26 novembre 2008

Acqua calda

Il segreto della buona divulgazione non è la semplificazione del complessità, ma il contrario.

7 commenti:

Rosa ha detto...

perchè?

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

perchè la strada giusta imho è complicare le visioni semplici.

Anonimo ha detto...

"Non ho capito un apascio"

Anonimo ha detto...

Pensavo ad una cosa del genere tempo addietro, riflettendo sulla 'funarizzazione' dell'informazione.
Funari diceva che bisogna parla' come se magna, e tutti questi luoghi comuni qui, quelli che se usi dei vocaboli con più di tre sillabe e che non si sentono normalmente pronunciare in qualche isola, dagli amici o al tg, ti senti dire che se non ti capiscono la colpa è tua.
è un processo che va avanti da parecchio tempo, scientificamente, diminuire il grado di comprensione riducendo tutto ai minimi termini e, perciò, spacciando teorie politiche o economiche, ad esempio, quelle che sarebbero chiacchiere da bar.
sono sempre stato convinto che non bisogna parlare in modo più semplice, ma alzare il livello di comprensione generale.
richiede fatica, naturalmente, da parte di insegnanti, divulgatori, scienziati.

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

icekent: grazie, è quello che intendevo. generalmente si intende la divulgazione come il portare le conoscenze al livello degli interlocutori. Invece sarebbe necessario portare gli interlocutori al livello delle conoscenze.

Anonimo ha detto...

A proposito di cattiva divulgazione e di semplificare le cose al punto di renderle sbagliate, mi sogno ancora di notte Zichichi con le sue mele e arance.

Ma la soluzione non è complicare le cose semplici, bensì spiegare per bene le cose complicate.

Come si narra che sostenesse Einstein, bisogna semplificare le cose quanto è possibile, ma non di più.

Anonimo ha detto...

portare gli interlocutori al livello delle conoscenze credo si chiami istruzione .
La divulgazione è un'altra cosa.
Ormazad