28 ottobre 2009
26 ottobre 2009
Berlusconi e Marrazzo
La vicenda Marrazzo terrà banco come e più di quella di Berlusconi, ma tra le varie posizioni che sono state prese mi pare che manchino un paio di riflessioni.
Possiamo sostanzialmente sintetizzare le varie opinioni in questo modo:
da destra:
1. la vita privata del premier è vita privata che nulla ha a che vedere con la vita politica;
2. è un complotto
da sinistra le cose appaiono leggermente più complicate e andiamo da:
1. la vita privata di Berlusconi è vita privata, dobbiamo batterlo politicamente, e chi sanziona i suoi comportamenti privati è un moralista
a
2. la vita privata di Berlusconi sarebbe privata se non sistemasse le donne con cui si accompagna con cariche pubbliche e se non sponsorizzasse opiniono politiche (vedi family day) del tutto incompatibili con le pratiche private
fino a:
3. è un disgustoso puttaniere maschilista.
Mi paiono opinioni - tutte - estremamente superficiali, che non colgono quali sono i termini della questione. Che sono parecchio più complicati e che chiamano in causa categorie e ragionamenti piuttosto trascurati; in breve, possiamo porre il problema in altre determinazioni, estremamente più pregnanti - a parer mio - e che portano a conseguenze ben più interessanti.
In una discussione in reallife sul caso Marrazzo mi sono ritrovata a sostenere l'opinione che, indipendentemente da ogni considerazione etico-morale sulla pratica di pagare prestazioni sessuali, quello che mi stupiva era l'incapacità di controllo pulsionale. Sei un uomo pubblico, ricopri una carica pubblica, in un paese ritenuto (non a torto, ma non per queste cose) sessuofobiche, e se sei incapace di controllare le tue pulsioni questo porta a due considerazioni:
a)manchi di intelligenza sociale, perchè sai benissimo che se ti beccano sei un uomo finito
b)i tuoi elettori possono anche fregarsi di chi, dove e come trasgredisci, perchè -beati loro - non sono moralisti, ma dovrebbero essere interessati al fatto che sei un uomo incapace di tenere sotto controllo le pulsioni. E che sei disposto a rischiare la rovina personale per soddisfarle.
A mio modo di vedere questo vale sia per Berlusconi che per Marrazzo, indipendentemente dalle scelte di genere. Trovo che sia estremamente pericoloso che chiunque abbia dei problemi di questo genere occupi posizioni di potere.
A questa che mi parevano considerazioni già abbastanza pessimistiche Candide ha replicato sinteticamente, con una buona dose di intelligenza politica, che in realtà chi fa la scalata al potere, riuscendoci, lo fa proprio per poter soddisfare le sue pulsioni; che quello che accomuna Berlusconi e Marrazzo è proprio una concezione del potere come posizione che possiede l'intangibilità; si cerca di diventare potenti con la convinzione che il potere sia quello feudale, e che quindi al potere si accompagni la possibilità di dare libero sfogo ai proprio comportamenti - comportamenti che in un uomo comune sono duramente sanzionati.
E non solo, ma che proprio il potere abbia in sè, ontologicamente, quella condizione che permette a un maschio alfa di soddisfare i suoi appetiti.
Ora, entrambe le posizioni - per altro solo superficialmente in opposizione - ci portano a riconsiderare le posizioni espresse "a sinistra".
E torniamo a quelle; la prima era:
la vita privata di Berlusconi è vita privata, dobbiamo batterlo politicamente, e chi sanziona i suoi comportamenti privati è un moralista;
questa si rivela essere una trappola. La vita privata di Berlusconi e Marrazzo rivela che sono incapaci di tenersi sotto controllo.
C'è qualcuno a sinistra che ritiene che non controllare i proprio impulsi sia un fattore poco determinante per una persona che ha responsabilità politiche?
Oppure: c'è qualcuno a sinistra che ritiene che concepire la politica come "luogo" di impunità per i propri comportamentipulsionali sia un principio condivisibile?
La seconda era: . la vita privata di Berlusconi sarebbe privata se non sistemasse le donne con cui si accompagna con cariche pubbliche e se non sponsorizzasse opiniono politiche (vedi family day) del tutto incompatibili con le pratiche private.
Ora qui la questione si biforca decisamente e qualche differenza - politica - salta fuori.
Berlusconi ha sistemato, in tutto o in parte, le sue amanti con cariche pubbliche. Marrazzo no.
Berlusconi ha negato ogni cosa. Marrazzo no.
