09 settembre 2008

Scuola e tagli? No grazie

Leggo Uriel sulla scuola, ma non sono tanto convinta. Ha ragione quando dice che la scuola italiana era una scuola d'eccellenza, che ha dato al mondo - tra le altre cose - i ragazzi di via Panisperna; ma quei ragazzi venivano da una scuola superiore e da una università che, nei fatti e nella legge, erano a numero chiuso. Fino agli Sessanta le classi dei nostri licei erano formate da un numero di studenti che arrivava al massimo a sedici/diciotto persone. All'università, fino al 1969, anno della liberalizzazione degli accessi, la situazione variava di poco; chi ha fatto l'università pre-sessantotto non è che trovasse docenti migliori, trovava spazi e tempi, e ci cresceva.
Adesso la situazione media in un buon liceo italiano è questa: classi di venticinque/trenta persone. (e parlo dei licei, tacendo del resto per amor di me).
Vediamo cosa significa in pratica, per l'insegnamento di una disciplina che al liceo ho insegnato per cinque anni (in tutt'altra situazione comunque, perchè ho fatto quattro mesi di insegnamento in una scuola pubblica e sono fuggita inorridita).
Dunque: in una prima liceo classico le ore di filosofia alla settimana sono tre. Le settimane di scuola circa trenta; dunque in una prima liceo si fanno 90 ore di filosofia in un anno. Cominciamo dalle rogne, che insegnare è meraviglioso, ma interrogare e giudicare molto meno; pensiamo alla situazione migliore che mi possa capitare, una classe di venticinque persone. Devo interrogare ciascuno almeno due volte a quadrimestre, (la legge parla di numero "congruo" di valutazioni, senza specificare cosa vuol dire), ma per amore di teoria ammettiamo che ne bastino due, perchè tutti prendono la sufficienza o più in tutte le valutazioni. (quello che prende sei e quattro mi scombina già tutto, e mi rimanda al giro dell'oca). Sono venticinque. Quanto tempo dura ciascuna interrogazione? diciamo mezzora? tre domande, tre risposte. Quattro domande va. Venticinque studenti sono almeno, (almeno) venticinque ore a quadrimestre; I quadrimestri sono due; e le prime cinquanta ore sono volate. Nelle rimanenti quaranta devo spiegare, almeno, i seguenti argomenti:
origine della filosofia
sofisti
materialisti
platone
aristotele
le scuole ellenistiche
almeno, che dovrei arrivare, secondo programma ministeriale, al XV secolo, che l'anno successivo in teoria dovrebbe cominciare dal XVI.
Se va tutto bene, i miei studenti cominciano con un "buco" di settecento anni.
questo se va bene,  che se ci mettiamo che magari, su venticinque, non tutti capiscono al primo colpo, qualcuno si ammala, qualcun altro ha bisogno di un ripasso, tutto va a monte.
Tutto questo solo per cominciare a inquadrare il problema, che salto (ma ci ritorno se serve), tutta la parte burocratica che va assolta. Anche in classe. Per dire, fare l'appello, controllare le assenze, le giustificazioni, ecc...è qualcosa che ruba almeno dieci minuti all'ora.

Qualche soluzione solo alle tre banali cose qui esposte? Raddoppiare il numero delle classi. Al massimo quindici/diciotto persone. Meglio ancora dodici (12). Raddoppiare (raddoppiare) il numero dei docenti. Far eseguire la parte burocratica (controllo delle assenze, delle giustificazione, ecc...) al personale amministrativo, quando il docente entra in classe il suo compito deve essere uno: INSEGNARE.  E ogni insegnante deve insegnare la SUA materia, quella nella quale è laureato. Via con lo scandalo (SCANDALO) che il laureato in Filosofia insegni anche storia, che il geografo insegni matematica, l'economista informatica, il laureato in Lettere Moderne latino. Una materia, un insegnante.

Dopo che tutto questo funziona, pensiamo ai tagli. meditati o meno. Di sinistra o no. 
Perchè la questione è che al momento, chi fa meno danni, è chi sta fermo. Non siamo nemmeno nella paradisiaca situazione di dover scegliere tra geometra o architetto di tendenza. 
Se proprio nessuno ha un progetto,  perché *nessuno* ha un progetto sulla scuola, nemmeno questa sinistra di scalzacani d'accatto,  allora che stiano tutti fermi.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

A tutto questo non avevo mai pensato.
Fortuna che sono tra quelli che finiranno all'Alpitour...

Ipazia Sognatrice ha detto...

