilità umana.
E invece vado in giro per blog. E ci trovo analogie divertenti con le mie cagne. Tutte e due perchè l'altra, Luna - evidentemente ingelosita dal clamore intorno alla compagna - è in piena crisi depressiva da paradiso perduto.
Leggo per esempio che come la mia cagna abbocca al tepore primaverile una abbocca ai post su usenet e ci perde dietro tempo e alcol.
In un altro leggo che la depressione incombe perchè a Milano manca il "sapor mediorientale", quello stesso che fa sì che ci senta belle e desiderate anche se ultraquarantenni sovrappeso e senza iacuzzi.
Le mie cagne intanto dormono, ignare di tanto web.

12 febbraio 2006

Letture

Qualche anno fa sono rimasta piacevolmente colpita da un libro di Vikram Seth, Il ragazzo giusto. Adesso ho appena finito di leggere Il paese delle maree di Amitav Ghosh.
Non cercate qui una recensione, per quel che riguarda i romanzi confesso, non senza compiacimento, di esserne incapace. Mi è piaciuto molto, questo si.
qui trovate un'intervista all'autore

09 febbraio 2006

etica

A proposito di etica, sto concludendo il corso di quest'anno. E' stato un corso molto interessante, soprattutto per gli interventi degli studenti al seminario. Ho ancora due lezioni prima degli esami finali, ma oggi l'intervento di uno studente, centrato su Morales e la vicenda dei "cocaleros" - con la richiesta alla comunità internazionale intorno alle foglie di coca - ha suscitato un dibattito in aula molto proficuo e con argomentazioni fondate, soprattutto sul tema della globalizzazione, diritti delle comunità e diritti degli individui. Non appena online sarà mia premura postare il link.
Altro che puttanate intorno alle telefonate goliardiche.

08 febbraio 2006

Vignette e valori

In questi giorni è un fiorire di ipotesi e letture sulle reazioni del mondo arabo alle celeberrime vignette. Alcuni, sui blog ma non solo, reclamano una "mancanza di rispetto" della sensibilità altrui, con la roboante affermazione che "noi" - l'Occidente, questa categoria interpretativa usata con toni da operetta - non ci rendiamo conto della gravità dell'offesa - immagino perché siamo una massa di atei un po' rozzi e un po' goliardi.
Una meteora di profondi conoscitori del mondo arabo ci vorrebbe convincere che centinaia di migliaia di persone che vivono sotto dittature feroci sono spontaneamente scese in piazza, mosse da legittimo sdegno, e hanno bruciato e saccheggiato ambasciate; ci vorrebbero convincere che esistono limiti "etici" (?) alla satira; ci vorrebbero convincere che in questo supposto gioco al massacro c'è un confronto tra Oriente (casto e puro) e Occidente (corrotto e decadente); ci vorrebbero convincere che gli stati arabi - fra i più ricchi del pianeta - sono in realtà deboli e miseri. Fortunatamente parliamo di persone che amano contemplarsi l'ombelico, spesso sotto forma di blog, e che traggono le conoscenze per comprendere la realtà da altri blog, in un gioco informativo che coinvolge cinquanta persone.
Una, anzi due, modeste proposte.
Due libri di Bauman che trovate qui e qui, e lasciate perdere i commenti da bloggaroli in ex trasferta; come direbbe Bauman sono turisti e giocano a fare i vagabondi.

07 febbraio 2006

a margine

La storia delle vignetti danesi ormai è troppo nota per ripeterla qui.
Colpisce, in rete, l'affanno a "sinistra" (sinistra?) a spiegare quanto brutta e cattiva sia la satira quando se la prende con i poveri, deboli e umiliati popoli arabi. Brutta, cattiva e maleducata.
Come la reazione (incendi, sommosse, proteste violente) secondo costoro fosse prevedibile, scontata e assolutamente giustificata.
Piccoli Calderoli crescono.