Berlusconi non ha minimamente intenzione di abbandonare la sua carica pubblica per queste vicende. Marrazzo l'ha fatto.
Berlusconi sta attuando vendette (Boffo, probabilmente lo stesso Marrazzo, e vediamo chi altro). Marrazzo si è preso le sue responsabilità e sta uscendo di scena.
Quindi qualche differenza *politica* c'è, ed è sostanziale. In fin dei conti, pare di capire che a sinistra *ancora* non si ritiene, almeno ai vertici, che essere esponenti politici significa concepire il potere come strumento per la realizzazione delle pulsioni.
Il punto si sposta quindi sugli elettori: davvero la maggior parte degli italiani concepisce il potere in termini feudali? Davvero si pensa diffusamente che il potere sia qualcosa di così alieno dalla vita di tutti noi da essere ontologicamente accompagnato dalla liceità di qualunque comportamento, perchè l'esercizio del potere rende temuti e/o rispettati fino alla patologia? Si pensa ancora che il potere sia quello di Gilles de Rais?
Possiamo sostanzialmente sintetizzare le varie opinioni in questo modo:
da destra:
1. la vita privata del premier è vita privata che nulla ha a che vedere con la vita politica;
2. è un complotto
da sinistra le cose appaiono leggermente più complicate e andiamo da:
1. la vita privata di Berlusconi è vita privata, dobbiamo batterlo politicamente, e chi sanziona i suoi comportamenti privati è un moralista
a
2. la vita privata di Berlusconi sarebbe privata se non sistemasse le donne con cui si accompagna con cariche pubbliche e se non sponsorizzasse opiniono politiche (vedi family day) del tutto incompatibili con le pratiche private
fino a:
3. è un disgustoso puttaniere maschilista.
Mi paiono opinioni - tutte - estremamente superficiali, che non colgono quali sono i termini della questione. Che sono parecchio più complicati e che chiamano in causa categorie e ragionamenti piuttosto trascurati; in breve, possiamo porre il problema in altre determinazioni, estremamente più pregnanti - a parer mio - e che portano a conseguenze ben più interessanti.
In una discussione in reallife sul caso Marrazzo mi sono ritrovata a sostenere l'opinione che, indipendentemente da ogni considerazione etico-morale sulla pratica di pagare prestazioni sessuali, quello che mi stupiva era l'incapacità di controllo pulsionale. Sei un uomo pubblico, ricopri una carica pubblica, in un paese ritenuto (non a torto, ma non per queste cose) sessuofobiche, e se sei incapace di controllare le tue pulsioni questo porta a due considerazioni:
a)manchi di intelligenza sociale, perchè sai benissimo che se ti beccano sei un uomo finito
b)i tuoi elettori possono anche fregarsi di chi, dove e come trasgredisci, perchè -beati loro - non sono moralisti, ma dovrebbero essere interessati al fatto che sei un uomo incapace di tenere sotto controllo le pulsioni. E che sei disposto a rischiare la rovina personale per soddisfarle.
A mio modo di vedere questo vale sia per Berlusconi che per Marrazzo, indipendentemente dalle scelte di genere. Trovo che sia estremamente pericoloso che chiunque abbia dei problemi di questo genere occupi posizioni di potere.
A questa che mi parevano considerazioni già abbastanza pessimistiche Candide ha replicato sinteticamente, con una buona dose di intelligenza politica, che in realtà chi fa la scalata al potere, riuscendoci, lo fa proprio per poter soddisfare le sue pulsioni; che quello che accomuna Berlusconi e Marrazzo è proprio una concezione del potere come posizione che possiede l'intangibilità; si cerca di diventare potenti con la convinzione che il potere sia quello feudale, e che quindi al potere si accompagni la possibilità di dare libero sfogo ai proprio comportamenti - comportamenti che in un uomo comune sono duramente sanzionati.
E non solo, ma che proprio il potere abbia in sè, ontologicamente, quella condizione che permette a un maschio alfa di soddisfare i suoi appetiti.
Ora, entrambe le posizioni - per altro solo superficialmente in opposizione - ci portano a riconsiderare le posizioni espresse "a sinistra".
E torniamo a quelle; la prima era:
la vita privata di Berlusconi è vita privata, dobbiamo batterlo politicamente, e chi sanziona i suoi comportamenti privati è un moralista;
questa si rivela essere una trappola. La vita privata di Berlusconi e Marrazzo rivela che sono incapaci di tenersi sotto controllo.
C'è qualcuno a sinistra che ritiene che non controllare i proprio impulsi sia un fattore poco determinante per una persona che ha responsabilità politiche?
