05 dicembre 2007

Repubblica

Dal sito dell'edizione locale di Repubblica:
" Quali sono i temi che vorreste far dibattere sul sito e sul giornale di Repubblica Bologna? Inviate le vostre idee e le vostre proposte, leggete e discutete le proposte degli altri lettori, votatele fino a farle diventare le più importanti dell'elenco. La redazione le metterà in evidenza facendole diventare temi d'attualità e di confronto."

E poi gli diamo anche un euro, secondo loro.

6 commenti:

Luca Tassinari ha detto...

Ma no, dài, si chiama "feedback management", un ramo rigoglioso della "customer satisfaction". Vuoi mettere? (comunque, nel dubbio, continuerò a leggiucchiarlo al bar).

Anonimo ha detto...

È il Web 2.0; loro ci mettono il recipiente, gli utenti lo usano per scambiarsi i contenuti.

In alcuni casi funziona, ma in questo di Repubblica il recipiente è un po' troppo scadente.

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

per prima cosa scusate il ritardo nell'approvazione. non so perchè ma non mi è arrivata la mail di notifica.

quello che mi disturba, in tutto ciò, è l'arroganza e l'ignoranza. insomma, ok, non sapete cosa scrivere sul giornale e allora lo chiedete a noi. ma che pensiate anche di gabellarci no eh?

Luca Tassinari ha detto...

Ipa, per quel poco che vedo io dalla mia umile postazione di provincia, questi della carta stampata hanno i minuti contati. Sanno che tra un cinque-dieci anni nessuno sarà disposto a spendere un centesimo per un giornale stampato, e tentano di conseguenza di imitare modelli 'ammerregani' per spostare il business in rete.

Tolto il sole 24 ore, quelli che si stanno muovendo meglio in questa direzione (e metto anche un purtroppo di circostanza) sono i camerati del resto del carlino / quotidiano.net. Segue a notevole distanza Panorama.it. Il resto è desolazione (repubblica / l'espresso in primis).

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

letturalenta: concordo, la stampa - intesa come quotidiana/settimanale di informazione ha esaurito il suo compito. ma dubito molto che i quotidiani riescano a trasferirsi sulla rete indenni.
troppa concorrenza e pochissima professionalità.

Anonimo ha detto...

A drogare il mercato e' il contributo pubblico all'editoria. Chi, essendo fuori dai grandi giri di soldi pubblici (come i piccoli giornali, carlino & co) ha dovuto arrabattarsi chiaramente ha imparato ad usare meglio internet.

Chi invece vive di soldi pubblici puo' ancora permettersi il lusso della spocchia cartacea. Finche' Leggo & co non li faranno a pezzi pure loro.

Inizio a pensare di appartenere alla generazione che vede il Gotterdammerung della politica italiana. Spero solo che quando mia figlia sara' abbastanza grande, saranno caduti tutti.

Uriel