Che non ci siano soldi, che si debba risparmiare etc. è tristemente vero. Il fatto che risparmiare significhi, di fatto, mutilare il proprio futuro, non entra in testa a molti.
Sono assolutamente d'accordo con te. Non ho (ancora) mai insegnato, ma le superiori le ho fatte in tempi non troppo remoti.
La scuola è un investimento a lungo termine. Se si taglia adesso, ne soffrono gli insegnanti e poi gli utenti, li allievi, i professionisti e gli adulti di doman un domani magari saranno ignoranti come delle zucche, perché quando toccava a loro, l'insegnante non aveva tempo di svolgere il programma, occupato a mantenere disciplina, firmare libretti, interrogare e controinterrogare e a dedicare al suo vero compito, l'insegnamento, i ritagli di tempo. Anche per questo motivo, alle superiori il programma di filosofia l'ho finito con Freud... Chi era Wittgenstein? Boh...
Adulti ignoranti significa genitori ignoranti. Che protesteranno quando ai loro figli ignoranti si darà un'insufficienza su quelle 4 acche che NON sanno...

Unknown ha detto...

Ipazia, siamo ad un debito pubblico del 106% in aumento. Il rating scende e sta sotto a quello dei buoni UE.

Questo significa che no, chi sta fermo NON fa meno danni, perche' ogni lira che spendi di troppo cade sulla schiena dei nostri figli, e fa un sacco di male.

Puoi scegliere come tagliare, ma non "se" tagliare. E purtroppo, un solo schieramento e' capace di portare una legge al traguardo. Brutta legge di sicuro. Ma stare fermi e' peggio. D'accordo sul dimensionamento delle classi, se ci sono le risorse.

Credo che il problema sia che non si percepisce ancora un fatto: non ci sono piu' risorse. Che si riesca a vendere ancora lo stesso numero di buoni del tesoro non e' affatto scontato.



Uriel

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

Uriel: il problema è che qui nessuno ha torto. tu non hai torto, io non ho torto. ma una cosa è certa, secondo me. i tagli alla scuola e alla ricerca sono una follia che davvero pagheranno i nostri figli. e siccome cresceranno ignoranti, non lo sapranno nemmeno.

per quel che riguarda il debito pubblico...insegno in una facoltà di economia da tre anni e nessuno ancora che riesca a farmi capire perché sia un problema, ma è un discorso lungo e complicato, lo rifaremo :-)

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

Ipazia Sognatrice: :-) auguri!

Unknown ha detto...

Ipazia: il debito pubblico e' un problema nella misura in cui, se domani l'asta andasse deserta, chi ha in mano quei titoli chiederebbe indietro i soldi che ti ha prestato. Siccome quei soldi non li hai, verresti dichiarato in default, col risultato che i tuoi titoli non varrebbero piu' nulla. E se non valgono piu' nulla, non valgono piu' nulla le tue banche. E se non valgono nulla le tue banche non possono piu' dare nulla alla BCE in cambio di soldi. E se falliscono le banche le aziende rimangono senza credito. E se le aziende rimangono senza credito....

Uriel

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

uriel: ti sei spiegato molto meglio di molti docenti di economia che conosco. ma ho idea che il "deficit pubblico" nelle teorie economiche sia qualcosa di molto simile a un "a priori" senza il quale la teoria non sta in piedi.

Unknown ha detto...

Ma il meccanismo e' semplice: lo stato non riesce a pagare tutte le spese, e per compensare mette in vendita dei titoli. In quei titoli c'e' scritto "se mi presti dieci euro, te ne daro' 1 all'anno" (in questo caso prometti una resa del 10%.

A quel punto entra in gioco la propabilita' che tu fallisca, perche' se fallisci il compratore non solo non vede il suo "1" all'anno, ma perde anche i 10. Se la probabilita' e' sotto il 10%, allora conviene. Se invece e' al 20% non ti conviene comprare quei titoli, a meno che chi te li offre non ti offra piu' del 20%.E quindi ti deve dare 2 euro per ogni buono da dieci, ogni anni. E qui entra in gioco il rating, cioe' quella serie di aziende che dicono quanto rischio ci sia.

Semmai dovessi procedere ab initio, quindi, il meccanismo apodittico non e' il debito pubblico, ma il rating. Il meccanismo del debito pubblico e' lo stesso dei bond, solo che a picco con lo stato ci vanno le banche.

C'e' da dire che in Italia il default non farebbe tanti danni perche' Bankitalia e' socia della BCE del 14%. Il che significa che un default italiano al massimo deprezzerebbe l' euro del 14%, cosa facilmente compensabile ricapitalizzando la BCE.

Succederebbe pero'che non potresti pagare i dipendenti pubblici e le spese pubbliche che vanno oltre il 43% del PIL, che e' l'entrata fiscale complessiva.

Uriel

Anonimo ha detto...

Il discorso è che ovviamente se fai un certo tipo di tagli rispetto ad un altro, il taglio assume una connotazione politica.

Se la Gelmini da un lato taglia risorse per le scuole pubbliche e dall'altro assicura che il buono scuola per le scuole private non viene toccato (fonte: intervista su Famiglia Cristiana) per me significa andare a favorire dei privati a scapito di un servizio pubblico, ma anche favorire chi si può permettere la scuola (ed il doposcuola) privata a scapito di coloro che non se la possono permettere. Mi sembra ovvio e coerente con una politica di restaurazione.