Oppure: c'è qualcuno a sinistra che ritiene che concepire la politica come "luogo" di impunità per i propri comportamentipulsionali sia un principio condivisibile?
La seconda era: . la vita privata di Berlusconi sarebbe privata se non sistemasse le donne con cui si accompagna con cariche pubbliche e se non sponsorizzasse opiniono politiche (vedi family day) del tutto incompatibili con le pratiche private.
Ora qui la questione si biforca decisamente e qualche differenza - politica - salta fuori.
Berlusconi ha sistemato, in tutto o in parte, le sue amanti con cariche pubbliche. Marrazzo no.
Berlusconi ha negato ogni cosa. Marrazzo no.
Berlusconi non ha minimamente intenzione di abbandonare la sua carica pubblica per queste vicende. Marrazzo l'ha fatto.
Berlusconi sta attuando vendette (Boffo, probabilmente lo stesso Marrazzo, e vediamo chi altro). Marrazzo si è preso le sue responsabilità e sta uscendo di scena.
Quindi qualche differenza *politica* c'è, ed è sostanziale. In fin dei conti, pare di capire che a sinistra *ancora* non si ritiene, almeno ai vertici, che essere esponenti politici significa concepire il potere come strumento per la realizzazione delle pulsioni.
Il punto si sposta quindi sugli elettori: davvero la maggior parte degli italiani concepisce il potere in termini feudali? Davvero si pensa diffusamente che il potere sia qualcosa di così alieno dalla vita di tutti noi da essere ontologicamente accompagnato dalla liceità di qualunque comportamento, perchè l'esercizio del potere rende temuti e/o rispettati fino alla patologia? Si pensa ancora che il potere sia quello di Gilles de Rais?
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23 ottobre 2009
Depressione?
All'estero, sulla roba che studio io ci fondano i dipartimenti. In Italia è complicato far uscire un articolo...
22 ottobre 2009
Oscenità
Non saprei come altro definire questa notizia: Vespa prende un milione e seicentomila euro (1.600.000) all'anno per fare cento puntata di Porta A Porta.
Un milione e seicentomila euro.
Sedicimila euro a puntata.
Allora: 15 puntate le fa su Cogne, 10 sul lifting, 10 sulla dieta mediterranea.
Le altre sparse.
In tutte si mostra di una deferenza e piaggeria imbarazzante per chiunque (ma non per lui, a sedicimila euro a puntata) verso il governo di centrodestra e Berlusconi in particolare.
Imbarazzante davvero vedere come scodinzola, come agita il musetto, come lappa.
Ora, il prezzo lo fa il mercato.
Dicono.
Ma chi altri oltre alla rai, - con i nostri soldi - potrebbe pagare Vespa in Italia un milione e seicentomila euro l'anno?
Ma vada a cagare, Vespa. E anche chi gli fa il contratto.
20 ottobre 2009
Una modesta proposta
Tremonti viene folgorato dalla rivoluzionaria idea del posto fisso. La Marcegaglia insorge, il nano sostiene il suo ministro.
Ma se cominciassimo con il nazionalizzare proprio le imprese della Marcegaglia?
Colpirne uno per educarne cento...
18 ottobre 2009
16 ottobre 2009
10 ottobre 2009
07 ottobre 2009
Com'era Com'è
PRIMA:
Art. 283. - (Attentato contro la Costituzione dello Stato).
"Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello
Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall'ordinamento
costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a
dodici anni.".
ADESSO:
dopo la modifica apportata dalla legge n. 85 del 24 febbraio 2006 dice:
Art. 283. - (Attentato contro la Costituzione dello Stato).
"Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a
mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo, è punito con
la reclusione non inferiore a cinque anni".
Art. 283. - (Attentato contro la Costituzione dello Stato).
"Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello
Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall'ordinamento
costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a
dodici anni.".
ADESSO:
dopo la modifica apportata dalla legge n. 85 del 24 febbraio 2006 dice:
Art. 283. - (Attentato contro la Costituzione dello Stato).
"Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a
mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo, è punito con
la reclusione non inferiore a cinque anni".
notate , a parte la riduzione da 12 a 5 anni, la diversa formulazione....
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Scoperte banali
Chissà perchè scoprire che gli avvocati - in primo luogo Ghedini - che in questi giorni difendono il lodo alfano sono gli stessi che venticinque anni fa hanno difeso due serial killer nazisti (abel e furlan) e che uno di loro - Ghedini - fu sentito come persona informata sui fatti a proposito della strade del 2 agosto...ecco, chissà perchè non mi stupisce.
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06 ottobre 2009
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